Rebecca Moccia – Fireworks
Fireworks non è una mostra tradizionale, quanto piuttosto un dispositivo in grado di attivare altri dispositivi: opere, ma anche testi, comunicazioni, azioni. Tutto ruota attorno al processo narrativo, più che all’oggetto.
Comunicato stampa
La Galleria Massimodeluca è lieta di presentare Fireworks, mostra personale di Rebecca Moccia (dall’8 giugno al 27 luglio 2019, inaugurazione sabato 8 giugno dalle ore 18.30 alle 20.30).
Fireworks non è una mostra tradizionale, quanto piuttosto un dispositivo in grado di attivare altri dispositivi: opere, ma anche testi, comunicazioni, azioni. Tutto ruota attorno al processo narrativo, più che all’oggetto. È il racconto a dare vita al meccanismo espositivo, in cui di fatto la pratica dell’esibizione recede in favore dell’esperienza.
Come afferma l’artista stessa: “Caratterizzato da ripetizioni tematiche, digressioni, e da un’intenzione mito-poetica, il progetto Fireworks ambisce ad essere un racconto generazionale a più voci sul lavoro dell’artista e sul romanticismo dei suoi dei gesti inutili, configurandosi come meta-narrazione dello svolgersi della sua attività professionale. In questo contesto il fuoco d’artificio si erge come metafora della figura dell’artista e della sua opera, esplosiva quanto effimera e disperata, che in un lampo incantevole e luccicante si consuma e rimane negli occhi; uno spettacolo antico, carico di mitologia che, anche se in modo anacronistico, tutt’ora ci stupisce e suggestiona."
Così, le opere, gli ambienti e le situazioni che ha in mente e che insegue Rebecca Moccia espongono serenamente la loro fragilità, la loro precarietà e anche la loro leggibilità; non hanno paura di fallimenti, errori, scarti, arresti, deviazioni, digressioni, cadute improvvise e apparentemente immotivate (che anzi, costituiscono la sostanza del loro percorso); rifiutano di legarsi e di riferirsi agli obiettivi da raggiungere, ai risultati prestabiliti. È una ricerca aperta e disponibile all’imprevisto, agli incontri inattesi, alla vita – al caso e al caos che la caratterizzano e la nutrono.
È un’arte, quella di Rebecca Moccia, che tende a fuoriuscire volentieri dai contesti: uno degli happening che fanno parte del progetto, per esempio, consiste nel regalare su mezzi di trasporto pubblici 500 edizioni di un disegno d’artista firmato e numerato; chi riceve il disegno potrà decidere di registrarsi online, attraverso il sito www.firestory.it progettato in collaborazione con Officine Tesla, e fornire la sua posizione in una mappatura che permetterà di seguire le traiettorie, gli spostamenti e quindi la storia e le vicende di questi disegni.
“Il disegno del fuoco d’artificio simboleggia la portatilità (il piccolo nel grande e il grande nel piccolo), la precarietà, l’intangibilità proprie della poesia – spiega il curatore Christian Caliando – Carta ripiegata, segno e gesto. Esso sta per un certo modo di essere artista e di intendere l’arte, fuori dalle logiche comunemente accettate e diffuse oggi – legate all’austerità delle forme, alla scarsa generosità, alla distanza, al non esporsi troppo e a una malintesa educazione – condizioni così contrarie alla sperimentazione. Questa metafora dell’opera e dell’artista agisce sulla scorta di un brano tratto da Sulla strada (On the Road, Jack Kerouac 1957): “le uniche persone che esistono per me sono i pazzi, i pazzi di voglia di vivere, di parole, di salvezza, i pazzi del tutto e subito, quelli che non sbadigliano mai e non dicono mai banalità ma bruciano, bruciano, bruciano come favolosi fuochi d’artificio gialli che esplodono simili a ragni sopra le stelle e nel mezzo si vede scoppiare la luce azzurra e tutti fanno «Oooooh!»”.
Le opere di Fireworks sono tutte in bilico tra forma definitiva e rappresentazione in diretta del loro farsi. Questi fireworks coltivano e nutrono un affetto profondo, vero per le cose umane: per le cose – piccole, frammentarie, incomplete, stupide, ridicole, inadeguate – che fanno l’esistenza quotidiana.
Rebecca Moccia (Napoli,1992) vive e lavora a Milano. Dopo il diploma in Scultura presso l’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano, consegue la laurea in Storia e Critica dell’Arte presso l’Università Statale di Milano dopo un periodo di ricerca svolto presso il MAC USP, Museu de Arte Contemporânea da Universidade de São Paulo (Brasile). Il 2015 è l’anno della sua prima mostra personale Sempre più di questo, a cura di Lorenzo Bruni presso la Galleria Massimodeluca di Mestre (VE), seguita nel 2016 da Substantial con Ornaghi&Prestinari con il contributo di Ginevra Bria presso lo spazio The Open Box di Milano, nel 2017, Coraggio progetto speciale per Rossmut a Roma e Cuore, a cura di Stefano Giuri, presso Toast Project Space, Manifattura Tabacchi, Firenze. Nel 2018 è tra gli artisti partecipanti al XXIV CSAV presso la Fondazione Antonio Ratti, Como. Il suo ultimo intervento pubblico è Fuoco in Tasca, realizzato per Opera Viva Barriera di Milano un progetto di Alessandro Bulgini in collaborazione con la fiera FLASHBACK Torino a cura di Christian Caliandro. Parallelamente alla produzione artistica, Rebecca Moccia ha scritto articoli di critica per riviste d’arte contemporanea, come Arteecritica e Dasartes Brasil, oltre a realizzare progetti artist-run che mettono in discussione le modalità di fruizione e sviluppo dell’arte contemporanea come le tre edizioni, dal 2015 al 2017 di Studi Festival a Milano e FEA, festival dos espaços dos artistas de Lisboa, durante ARCO Lisboa 2018 e 2019.