Riccardo Paratore – Non è questione di forma

Informazioni Evento

Luogo
CONVERSO
Piazza S. Eufemia 3, Milano, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

ore 11-19

Vernissage
12/09/2019

ore 11

Artisti
Riccardo Paratore
Generi
arte contemporanea, personale

Mostra personale

Comunicato stampa

La calcolatrice elettronica Olivetti Logos 50/60 fu progettata ad Ivrea nei primi anni ’70 con l’obiettivo di facilitare il controllo e di sveltire le operazioni e i processi di conteggio che sempre più caratterizzavano la nascente realtà economica e sociale dell’Italia post industriale. Progettata da Mario Bellini, esponente di spicco nella storia dell’Industrial Design, la macchina venne concepita secondo criteri non solo estetici ma soprattutto ergonomici e funzionali—ergo lo slogan con cui venne pubblicizzata: “Non è questione di forma”. Logos 50/60 voleva essere un apparecchio svelto ed efficace, capace di ridurre al minimo gli spostamenti delle mani e di eradicare ‘ogni possibilità di errore’ dalle operazioni di calcolo. Uno strumento prostetico pensato per il soggetto produttivo postfordista, in grado ‘di dare soluzioni ad ogni tipo di problema formulabile in cifre".
Il design di Bellini conferiva alla macchina un aspetto asettico ed essenziale. Un pentaedro galleggiante a sezione trapezoidale il cui piano inclinato rimanda ai profili aerodinamici delle automobili da corsa o delle contemporanee navi aero-spaziali. Nell’ammirarne l’involucro in lega d’alluminio, ritornano in mente la Ferrari Bertone Rainbow (1976) o la navicella Jupiter 2 della saga televisiva Lost in Space (1965-68). I riferimenti non sono casuali. La Logos 50/60 voleva essere un veicolo competitivo e avanguardistico, capace di far fronte alla nascente “corsa allo spazio” dell’economia finanziaria globale.
Con Non è questione di forma, Riccardo Paratore propone una riproduzione a scala aumentata dell’iconica calcolatrice olivettiana. La scultura, in scala 5:1, ricalca fedelmente le componenti della macchina originaria. Si notano in essa la tastiera in plastica e silicone suddivisa per operazioni; la stampante a impatto con rullo portacaratteri verticale; i tasti di accensione, di arrotondamento; l’interruttore decimale. Congegni meccanici, numeri e simboli per mettere in essere il logos quantitavistico dell’homo oeconomicus neoliberale. In Non è questione di forma, questi elementi sussistono aldilà di questioni meramente ergonomiche e funzionali per raggiungere una sfera di espressione puramente connotativa. Nella semiotica strutturale, la connotazione consiste nell’associazione di significati aggiunti caratterizzati da associazioni condivise e da convenzioni storiche e culturali. In Barthes, la significazione per via connotativa permette ad un oggetto di acquisire un valore iconico e di natura apparentemente universale. Di divenire “mito”. In Logos 50/60 coesistono molteplici mitologie. Il mito del progresso implicito ad una concezione positivistica dell’innovazione tecnologica. Il mito dell’efficenza, insito ad una concezione capitalistica del vivere sociale. Il mito del calcolo oggettivo quale strumento analitico e decisionale implicito ad una visione deterministica del mondo di matrice illuminista.
Fabrizio Ballabio

Ma come fanno le segretarie con gli occhiali a farsi sposare dagli avvocati?
Questo il ritornello di una canzone molto diffusa del 1984.
Dal 1983 al 1986 l‘Italia è governata per la prima volta e con uno dei mandati più longevi di sempre dal Partito Socialista Italiano (PSI), incarnato dalla figura emblematica del Primo Ministro Bettino Craxi. È nel 1984 che la Prima Repubblica comincia a sgretolarsi, sotto l‘egida di un uomo dal sorriso smagliante e dal volto ben curato.
La questione cruciale resta tuttavia ancora aperta: come fanno le segretarie con gli occhiali a farsi sposare dagli avvocati? Dietro a una domanda così innocua e retorica si celano di fatto questioni complesse che hanno a che fare con la disparità di genere, le dinamiche di potere, il sesso e il lusso: tutte componenti strettamente legate all‘idea di lavoro nel XX secolo.
I giochi di seduzione non sono di certo una novità negli uffici, al punto da portarci a considerare l‘erotismo come parte integrante del contesto lavorativo. Questa particolare forma di seduzione si basa infatti sull‘operosità nell‘uso di strumenti tecnici e risiede in una catena di mansioni rigidamente suddivise e basate su un ordine gerarchico. Da un primo individuo, a un secondo individuo, allo strumento. O ancora: dal’Amministratore Delegato alla Segretaria e dalla Segretaria alla Macchina Calcolatrice. Questa dinamica si ripete all’infinito e tale ripetizione è al servizio dell’AD, in una logica di lavoro “spettacolarizzato” e finalizzato all‘intrattenimento dei piani alti.
In merito alla relazione tra l‘oggetto tecnologico e i sottogruppi dominati, Gilbert Simondon scrive: “Tra la donna e l‘oggetto tecnico si instaura una relazione particolare. Nei confronti di tale oggetto la donna non è neutrale e può schiavizzarlo […] Le si presenta così l‘occasione di ribaltare il proprio ruolo sociale attraverso la degradazione dell‘oggetto tecnico – una sorta di schiavo o amuleto semi-magico, capace di conferire importanza a chi lo usa”. Simondon pone l‘accento sul vocabolario gestuale “coordinato e dimostrativo“ che nasce dalla relazione tra l‘oggetto tecnico e la donna: disinvolto o maldestro che sia, esso rappresenta uno spettacolo tecno-sadico che solletica le fantasie masochiste che innervano la struttura di potere.
Nella Kammerspiel dell‘ufficio, la donna che veste per il successo – con abiti maschili e manicure color pastello – e la macchina calcolatrice, elegante ed efficiente, costituiscono non solo un‘unità funzionale ma danno vita a un personaggio di repertorio da emulare nella scalata al vertice, solitamente appannaggio dell‘uomo, che è spettatore finale e potenziale Marito nel risvolto seguente di questo gioco di ruolo.
Non è una questione di forma dunque quanto più di tecnica o, secondo Simondon, di “aree di tecnicità“: l’expertise che, irradiato dagli oggetti, li supera e ne determina il coinvolgimento. Con tutta probabilità molti matrimoni favolosi devono la propria esistenza alla mediazione dell‘oggetto tecnologico. “Ogni essere umano soggetto ad alienazione, si aliena a sua volta”, dice l‘officiante ai novelli sposi.
E vissero tutti felici e contenti.
Anna Franceschini

BIO:
Riccardo Paratore (b.1990, DE/IT) è un artista. Vive e lavora tra Milano e New York.