Renzo Vespignani
Con circa cinquanta dipinti e altrettanti disegni e incisioni, accompagnati in ogni sezione da documenti e fotografie d’epoca, la mostra segue un tracciato cronologico a partire dall’esordio nella vitalissima Roma del secondo dopoguerra, intorno al 1945.
Comunicato stampa
“Un quadro, una scultura, sono il risultato di uno scontro durissimo; vinto, se viene vinto, solo dopo cariche e agguati, assalti e ritirate. L’immagine che ne esce è sempre piena di lividi e ferite”.
Così Renzo Vespignani descrive il proprio impegno artistico, capace di trasformare ogni dipinto nel “teatro di una crisi”, non lo spazio dove si riveli un’immagine compiuta del mondo ma il luogo di un vero e proprio combattimento. La parabola della sua arte inizia, in effetti, dalle macerie di una vera guerra, durante il periodo di occupazione nazista della Capitale, per passare poi attraverso le speranze della ricostruzione, i nuovi miti della società dei consumi, il degrado etico ed esistenziale dopo la caduta degli ideali. Omaggio a dieci anni dalla scomparsa, la mostra Renzo Vespignani (Roma 1924-2001), al Casino dei Principi di Villa Torlonia dal 29 giugno al 28 ottobre 2012, vuole ripercorrere il lungo percorso creativo di uno dei maestri più grandi del Novecento che con i suoi dipinti, disegni ed incisioni ha reso preziosa testimonianza su cinquant’anni di storia italiana coniugando grandi capacità tecniche con acuta e profonda coscienza del suo tempo.
Il senso dell’avventura e il coraggio uniti alla vitalità e all’impegno sociale sono caratteristiche costanti che legano insieme i diversi periodi della storia pittorica di Vespignani, suscitando sempre l’interesse di artisti e intellettuali, da Visconti a Pasolini, che ne condivisero ideali, dubbi e speranze.
Promossa dall’Assessorato alle Politiche Culturali e Centro Storico - Sovraintendenza ai Beni Culturali di Roma Capitale, dall’Archivio della Scuola romana, l’esposizione è curata da Netta Vespignani e Valerio Rivosecchi. Organizzazione e servizi museali sono di Zètema Progetto Cultura.
L’Archivio della Scuola Romana ha fornito il materiale documentario e le fotografie, mentre la maggior parte delle opere in mostra, raramente esposte, proviene da collezioni private. Una sezione della mostra prevede video con interviste all’artista e filmati che lo mostrano al lavoro.
Con circa cinquanta dipinti e altrettanti disegni e incisioni, accompagnati in ogni sezione da documenti e fotografie d’epoca, la mostra segue un tracciato cronologico a partire dall’esordio nella vitalissima Roma del secondo dopoguerra, intorno al 1945. Dopo le opere che lo vedono protagonista del Neo-realismo pittorico, si attraversano gli anni dal 1959 al 1964, ai quali è dedicata una sala dell’esposizione, con le celebri Periferie e i quadri ispirati a via Veneto e alla “dolce vita”. Si giunge quindi al momento drammatico ed esistenziale delle Anatomie e degli interni e infine, nelle ultime due sale, all’importante stagione pittorica della maturità con i grandi dipinti Imbarco per Citera, Album di famiglia, Tra due guerre, Come mosche nel miele, Manhattan transfer.