Raimondo Sirotti (1934-2017) – La retrospettiva
A quattro anni dalla scomparsa del pittore, Palazzo Ducale intende proporre con questa mostra una lettura complessiva della sua intensa e articolata esperienza artistica.
Comunicato stampa
A quattro anni dalla scomparsa del pittore, la mostra Raimondo Sirotti (1934-2017). La retrospettiva intende proporre una lettura complessiva della sua intensa e articolata esperienza artistica, rimarcandovi la persistenza di alcuni peculiari indirizzi tematici a cui, pur nella continua evoluzione della propria ricerca, il pittore ligure è sempre rimasto fedele.
L’esposizione è stata preceduta, all’interno del Progetto Sirotti 2020, a cura di Anna Orlando con Archivio Raimondo Sirotti, da quella inaugurata lo scorso anno al Museo d’Arte Contemporanea di Villa Croce e dedicata a Sirotti e i Maestri
Arricchita da prestiti provenienti da importanti collezioni pubbliche e private, oltre che dall’Archivio Sirotti, questa ampia retrospettiva si sviluppa, con scansione cronologico-tematica, attraverso sette sezioni, precedute da una sala introduttiva che accoglie i visitatori con tre grandi dipinti, tra i quali il maestoso Paesaggio interiore del 1995, proveniente dalla Collezione del Banco di Sardegna di Genova.
La ricerca pittorica di Raimondo Sirotti
Il percorso espositivo ripercorre dunque, in un coerente e unitario discorso critico, tutte le principali tappe e le diverse declinazioni espressive e contenutistiche della ricerca pittorica di Sirotti, permettendo di collegare l’originalità dei suoi esordi di impronta sironiana alle esplosioni di colore degli ultimi grandi dipinti.
Nella prima sezione Gli esordi (1955-1960) si analizzano le prime prove pittoriche di Sirotti influenzate dal rimando alla matericità espressionista di Mario Sironi che, in questa fase, funzionò anche da filtro espressivo per il suo personale approdo alla poetica informale, coincidente con il trasferimento nel 1959 a Milano, dove ritrovò i compagni di studi Roberto Scuderi e Pierluigi Lavagnino ed entrò in contatto con alcuni giovani artisti allora emergenti, quali Alfredo Chighine, Roberto Crippa, Gianni Dova e Piero Manzoni.
Nella successiva sezione Ipotesi di naturalismo astratto si presentano le opere che caratterizzarono la sua adesione alle declinazioni naturalistiche della poetica informale. Connotato, per il comune approccio fenomenologico all’asprezza del paesaggio ligure, da una sintonia espressiva con Gianfranco Fasce, questo indirizzo estetico continuò a improntare i successivi sviluppi della sua ricerca pittorica.
Le Finestre
Nella sala La finestra sul paesaggio si documenta la cruciale svolta espressiva determinata dal ciclo delle Finestre che, presentato per la prima volta al pubblico nel 1981, maturò all’interno dell’interrotto dialogo instaurato da Sirotti con il tema del paesaggio: una propensione estetica e operativa in cui, per usare le sue stesse parole, tentò «di rendere visibile, attingibile, l’invisibile», in uno spazio «non solo mentale ma che anzi cerca nel reale gli impulsi dell’espressione e del linguaggio».
Strettamente connesse a questa tematica, le due sezioni successive – Eventi naturali e Tane, rocce e forre – documentano rispettivamente gli esiti del processo cognitivo determinato dalla sua analitica investigazione dei fenomeni naturali e le prove pittoriche influenzate dal suo soggiorno di studio nel 1968 a Londra dove, recatosi grazie alla Borsa di Studio Duchessa di Galliera, riscoprì e studiò la pittura di Turner, di Whistler, di Bacon, ma soprattutto quella di Graham Sutherland, la cui influenza sulla sua ricerca pittorica traspare nell’elaborazione di forme organiche, allusive a una natura inquietante e misteriosa.
I paesaggi interiori
Con la sezione Paesaggi interiori si affronta un aspetto cruciale della creazione pittorica di Sirotti: quell’acquisizione dei dinamici movimenti della natura che, con lirica intuizione poetica, svela la profonda sostanza del reale, riannodando, come dichiarato dallo stesso Sirotti, «tutti gli invisibili fili del ricordo»
La sala dei Giardini conclude il percorso espositivo attraverso un emblema simbolico della ricerca svolta da Sirotti sul tema del paesaggio e del perdurante rapporto da lui innestato tra realtà e visione interiore. In questa sezione il dipinto Scale del giardino dei sogni, che nel 1956 inaugurò la lunga serie dei “giardini interiori”, è assunto, all’interno del percorso espositivo, a paradigma della circolarità dei temi che hanno scandito tutta la sua ricerca, improntando le magiche e suggestive atmosfere delle sue composizioni pittoriche.