Rebecca Agnes – Nubicuculia
Il progetto “Nubicuculia: siamo in questa situazione insieme, ma non siamo tuttə umanə, unə e ləstessə” si articola in una installazione di bandiere che riportano slogan in lingue diverse: proposte per realizzare un mondo altro a partire dalle scelte del nostro quotidiano.
Comunicato stampa
Il progetto “Nubicuculia: siamo in questa situazione insieme, ma non siamo tuttə umanə, unə e lə
stessə" si articola in una installazione di bandiere che riportano slogan in lingue diverse: proposte per realizzare un mondo altro a partire dalle scelte del nostro quotidiano. Una volta uscite dallo spazio espositivo di Edicola Radetzky le bandiere si possono trasformare in parei, gli slogan diventano concetti da indossare per una lotta non violenta.
Il lungo titolo dell'opera unisce una citazione leggermente modifcata di Rosi Braidotti "'We' May Be in This Together, but We Are Not All Human and We Are Not One and the Same" con la parola nephelococcygia (nubicuculia). Il termine nephelococcygia in inglese indica sia la città utopica mai fnita nella commedia "Gli uccelli" di Aristofane, sia l'atto di cercare e trovare forme tra le nuvole.
L'installazione cerca di problematizzare e rendere visibile la nostra fallace visione antropocentrica, collocandola in un contesto quotidiano. I pezzi dell'opera d'arte possono essere utilizzati per scopi diversi come vestirsi, manifestare o stimolare l'intelletto. Anche per sottolineare il fatto che le risorse sono preziose e limitate e che in futuro potremmo non essere più in grado di permetterci articoli specializzati che svolgono un solo compito.
Le frasi scritte sulle immagini sono fortemente infuenzate da posizioni antispeciste e antiessenzialiste, ispirate ai testi di autorǝ come Rosy Braidotti, Donna Haraway e Silvia Federici. Le immagini del paesaggio sono una vista della città di Berlino dall'alto, dove sono visibili le centrali energetiche, diversi drammatici cieli nuvolosi sul mare e una foresta in famme.
La Camminata
Il progetto concepito per Edicola Radetzky si completa con "Sputiamo su Lodovico” una camminata di circa un’ora condotta dall’artista da Piazza dei Mercanti a Piazza Sant’Eustorgio, alla scoperta dei luoghi dove l’inquisizione si è resa responsabile delle uccisioni nel delirio della caccia alle streghe. Ricordando i nomi delle vittime e degli oppressori quel passaggio storico viene svuotato dell’apparato retorico e restituito alla sua dimensione criminale.
Il Lodovico del titolo si riferisce a quel Lodovico da Settala medico, a cui una via fra Porta Venezia e Repubblica a Milano è dedicata. Citato anche dal Manzoni nei Promessi Sposi, prese parte attiva nel processo per stregoneria a Caterina (de) Medici, accusata di aver fatto un malefcio al Senatore Melzi. Testimonia il medico “credo io certo questi malefci non esser fatti ad amorem come spesse volte si fanno, ma ad mortem come sogliono le Maghe promettere al Diavolo tanto l’anno”. Settala può essere assunto a simbolo della complicità della scienza e della medicina moderna con la superstizione, la religione ed il patriarcato, nel processo di alterizzazione ed esclusione - nonché normazione ed assassinio - che ha caratterizzato la storia occidentale e milanese, ed i cui lasciti pesantissimi ancora molte persone si trovano a combattere.
L'idea centrale della camminata è quella di portare in una processione laica i nomi delle persone bruciate per stregoneria al Broletto, alla Vetra e a Santo Eustorgio di cui siamo a conoscenza. Non
è una lista sicura né esaustiva, perché alla chiusura del tribunale dell'inquisizione milanese, gli inquisitori hanno bruciato gli archivi. La copia degli atti del processo a Caterina (de) Medici è una delle poche testimonianze integre che ci sono rimaste. Nei luoghi in cui sono avvenute le esecuzioni verranno lasciati dei mazzolini di fori, uno per ogni persona assassinata, fatti con erbe spontanee fresche ed essiccate dall’artista.
La passeggiata diventa un'occasione di attivismo e rivendicazione, l’itinerario ci ricorda che la memoria non è un deposito di buone intenzioni ma uno strumento di cittadinanza. Ricordare la storia di ieri per afermare l’identità oggi, celebrando la sua natura ibrida e contaminata, ricordando le ferite ancora aperte, le oppressioni che afollano le pagine di cronaca, le contraddizioni che si vorrebbero silenziare.