Riverrun performing arts – Pathosformel
Un incontro aperto a tutti coloro che vorranno confrontare ed esprimere il proprio pensiero e pratica artistica sulla costruzione (e continuo mancamento) dell’immagine del corpo umano nell’arte contemporanea, dal titolo, anch’esso da Aby Warburg, Atlante Mnemosyne – dialoghi sul corpo tradotto.
Comunicato stampa
Con riverrun performing arts a Cagliari i Pathosformel
per un progetto triennale sulla contemporaneità
27-28-29 ottobre (Exmà e Teatro Massimo)
Info e prenotazioni: www.riverrun.it – [email protected] – 070/43201 - +393293465439
riverrun – performing arts è uno spazio elaborativo aperto a captare e ripensare i segni del divenire e a confrontarsi con la complessità del presente.
Con il progetto step-1 inizia un percorso triennale di riflessione sul contemporaneo attraverso incontri, residenze artistiche e spettacoli in collaborazione con alcuni tra gli artisti più interessanti della giovane scena performativa europea.
Il progetto gode del patrocinio del Comune di Cagliari e della Regione Autonoma della Sardegna.
Dopo la grande stagione teatrale degli "anni Novanta", nuovi, importantissimi segnali cominciano a registrarsi in varie parti d’Italia, creando quello che a tutti gli effetti si pone come uno dei movimenti più interessanti nell’intero panorama performativo contemporaneo: giovanissimi artisti propensi a ripensare i processi della creazione scenica scuotendoli sin nelle radici delle loro certezze e per i quali la scrittura scenica ha assunto valore, modalità e possibilità estreme e debordanti anche rispetto alla categoria troppo piccola e limitante di “teatro”.
Da questa nuova generazione di artisti performativi che si affaccia sulla scena teatrale italiana destabilizzando modi, generi e confini del fare creativo, nasce il progetto triennale di spettacoli e residenze creative step -1 che avrà luogo a Cagliari a partire dai prossimi giorni di ottobre.
In città dunque, nei prossimi giorni, le visioni e le elaborazioni di uno dei gruppi più importanti e innovativi della scena contemporanea europea: Daniel Blanga Gubbay, Paola Villani, meglio conosciuti come Pathosformel.
Il gruppo nasce a Venezia nel 2004. Dal 2008 le attività di Pathosformel sono supportate da Centrale Fies, centro di produzione e promozione di performing art all’interno del progetto Fies Factory. Pathosformel ha ricevuto il Premio Ubu 2009 per la ricerca e i risultati di “un teatro che fa convivere la presenza umana e i segni astratti”. Dal 2011 Pathosformel fa parte – con altri 15 artisti europei – del progetto APAP (Advanced performing art program), rete di produzione di giovani artisti.
Cifra principale di Pathosformel è l'assenza di una struttura drammaturgica tradizionale, sostituita da immagini e stimoli sensoriali, per riconsiderare la presenza umana e la figura del corpo in scena.
L'incantamento dello sguardo e dell'illusione umana sono quasi un manifesto per Pathosformel, che sin dal nome si collocano in un filone di riflessione cara allo storico e critico dell’arte Aby Warburg.
Con il termine pathosformel, Warburg intendeva alcune immagini archetipiche che ritornano in contesti differenti attraverso i secoli della storia dell'arte. Per Warburg la storia delle immagini è stratificazione di esperienze diverse e pathosformeln sono fermi-immagini che condensano la creazione originaria (pathos) con la ripetitività del canone a cui fanno riferimento (formeln, ovvero formule). Sono immagini che trasportano in eredità fisionomia e contenuto.
Frutto dell’intenso lavoro in sala, che vede impegnati gli artisti del riverrun e dei Pathosfomel sarà la coproduzione dello spettacolo “volta”, che assieme a “la timidezza delle ossa” verranno presentati per la prima volta a Cagliari venerdì 28 e sabato 29 ottobre alle ore 21.00 (e alle ore 11.00 di sabato 29 per le scuole) nella Sala “Minimax” del Teatro Massimo.
