Riccardo Guarneri / Gioni David Parra – Consonanze
Ecco che la mostra Consonanze, trova i significati del proprio titolo nell’essenza stessa dei linguaggi dei due protagonisti e testimonia l’incontro di due generazioni diverse che dialogano tra loro in una affascinante e ininterrotta ricerca che spazia tra musicalità, cromatismi e ricerca di luce.
Comunicato stampa
Dal 4 giugno al 10 luglio 2022, nella suggestiva sede del Castello Brown di Portofino, è stata esposta al pubblico l’affascinante mostra d’arte che prendeva il titolo di Corrispondenze e che vide protagonisti gli artisti, Riccardo Guarneri, classe 1933 e Gioni David Parra, classe 1962, con la curatela di Alberto Dambruoso.
Visto il grande successo che ha riscontrato questa mostra, i curatori Daniele Crippa, già promotore della prima mostra a Portofino, e Lisa Parra hanno deciso di far dialogare nuovamente questi due artisti, entrambi toscani, sia per il lungo rapporto di reciproca amicizia e stima che li lega, sia per i numerosi richiami e rimandi che si possono notare tra i lavori, se pur molto differenti, dei due protagonisti. Primo fra tutti il comune interesse per la musica.
Questa volta la sede sarà Il Forte Arte di Patrizia Grigolini, in Via G. Carducci, 16 a Forte dei Marmi. L’inaugurazione è fissata per Venerdì 2 giugno 2023 e le opere resteranno visibili in galleria per tutta l’estate.
Riccardo Guarneri è un pittore che appartiene alla grande dimensione del segno e viene riconosciuto come un Maestro del colore. Inizia a dipingere nel 1953 aderendo alla pittura informale, dopo molti anni dedicati all’attività musicale che continuerà costantemente a influenzare i suoi lavori. In questo periodo, si dedica all’uso della grafite e dei colori ispirati alle atmosfere nordiche, come le terre, i bruni e i grigi. Successivamente, le sue ricerche lo condurranno all’utilizzo sempre più preponderante dell’acquarello e dell’acrilico per arricchire la sua tavolozza cromatica con nuovi colori. Ha partecipato a due Biennali di Venezia, nel 1966 e nel 2017 e alla Biennale di Parigi nel 1967. Quattro suoi lavori sono entrati a far parte della collezione Centre Pompidou di Parigi, nel 2021. Osservando i lavori di Guarneri, si nota come quelle che a primo impatto, l’occhio riconosce come forme geometriche, in realtà tendono ad annullarsi, trasformandosi in pure trasparenze luminose, in tracce cromatiche e segniche appena visibili. Sembra che la musica jazz che Guarneri suonava prima di diventare artista, abbia scelto di incarnarsi all’interno delle sue opere per mostrarsi al mondo sotto le vesti di una sostanza diversa. Le note musicali mutano, si espandono e assumono l’aspetto di delicate sfumature di colore, i suoni acuti si depositano là dove gli acquarelli si sovrappongono, mentre quelli gravi scelgono i luoghi di maggiore trasparenza delle tele, per dare vita a maggiori dilatazioni melodiche. Ecco che, questo ritmo così persuasivo, delicato e a tratti ipnotico alimenta tutti i suoi lavori e convince lo spettatore a intrattenersi davanti a quelle opere definibili come “a lento consumo”, per cercare di comprenderne tutti i significati e percepire la melodia che vi si nasconde e che muta insieme alle variazioni di luce, atmosfera e colore. Siamo davanti a un paesaggio dell’anima, dove ognuno di noi riconoscerà sé stesso in una diversa sfumatura. La sua costante ricerca della luce e delle sue variazioni è una delle prime consonanze che lo legano ai lavori dell’artista Gioni David Parra, che effettua questa ricerca non più sul bidimensionale ma sul tridimensionale. Parra lavora solitario, slegato da qualsiasi appartenenza a gruppi e tendenze artistiche, eliminando la distanza e l’apparente opposizione tra pittura e scultura, per rivisitare in chiave unica e singolare, la millenaria tradizione legata all’uso di un materiale nobile come il marmo e ricercato come la foglia d’oro. Inoltre nei suoi lavori, emergono gli stessi riferimenti di Guarneri ai Maestri del 400-500 toscano, come Simone Martini, Masaccio, Piero della Francesca che costituiscono un’ulteriore consonanza tra i due. Nel suo caso vediamo come la monumentalità del marmo va a ridursi ed elevarsi, per assumere le forme di lame di luce, Bladelight, specchianti, metamorfiche, tanto da apparire talvolta come formate da riflettenti schegge di vetro. Esse si dispongono armoniose ma potenti, su tele monocrome dipinte con colore a olio o rivestite con tessuti monocromi, sprigionando una melodia potente, sicura ma mai discordante, simile alla musica rock. Anche quando una o più lame si spezzano, mostrando tutta l’importanza, il peso di quella foglia d’oro, tratta e depurata dalla tradizione toscana dei fondi oro, rivelando al mondo, il vero materiale che costituisce queste “armi” di marmo o granito, ossia la luce stessa. Altra consonanza tra i lavori dei due artisti, la troviamo quando osserviamo i Nocube di Parra, dove quelli che da lontano possono apparire come dei cubi di marmo specchianti, da vicino rivelano forme seducenti e ipnotiche, che scardinano l’apparente geometria, così come le forme presenti sulle tele di Guarneri, non saranno mai geometriche ma fuggono dalle logiche della rigida costruzione. Passando poi a osservare il Mattermusic, dove la luce del marmo di Carrara e della foglia d’oro, si deposita sullo spartito musicale.
Ecco che la mostra Consonanze, trova i significati del proprio titolo nell’essenza stessa dei linguaggi dei due protagonisti e testimonia l’incontro di due generazioni diverse che dialogano tra loro in una affascinante e ininterrotta ricerca che spazia tra musicalità, cromatismi e ricerca di luce.