Red Swan Hotel
La mostra nasce dalla collaborazione tra il MACRO e il Cneai = Centre national édition art image, a Chatou (Parigi), centro d’arte francese dedicato alle pubblicazioni d’artista e piattaforma per la diffusione dell’arte.
Comunicato stampa
Il MACRO – Museo d’Arte Contemporanea Roma presenta, dal 27 novembre 2014 al 15 marzo 2015, la mostra Red Swan Hotel, a cura di Maria Alicata, Daniele Balit e Adrienne Drake, in collaborazione con Sylvie Boulanger, direttore del Cneai = Centre National Édition Art Image.
Il progetto espositivo, promosso da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura, Creatività e Promozione Artistica - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, si inserisce nell'ambito di PIANO, piattaforma preparata per l'arte contemporanea, Francia-Italia 2014-2015, concepita da d.c.a / association française de développement des centres d’art, in partnership con l'Institut français d’Italie, l'Ambasciata di Francia in Italia e l'Institut français, con il sostegno del Ministère des Affaires étrangères et du Développement international, del Ministère de la Culture et de la Communication e della Fondazione Nuovi Mecenati.
La mostra nasce dalla collaborazione tra il MACRO e il Cneai = Centre national édition art image, a Chatou (Parigi), centro d’arte francese dedicato alle pubblicazioni d’artista e piattaforma per la diffusione dell’arte. Il progetto è iniziato con una residenza dei tre curatori presso il Cneai = per una ricerca sul suo vasto archivio FMRA (la cui pronuncia in francese è éphéméra), un’estesa collezione che include edizioni di artista, pubblicazioni, dischi, e materiale di documentazione. Dopo la mostra al MACRO, il progetto si sposterà ad aprile 2015 al Cneai =, per indagare questa volta il concetto dell’archivio e le sue forme di attivazione.
Red Swan Hotel è incentrata sul lavoro di artisti la cui ricerca elabora tematiche quali l’autorialità dell’artista, l’unicità dell’opera, la sua diffusione e l’informazione open source, e che in alcuni casi scelgono di lavorare tangenzialmente rispetto ai parametri tradizionali del mondo dell’arte. La loro pratica infrange infatti le frontiere tra le tradizionali categorie (visivo, sonoro, letterario) e forme (oggetti, performance, immagini), prediligendo produzioni che richiamano tanto espressioni poetiche che letterarie, musicali, filmiche, scientifiche.
Sono esposte sia le opere di artisti più storici, quali Pascal Doury (Parigi, 1956-2001) e Michel Journiac (Parigi, 1935-1995), sia lavori più recenti di artisti come Ben Kinmont (nato nel 1963 a Burlington, Virginia, USA), Pierre Leguillon (nato nel 1969 a Parigi), Seth Price (nato nel 1973 a East Jerusalem), Yann Sérandour (nato nel 1974 a Vannes, Francia), Samon Takahashi (nato nel 1970, Francia) e il collettivo Continuous Project (fondato nel 2003 da Bettina Funcke, Wade Guyton, Joseph Logan e Seth Price), tutte figure accomunate dall’impiego di strategie meno convenzionali rispetto alle tradizionali forme dell’arte contemporanea.
Il titolo della mostra, Red Swan Hotel, trae ispirazione dal romanzo At Swim-Two-Birds del 1939 (in italiano Una pinta di inchiostro irlandese – edito da Adelphi) dello scrittore irlandese Flann O’Brien. Il protagonista è un autore di racconti in cui le storie dei personaggi si intrecciano l’una con l'altra, in una serie di rimandi incrociati. Così come nel romanzo – in cui i vari protagonisti tramano al Red Swan Hotel contro l’autorità dello scrittore – anche i lavori in mostra propongono una riflessione intorno al concetto di “autorialità dell’artista” e di “unicità dell’opera”, e su come esso sia stato storicamente determinante nell’evoluzione dei processi di produzione e distribuzione dell’arte.
Al centro del progetto espositivo vi è la continua ridefinizione dei confini dell’arte. Pratiche di sovversione e marginali come quelle di Michel Journiac (storico pioniere dell’arte concettuale in Francia) e di Pascal Doury (vero e proprio “trafficante” d’immagini) sono testimoniate dagli ephemera, dalle edizioni, dalla documentazione e dagli scritti esposti, appartenenti all’archivio FMRA del Cneai =.
Di Ben Kinmont vengono presentati e “attivati” il progetto Congratulations, iniziato nel 1995, e l’opera Promised Relations, del 1996 una riflessione sul contratto dell’artista. Ben Kinmont ha fondato la sua ricerca estetica sui campi di relazioni e sull’idea di diventare qualcos’altro, principio legato alla stessa condizione del soggetto contemporaneo sottoposto a una continua mobilità fra discipline e settori diversi.
Yann Sérandour s’interessa alle forme di migrazione delle opere, ai cicli di appropriazione, di citazioni e di trasmissione che danno forma a veri e propri corsi paralleli della storia dell’arte. E’ il caso dei lavori presentati in mostra, che sottolineano e proseguono un’alternanza di vuoti e pieni messa in atto da Yves Klein e da Arman. Le Plein (2008), l’inventario degli oggetti con cui Arman aveva riempito la vetrina della galleria Iris Clert nel 1960, è un ulteriore avvicendamento fra presenza concreta dell’oggetto e lo spazio smaterializzato della parola.
Giustapponendo Polar Praxis, un’opera inclinata secondo i gradi dell’asse terrestre, e un display realizzato in situ che permette di attivare un oggetto editoriale storico e raro come AXE, Samon Takahashi mostra come l’estrema libertà dei giochi linguistici che definiscono l’arte sia la stessa con cui si possono praticare, mettendole sullo stesso piano, ricerca, collezionismo e forme curatoriali.
Se l’opera di Pierre Leguillon è un commento sulla transitorietà dell’idea di autore, il lavoro del collettivo Continuous Project si fonda su forme povere di edizione in grado di rimettere in circolo un sapere rimasto fossilizzato dal processo d’inflazione che ne ha trasformato il supporto in oggetto da collezione. Infine, i paragrafi di Dispersion di Seth Price, testo chiave d’inizio millennio sull’opera d’arte nell’epoca dei media distribuiti - per l’occasione tradotto in italiano e reso disponibile al pubblico di Red Swan Hotel - articolano sul piano teorico alcune di queste riflessioni, offrendo un possibile spartito attraverso cui leggere la mostra.