Raffaello e Angelo Colocci
Bellezza e Scienza nella costruzione del mito della Roma Antica.
Comunicato stampa
La mostra Raffaello e Angelo Colocci. Bellezza e Scienza nella costruzione del mito della Roma Antica., attualmente in corso nelle sale dei Musei Civici di Palazzo Pianetti, offre ai visitatori anche l’opportunità di acquisire una conoscenza più approfondita del Colocci come cosmologo oltre che umanista grazie ai contenuti digitali e alle opere esposte. Colocci si immergeva nell’osservazione del cielo esattamente come possiamo fare noi, per esempio nella notte delle stelle cadenti, quella di San Lorenzo, il 10 Agosto; nel Rinascimento come oggi, infatti, la volta celeste mantiene inalterato il suo fascino. Se nel 21° secolo abbiamo nozioni più dettagliate sul cosmo e le sue stelle lo si deve anche agli studi di Angelo Colocci.
Gli spunti all’interno del percorso espositivo sono tanti, affascinanti e immersivi.
Si può iniziare con la Scuola di Atene, il più famoso dei quattro dipinti della Stanza della Segnatura di Raffaello, in Vaticano, dove tutti i filosofi antichi vengono rappresentati e hanno il volto dei seguaci di quei maestri più in vista nella Roma del Tempo. Tra questi compare l’autoritratto di Raffaello e accanto a lui un personaggio barbuto con il cosmo in mano attribuibile al Colocci.
Questo particolare dell’affresco testimonia la notorietà di Colocci presso la corte pontificia come studioso di cosmologia e astrologia, temi sui quali andava raccogliendo appunti per un trattato – mai concluso – De opifice mundi, la fabbrica del mondo. Particolari che il visitatore può evincere anche con l’immersive virtual reality, l’esperienza immersiva digitale che tramite sofisticate proiezioni e ologrammi, che lo trasporta “nell’affresco”, in una realtà aumentata e in una narrazione inedita.
A Ser Colocci piaceva molto alzare gli occhi alla volta celeste e subirne il fascino, ecco perché dedicò molti dei suoi studi all’universo, alle stelle e ai pianeti. L’osservazione meticolosa era fomentata da quel desiderio di comprendere il tutto, attraverso la ricerca di una regola che governasse le stelle e il mondo. Anche la metrologia faceva parte di questo desiderio di comprensione. Misurava e, nel cielo, cercava i suoi numeri preferiti, il 3, il 4 e il 10. Fu Colocci a identificare, infatti, la misura del piede romano, poi detto colocciano in suo onore, grazie al ritrovamento di una stele funeraria del I sec d.C. In questo universo di interessi Colocci scoprì anche il Menologium rusticum Colotianum (in prestito dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli). Menologium ovvero conto dei mesi, un calendario dei lavori rurali creato per sfruttare la massima influenza benefica delle costellazioni per i cicli delle attività agricole. Nell’esposizione si può osservare, infatti, un semicubo di marmo dove in ogni colonna sono specificate informazioni quali il nome del mese, il segno zodiacale corrispondente, la casa astrologica attraversata dal sole, il numero di ore di luce e di oscurità di ogni mese e altre informazioni pratiche e utili per chi lavorava la terra.
Partnership
L’esposizione, organizzata dal Comune di Jesi, è realizzata in collaborazione con i Musei Vaticani, l’Università Politecnica delle Marche e con il sostegno del Comitato Nazionale per la Celebrazione dei 500 anni della morte di Raffaello Sanzio, della Regione Marche e della Fondazione Cariverona.
ANGELO COLOCCI
Angelo Colocci nacque il 24 luglio 1474 a Jesi da un’antica e nobile famiglia. Nel 1486 lo zio Francesco, insieme ad altri aristocratici, tentò di ribellarsi contro Papa Innocenzo VIII, ma il tentativo fu represso e parte della famiglia, tra cui Angelo, dovette andare in esilio a Napoli. Qui si formò nella cerchia di Giovanni Pontano, il grande umanista animatore dell’Accademia Pontaniana, che da lui prese il nome. Tornò a Jesi nel 1491-92 portando con sé una formazione umanistica e al tempo stesso politica.
Dopo breve tempo si trasferì a Roma, dove iniziò il suo cursus honorum all’interno della corte pontificia: fu Abbreviatore, Procuratore della Penitenzieria, poi Segretario apostolico (dal 1511), fino a diventare Tesoriere Generale nel 1538. A Roma divenne quasi subito, già ai primi del Cinquecento, presidente dell’Accademia Romana fondata da Pomponio Leto, una tra le più importanti istituzioni culturali capitoline. Era famoso per la sua arguzia e per le sue battute di spirito, aveva grande interesse per la poesia in volgare accompagnata dalla musica. Fu anche il primo linguista a studiare la struttura delle lingue romanze, ricercando i caratteri profondi delle lingue neolatine.
Divenne un uomo assai facoltoso e un abile investitore e speculatore edilizio. Risulta che fosse stato coinvolto finanziariamente, insieme ad Agostino Chigi, suo collega alla Segreteria apostolica, nella ristrutturazione dell’urbanistica di Roma progettata da Bramante nella prima decade del Cinquecento. Colocci investì infatti buona parte del suo patrimonio nel settore immobiliare, diventando proprietario di interi quartieri della città. L’altro grande interesse di Colocci era la cosmologia. Per comunanza di origine, le Marche, e per intelletto, Angelo Colocci era amico di Raffaello e questi trasse ispirazione proprio dagli studi di cosmologia del Colocci per dare vita, forme e colori a uno dei suoi più grandi capolavori, la Stanza della Segnatura Vaticana. Personaggio coltissimo e poliedrico, centrale nella cultura umanistica della Roma di Raffaello e Leone X e più tardi di Clemente VII, entrambi pontefici della casa Medici, Colocci resta ancora un mistero da chiarire, personaggio chiave non solo per Roma, ma anche per tutta la cultura umanistica italiana. La morte lo colse nel 1549.