Raffaele Alecci – Flowers. Di luce propria

Informazioni Evento

Luogo
ANTI GALLERY
Piazza degli Zingari, 3 , Roma, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

aperto tutti i giorni dalle 14:30 alle 02:00

Vernissage
03/05/2022

ore 18.30

Artisti
Raffaele Alecci
Curatori
Barbara Martusciello
Generi
arte contemporanea, personale

Flowers – Di luce propria è una mostra di opere fotografiche di Raffaele Alecci che rende protagonisti fiori comuni immortalati come simbolo di bellezza, di micro-quotidianità e del ciclo della vita.

Comunicato stampa

Come racconta la curatrice della mostra, Barbara Martusciello, “Raffaele Alecci (Roma, 1962), confinato a casa per via della pandemia e delle relative regole di sicurezza sanitaria collettiva, e assecondando la sua febbre fotografica, ha fatto di necessità virtù usando come soggetti delle sue immagini ciò che aveva a disposizione nella sua normalità domestica. Come sosteneva Henri Matisse, <>: ecco quindi i fiori della Tradescantia pallida o Setcreasea purpurea (quella detta anche della Miseria), rose, campanule, glicine, con esplosioni cromatiche di viola, di giallo, di gradazioni di rosso e di rosa; più che consuete e accattivanti Nature Morte, tipici Still Life, sono eternati dettagli floreali che testimoniano una metabolizzazione della Storia della Fotografia analogica che il nostro autore ha praticato per anni e della cui esperienza si fregia, portandone ricordi, effetti e citazioni in questa serie, realizzata digitalmente.

Pur se la resa finale palesa sfocamenti, esiti flou, le foto sono prive di manipolazioni ed effetti da postproduzione: sono state semplicemente sottoposte a particolari, coltissimi direzionamenti della luce. Ciò che ne deriva, oltre all’indubbia rilevanza e potenza estetica, è un’atmosfera quasi malinconica, la marcatura dell’impressione di essere testimoni di un’apparizione, di una comparsa trascendente; di emersioni dallo sfondo – sia chiaro, sia nettamente scuro – sempre in bilico, passibili di un lento inabissamento, di una sparizione, della fatale decomposizione.

Ha sapientemente notato Elémire Zolla: <>; e, aggiungiamo noi, così il Fotografo, pronto a cogliere dell’esistente ciò che è necessario, e della natura lo splendore, l’appiglio per la riflessione sulla continuità e trasformazione della vita; e, forse, di una sempre probabile fioritura e rifioritura come simbolo di una beuysiana, auspicabile rivoluzione.