Robert Overby – Opere 1969-1987
La GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo presenta Robert Overby – Opere 1969-1987, la prima mostra retrospettiva dedicata al lavoro dell’artista americano da un’istituzione italiana.
Comunicato stampa
La GAMeC - Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo presenta Robert Overby – Opere 1969-1987, la prima mostra retrospettiva dedicata al lavoro dell’artista americano da un’istituzione italiana.
La mostra – a cura di Alessandro Rabottini – è organizzata in collaborazione con il Centre d’Art Contemporain di Ginevra (che l’ha ospitata da febbraio ad aprile 2014), con la Bergen Kunsthall in Norvegia (dove la mostra viaggerà nel settembre 2014) e con Le Consortium di Digione in Francia (dove il tour si concluderà a gennaio 2015) ed è stata annunciata nel gennaio 2014 dalla rivista americana Artforum tra le quarantacinque mostre su scala globale da non perdere.
Robert Overby – Opere 1969-1987 comprende oltre 50 opere provenienti da prestigiose collezioni statunitensi ed europee ed è la più ampia rassegna mai dedicata al lavoro dell’artista nel mondo.
Nonostante la sua pratica estremamente prolifica e diversificata, Robert Overby resta uno dei segreti meglio custoditi dell’arte americana del secondo dopoguerra, considerando anche il fatto che l’artista non ha quasi mai esposto in vita il proprio lavoro. Le sue opere – che comprendono sculture, installazioni, dipinti, stampe e collage – costituiscono una misteriosa e affascinante esplorazione dei limiti della rappresentazione, dello spazio e dell’identità; un’indagine poetica sulla condizione umana e sul suo declino, sulla sua bellezza e assurdità.
Robert Overby (1935-1993) nacque a Harvey, Illinois. Per gran parte della sua vita lavorò a Los Angeles come graphic designer (suo il logotipo della Toyota in uso ancora oggi) e successivamente come artista visivo, sviluppando, a partire dal 1969, un impressionante corpus di lavori attraverso un’instancabile sperimentazione di tecniche e materiali. Tra i lavori più rappresentativi della sua prima produzione troviamo i calchi di elementi architettonici come porte, finestre e intere facciate di edifici, realizzati con gomma, lattice e cemento; opere che fondono tra loro la scultura, la pittura e l’installazione, e che chiariscono l’interesse dell’artista per un’indagine sulla natura materiale dell’azione del tempo, come possiamo vedere in opere presenti in mostra quali Blue Screen Door, Concrete Screen Door with Hole e Bricks, Large Corner (tutte del 1971). Il 4 agosto 1971 Overby completò il suo progetto più ambizioso, ovvero Barclay House Series, una serie di 28 calchi di lattice e gomma realizzati a partire da una casa di due piani andata in fiamme, a testimonianza di come Overby concepisse la scultura come un medium che, al pari della fotografia, è in grado di registrare il trascorrere del tempo.
I quattro anni tra il 1969 e il 1973 furono un periodo estremamente prolifico, durante il quale l’artista creò oltre trecento opere, documentate in “336 to 1. August 1973 – July 1969”, un libro autoprodotto da Overby – e recentemente ristampato da JRP / Ringier – in cui i lavori sono ordinati secondo una cronologia inversa, dal 1973 al 1969.
I lavori prodotti in questa fase seminale della carriera di Overby mostrano una riflessione del tutto personale su una serie di temi e ricerche artistiche a lui contemporanee, in particolare le sculture morbide di Claes Oldenburg, i calchi di spazi vuoti di Bruce Nauman, la dissezione dell’architettura operata da Gordon Matta-Clark e la ricerca post-minimalista di Eva Hesse su materiali e superfici. Tuttavia, il lavoro di Overby si discosta presto da queste esperienze ed evolve in un approccio psicologico e narrativo che considera lo spazio domestico e l’architettura come estensioni metaforiche della decadenza fisica del corpo umano, un’evoluzione che conduce l’artista a definire la propria pratica “Minimalismo Barocco”.
È probabilmente il suo interesse verso la natura materiale della memoria a rendere la pratica artistica di Robert Overby così attuale e significativa, se esaminata a posteriori nel contesto del lavoro di artisti attivi dagli anni Novanta in poi come Rachel Whiteread, Kai Althoff e Seth Price, per citarne solo alcuni.
Dal 1973 la pittura diventa il medium principale per Robert Overby. Le sue opere figurative sono una ricerca sulla rappresentazione del corpo come luogo in cui l’identità è trasformata, espressa nella sua teatralità e celata, in una fusione di organico e inorganico, pelle e plastica, femminile e maschile, rappresentazione e natura. Di dimensioni e stili sempre diversi i suoi quadri variano da dipinti intimi e delicati – dove la figurazione svanisce nell’astrazione – fino lavori più esuberanti e provocatori che presentano riferimenti alla cultura pop, alla sessualità e al consumismo. Nell’estrema varietà di stili, la pittura di Overby anticipa notevolmente la sensibilità che, nei decenni successivi, si sarebbe affermata con il Post-Modernismo.
Attraverso l’allestimento e la selezione dei lavori, la mostra Robert Overby – Opere 1969-1987 vuole illustrare una pratica artistica eccezionalmente varia nelle sue espressioni ma coerente dal punto di vista concettuale ed esistenziale. Molte delle opere in mostra possono essere interpretate come il frutto di una ricerca sui temi della “superficie” e della “pelle” intesi come luoghi di trasformazione, si tratti della pelle di un edificio, della pelle di un dipinto o della pelle artificiale di una maschera di lattice che permette di mettere in scena molteplici identità sessuali. La poetica di Robert Overby costituisce una critica al concetto di “stile” inteso come un insieme univoco e immodificabile, a favore di un’idea di arte come ricerca in divenire sulla condizione umana, colta nella sua costante trasformazione.
La mostra sarà accompagnata dalla più completa monografia mai realizzata sul lavoro dell’artista. Edito da Mousse Publishing, il catalogo documenta più di centoquaranta lavori e include testi di nuova commissione di Andrea Bellini (Direttore del Centre d’Art Contemporain di Ginevra), Martin Clark (Direttore della Bergen Kunsthall), Robin Clark (Storica dell’arte e Curatrice indipendente), Alison M. Gingeras (Scrittrice e Curatrice indipendente), Terry R. Myers (Critico d’arte e Capo del Dipartimento di Pittura e Disegno alla School of the Art Institute of Chicago), e Alessandro Rabottini, curatore della mostra.
Il libro includerà anche la cronologia completa della vita dell’artista e della sua produzione redatta da Marianna Vecellio (Curatrice al Castello di Rivoli – Museo d’Arte Contemporanea).
Il catalogo è pubblicato grazie al supporto della Andy Warhol Foundation for the Visual Arts.
La mostra e il catalogo sono realizzati con la collaborazione e la supervisione scientifica dell’Estate of Robert Overby, Los Angeles.