Riccardo Bellelli – Disintegrating Bluetooth
Disintegrating Bluetooth cerca di recuperare quel legame, sempre molto fragile, che ci tiene uniti all’altro. Nel nome di un segnale che, sebbene fondato su onde invisibili é destinato prima o poi a disintegrarsi, la performance ci invita a riconsiderare il valore delle nostre relazioni.
Comunicato stampa
Disintegrating Bluetooth è il titolo della performance dell’artista Riccardo Bellelli (Carpi, 1999) presso la storica Piazza San Domenico di Bologna, a cura di Mariarosa Lamanna e Antongiulio Vergine, promossa da Maison Ventidue per ART CITY Bologna 2022.
L’opera, elaborata da Bellelli durante il corso Progettazione spazi sonori tenuto dal percussionista Enrico Malatesta, si ispira a The Disintegration Loops (2002-2003) del compositore americano William Basinski – insieme di registrazioni che, per via della loro digitalizzazione, hanno subìto, restituendolo, il deterioramento di alcuni nastri – e intende riflettere sul delicato rapporto che unisce fruitore, spazio e opera d’arte.
Si tratta, in sostanza, di allontanare progressivamente uno speaker bluetooth dalla propria fonte di trasmissione, modulando la camminata in modo da non comprometterne definitivamente la connessione. Oltre a implicare un coinvolgimento sinestetico – la performance è pensata per essere realizzata all’aperto e in gruppo – l’opera necessita che vi sia una perfetta sintonia tra dispositivo, movimento e spazio.
I partecipanti potranno seguire le movenze dell’artista in una sorta di processione guidata, attivando, così, un’ulteriore riflessione sulle origini del dispositivo impiegato – il nome “Bluetooth”, infatti, deriva dal nomignolo di Sant’Aroldo, Harald Blåtand, re di Danimarca dal 970 al 986, il quale, soprannominato proprio “Dente Azzurro”, unì il popolo scandinavo sotto la religione cristiana.
In un periodo storico fortemente contrassegnato da differenti forme di divario, anche fisico e sensoriale, Disintegrating Bluetooth cerca di recuperare quel legame, sempre molto fragile, che ci tiene uniti all’altro, nel nome di un segnale che, sebbene fondato su onde invisibili e destinato, prima o poi, a disintegrarsi, ci invita a riconsiderare il valore delle nostre relazioni.