Relics
Il tema della reliquia indagato da nove autori contemporanei.
Comunicato stampa
RELICS
Il tema della reliquia indagato da nove autori contemporanei
PIER PAOLO CALZOLARI, ANTONIO FREILES, ANNA GUILLOT, FRANCESCO LAURETTA, DOMENICO MENNILLO, VETTOR PISANI, LUCIANA ROGOZINSKI, ANGELO SAVELLI, ETTORE SPALLETTI.
Con un’operina di JAMES LEE BYARS
Carte, libri, installazioni, oggetti
da un’idea di Anna Guillot
testi A. Guillot, L. Rogozinski
catalogo KA edizioni
KoobookArchive/Lab_KA
Catania (I), Palazzo Manganelli
Piazza Manganelli 16
Opening 14 ottobre h. 18
dal 14 al 28 ottobre
h. 17/19.30
patrocini
AMACI
13ᵃ Giornata del Contemporaneo
MiBACT Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo
Comune di Catania
Accademia di Belle Arti Catania
KoobookArchive
La scelta di un gruppo di autori contemporanei operata da Anna Guillot attingendo direttamente dagli artisti ma anche da collezioni private, rende possibile una concentrazione originale di opere su un tema tanto delicato e intenso quale quello della reliquia.
Si tratta di Pier Paolo Calzolari, Antonio Freiles, Francesco Lauretta, Domenico Mennillo, Vettor Pisani, Luciana Rogozinski, Angelo Savelli, Ettore Spalletti e della stessa Guillot. Nomi di artisti eterogenei dal punto di vista generazionale, dei contenuti e della notorietà, alcuni dei quali storicizzati, sono posti accanto a quelli di figure significative, forse meno conosciute. Punta massima, la speciale presenza di James Lee Byars, la cui memorabile performance finale rese lo stesso corpo dell’artista reliquia.
«[…] Un percorso evolutivo o meglio un’alchimia collega l’idea di feticcio a quella di reliquia.
Assimilabile solo per grandi linee alla visione dell’etnologo o dell’antropologo, quella dell’artista vede piuttosto l’oggetto come forma alta e altra del proprio fare, attraverso modalità in grado di tradurre un affinamento dello spirito – e della materia – tale da poter assumere il senso e il valore di reliquia.
Dire ciò è possibile solo a condizione che si guardi all’artista come a uno sciamano-alchimista, come, dunque – ed è il caso degli incommensurabili Lee Byars e Beuys –, ad un generatore di azioni e prodotti in grado di elevare e dilatare superlativamente il proprio significato.
Al di là di ciò che in senso stretto il termine reliquia comunemente indica – la salma o una parte di essa di una persona venerata come santo o beato, e più in generale di una persona famosa –, nell’idea e nel contesto della mostra Relics, reliquia è un qualsiasi oggetto che abbia avuto con gli eletti – gli artisti – una diretta connessione, principalmente in quanto opera da loro realizzata. Tali sono dunque da considerarsi le carte, i libri, le installazioni e gli oggetti vari esposti, che equivalgono alle vesti, agli strumenti del martirio o qualsiasi cosa usata da santi et similia.
«Il tutto è nel frammento». Così Hans Urs von Balthasar, e altri Padri, con una visione sintetica e non parcellizzata della realtà. Non si tratta di esporre o di avere “un pezzo” del corpo di un santo accanto a noi, ma di avere il santo attraverso quel frammento, la “reliquia”.
E nella disamina di un tale tema non è tanto (o meglio soltanto) la reliquia del santo o dell’artista a sollecitarci, quanto questi ultimi e ciò che essi richiamano e garantiscono (senza neanche sfiorare, nell’idea di Relics, la problematica di un ulteriore divino e più alto ed eventuale, religioso collegamento).
Tale è il punto di vista “romantico contemporaneo” che permea il progetto di questa mostra.
La visione degli autori e dei collezionisti che hanno reso disponibili alcune delle opere esposte. […]»
AG
English version
«[…] An evolutionary path or rather an alchemy connects the idea of fetish to that of relic.
Only generally comparable to the vision of an ethnologist or anthropologist, the artist’s vision sees the object rather as a high and other form of his or her making, through modes capable of translating a refinement of spirit – and matter – so as to be able to take on the sense and the value of relic.
Stating this is possible only if one looks at the artist as a shaman-alchemist, as, namely, a generator of actions and products capable of superlatively elevating and expanding their own meaning, and this is the case of remarkable Lee Byars and Beuys.
Beyond what the term relic in a strict sense usually means – the corpse or a part of it of a person venerated as a saint or a blessed one, and more generally of a famous person –, in the idea and the context of the exhibition Relics, a relic is any object that has had a direct connection with the elected – the artists –, mainly as a work made by them. Relics are therefore the paper works, books, installations and various exhibited objects that are equivalent to the clothes, to the instruments of martyrdom or anything used by saints et similia.
“The whole is in the fragment”. This was the thinking of Hans Urs von Balthasar, and of other Priests, with a synthetic and not compartmentalized vision of reality. It is not displaying or having a “piece” of the body of a saint next to us, but having the saint through that fragment, the “relic”.
And in the investigation of such a theme, it is not so much (or better only) the relic of the saint or of the artist that stimulates us, but rather are these latter and what they evoke and guarantee (without even touching on, in the idea of Relics, the issue of a further divine and higher and probable, religious link).
This is the “romantic contemporary” viewpoint that permeates the project of this exhibition, the vision of the artists and collectors who have lent some of the works on show. […]»
AG