Se con “la timidezza delle ossa” il gruppo è salito alla ribalta internazionale ricevendo una menzione speciale al premio Scenario 2007 e premio speciale UBU 2008, Volta è invece lo spettacolo in coproduzione con riverrun performing arts.
Intorno a queste riflessioni si svolgerà inoltre giovedì 27 ottobre alle ore 18.00 all’Exmà di Cagliari un incontro aperto a tutti coloro che vorranno confrontare ed esprimere il proprio pensiero e pratica artistica sulla costruzione (e continuo mancamento) dell'immagine del corpo umano nell'arte contemporanea, dal titolo, anch’esso da Aby Warburg, Atlante Mnemosyne – dialoghi sul corpo tradotto.
L’incontro è aperto a tutti coloro che vorranno confrontare ed esprimere il proprio pensiero e pratica artistica sulla costruzione (e continuo mancamento) dell'immagine del corpo umano nell'arte contemporanea. L’Atlante di immagini ideato da Aby Warburg è composto da una serie di tavole, costituite da montaggi fotografici che assemblano riproduzioni di opere diverse: testimonianze di ambito soprattutto rinascimentale e reperti archeologici dell'antichità e del XX secolo. Dotate di un primordiale potere evocativo le immagini costituiscono i principali veicoli e supporti della tradizione culturale e della memoria sociale, che in determinate circostanze può essere “riattivata e scaricata”.
Note sugli spettacoli
La timidezza delle ossa
Daniel Blanga Gubbay, Paola Villani
produzione: pathosformel
in collaborazione con: sezione autonoma Teatro Comandini, Cesena
menzione speciale: Premio Scenario 2007
premio UBU speciale 2008
Sulla superficie bianca riaffiorano quelli che sembrano essere resti umani o reperti di una civiltà sepolta: frammenti che si affermano in rilievo, che sembrano sbocciare da questa materia lattea per generare un bassorilievo in continuo movimento.
Setto nasale, femore, nocche e scapole sono scomposti ed esposti attraverso un’epidermide talmente sottile da non riuscire più a celare nulla: sono apparizioni che privilegiano gli spigoli delle ossa e comprimono la forma della carne, modificando la percezione del corpo fino a creare una sorta di danza radiografica. Del corpo umano rimane così la sola struttura portante e spariscono fisionomia, tratti distintivi e carne.
E ogni volta che il corpo si distacca, i rilievi vengono nuovamente inghiottiti dall’indifferente omogeneità del telo, come dettagli di un ricordo che si va lentamente perdendo; i frammenti divengono i caratteri di una nuova forma di scrittura che non può lasciare traccia o testimonianza
Volta
Daniel Blanga Gubbay, Paola Villani
in scena: Roberta Locci e Monica Serra
produzione: pathosformel/riverrun
In uno spazio scuro, si alternano i corpi neri parzialmente coperti da un sottile strato di cera bianca, simulacro della carne e supporto unico della visibilità. Gli arti e i frammenti del corpo sono visibili unicamente nelle parti coperte di cera, mentre spariscono - nelle parti libere - agli occhi dello spettatore. Il corpo nasce, ricoprendosi d’improvviso del materiale che lo renderà visibile in scena; si muove, compiendo movimenti attraverso i quali gli arti sembrano riguadagnare valore singolarmente: pezzi di corpo che creano un ritmo scenico, pur mescolandosi nel faticoso tentativo di ricostituire continuamente un’anatomia nota. Seguendo traiettorie orbitali, i corpi attraversano la scena, alternando rivelazione e sparizione; s’incontrano dando luogo ad esseri nuovi, generati dalla somma degli arti comuni rimasti visibili. Al di là della continua metamorfosi a cui la visibilità del corpo è assoggettata, esiste una seconda trasformazione, di natura irreversibile. Attraverso il movimento la cera si sgretola, trasportando il corpo in una sparizione progressiva. Le scaglie abbandonano il corpo, si distaccano lentamente o esplodono in frammenti minuscoli. Allo sparire del corpo corrisponde così la nascita progressiva di una nuova galassia in terra: pezzi candidi disseminati sul palco fino a formare un nuovo firmamento di origine umana.