Radomir Damnjan – Dalla Pittura alla Pittura n.1
Una preziosa collezione privata, 20 opere di Radomir Damnjan, per la prima volta esposta al pubblico, è il corpus della mostra “Dalla Pittura alla Pittura n.1” a cura di Federico Bianchi e Milo Goj.
Comunicato stampa
Una preziosa collezione privata, 20 opere di Radomir Damnjan, per la prima volta esposta al pubblico, è il corpus della mostra “Dalla Pittura alla Pittura n.1” a cura di Federico Bianchi e Milo Goj che Spazio Roseto accoglie dal 7 al 17 ottobre 2023 in corso Garibaldi 95 a Milano.
La collezione, appartenente al gruppo Roseto, comprende tutti i principali filoni dell’artista jugoslavo (Mostar 1936) il cui percorso pittorico accompagna la storia dell’arte mondiale per oltre mezzo secolo con intuizioni artistiche e produzioni imponenti che lo rendono uno dei grandi protagonisti internazionali dell’evoluzione dell’arte mondiale dal secondo dopoguerra in poi. Alla fine degli anni ’50 l’artista propone già una sua personalissima visione “immaginifica” della pittura con una impostazione solo apparentemente figurativa nelle serie delle Spiagge, oggi decisamente attuali nella loro percezione di infinito geometrico tra piani sovrapposti e moduli prospettici.
Da questi primi lavori deriva il lavoro degli anni ’60 che diventa più minimalista e che fa del rigore della forma e della linea/colore un manifesto della pittura analitica internazionale (sono gli anni di Documenta Kassel - 1964, della Biennale di Venezia -1966 e 1976-, del primo premio alla Biennale di San Paolo - 1963, del suo soggiorno Newyorkese, anni nei quali il suo lavoro si relaziona con la pittura analitica americana e con quella minimalista middle europea).
Altro tema è costituito dalle “corde” dove la pittura sul supporto corda è un dialogo fisico con la spazio quadro e lo spazio ombra che si proietta attraverso la luce sul muro di fondo. «Qui la pittura a cavalletto non esiste più – sottolinea Federico Bianchi – e la superficie su cui andare a intervenire è solo definita dallo “spazio cornice” che è parte dell’opera delimitata dove il pensiero interno diventa pittura, ombra e vuoto».
Negli anni ’70 l’esasperazione del pensiero-arte lascia più ai margini la pittura a livello internazionale. Da qui nascono le disinformazioni dove il rigore è dato dal messaggio scritto – colore monocromo che spiazza a livello celebrale lo spettatore – in una impossibilità di riconoscimento tra messaggio scritto e input visivo, in tutto connotato da un messaggio politico sociale dove l’autorità crea una verità parallela alla realtà. Temi attualissimi.
Negli anni ’80 con il ritorno alla pittura su tela vera e propria, nascono le macule in un progressivo riempimento coloristico dello spazio tela che è “esercizio di pittura”. Gli effetti visivi di questi lavori sono molto appaganti per lo spettatore e gli abbinamenti cromatici sono impattanti, ma è un esercizio quasi spirituale legato al dipingere la pittura in un serrato scorrere del tempo scandito dai gesti progressivi sulla tela che riempiono lo spazio pensiero dell’artista fino ai giorni nostri.
La progressione pittorica di queste varie decadi di lavoro, in una evoluzione involuzione costante di temi riproposti come filoni mai esauriti, fa ricadere la produzione dell’artista tutta sotto uno stesso cielo, come se lo spazio e il tempo scorressero, ma contemporaneamente appartenessero sempre al presente del medesimo gesto del dipingere.
Con questa nuova mostra Roseto vuole creare un ponte indissolubile fra arte, design, architettura, lifestyle, un unico legame tra le diverse forme d’espressione dell’ingegno umano. «In particolar modo - afferma Rocco Roggia, Amministratore Delegato Roseto - la società è fortemente impegnata culturalmente sostenendo in maniera attiva il settore dell’arte e della cultura».
«Roseto narra questa importante eredità culturale accogliendo l’esposizione delle opere in un contesto unico, uno spazio di suggestiva bellezza nel centro storico di Milano» sottolinea Vincenzo Salluzzo, Marketing & Communication Manager di Roseto.
Quest’ottica di “fusione” sarà anche il filo rosso della prossima Milano Wine Week 2023 dove Roseto, attraverso The Art of Tasting creerà un’esperienza che unisce l’arte e la degustazione nello splendido contesto della mostra personale dell’artista Radomir Damnjan, attingendo alla preziosa cantina Roseto in un percorso che coinvolge i sensi e stimola la mente.
Radomir Damianovic Damnjan - BIO
Radomir Damianovic Damnjan nasce a Mostar (Serbia) il 10 dicembre 1936. Vive e lavora tra Belgrado e Milano. A testimonianza della sua notorietà artistica vi sono le frequenti partecipazioni a manifestazioni internazionali del calibro della Biennale di San Paolo (vincendo il primo premio con le opere attualmente esposte in una sala al museo di Belo Orizonte), Documenta Kassel (1964), Quadriennale di Roma, Biennale di Venezia (1966 e 1976), Biennale di Tokyo (1967) e Biennale di Sidney (1982) anni nei quali il suo lavoro si relaziona con la pittura analitica americana e con quella minimalista middle europea.
Le sue opere sono presenti in vari musei, tra i quali il Guggenheim di New York, il Centre Pompidou di Parigi, il Moca di San Francisco, il Museo d'arte contemporanea di Belgrado, il MoMA di New York e presso Fondo Artistico dell'Archivio Storico della Biennale di Venezia.
Centinaia sono state le sue mostre personali e collettive in gallerie private e decine le retrospettive museali in giro per tutto il mondo; l’artista inoltre privilegia come mezzi espressivi la pittura, la performance e la scultura.