Ritorno alle origini – il ritmo colore della taranta
Ripercorrere i luoghi della propria terra per riannodare i fili della cultura salentina attraverso lo studio dei gesti di una danza antica intrecciando ritmo e colore.
Comunicato stampa
Dopo aver dipinto en plein air la costa salentina che da Leuca arriva ad Otranto, fedele ad una poetica che vuole un’arte non solo estetica ma anche etica, rintracciando attraverso segni e colori il dialogo tra uomo e Natura, Luigi De Giovanni ha concepito un nuovo progetto espositivo: Ritorno alle origini: il ritmo colore della taranta nell’idea di ripercorrere i suoi luoghi e la cultura della sua terra alla riscoperta del genius loci che finisce inevitabilmente nelle sue tele dove si dipana il racconto della gente salentina, costretta ad emigrare nelle miniere – braccia e corpi da sfruttare - o a ballare come facevano le tarantate fino allo sfinimento per nascondere il dolore e il disagio sociale.
«Il Tarantismo è un elemento distintivo della tradizione culturale della Città di Galatina. Scrive nel catalogo il sindaco Fabio Vergine. - Onorarne la memoria attraverso una mostra dedicata è un modo di restituire un momento importante del patrimonio culturale immateriale alla comunità. L’arte incontra la tradizione attraverso la felice intuizione pittorica di De Giovanni. Il tutto nella cornice del Museo Cavoti, luogo significativo dell’arte e della cultura galatinese.»
La pubblicazione edita da Il Raggio Verde è impreziosita dal testo critico di Salvatore Luperto che scrive: «L’artista Luigi De Giovanni nella rappresentazione del tarantismo predilige lo scatto dei corpi, lo slancio del gesto, la linea spezzata, i toni cupi e sommessi. (…) Le opere della mostra Ritorno alle origini: il ritmo colore della taranta si caratterizzano nel tratto incisivo del segno e nelle cupe tonalità cromatiche che esprimono sensazioni interiori, suggestioni intime attraverso l’apparenza esteriore di una visione seducente del tarantismo, narrata con lirico espressionismo. Il taglio dei dipinti dà l’idea del frammento di un’unica grande tela tagliata in tante parti, mentre la striatura della pennellata e l’energia del segno rievocano la vitalità del gesto nel convulso ballo della taranta.»
L’artista sceglie di riprendere le scene descritte nei paesaggi facendo delle aie, che accolsero i frutti del lavoro, luogo di memoria, di evocazione ma anche di gioia. In alcune opere è evidente il passo zoppicante della pizzica diventata armonia negli svolazzi delle ampie gonne tenute con grazia, nei fazzoletti divenuti provocanti ed invitanti. In primo piano il corpo della che racconta di esorcismi, di rituali terapeutici e credenze popolari, di dolore e d’abbandono ma soprattutto l’amore per una terra e una cultura che sa stupire.
«La felice intuizione del De Giovanni – osserva i consigliere comunale Davide Miceli - sta nell’accompagnare, attraverso la consistenza del colore e la dinamicità del segno, il fruitore dentro la dimensione fisica del ballo, un invito alla danza, un addentrarsi nella tradizione che mentre restituisce un tratto significativo di storia locale invita ad attualizzarla e dismettere i panni dello spettatore per farsi parte attiva del processo storico-artistico».