Roberta Toscano – Attese
Roberta Toscano con le sue fotografie ci pone di fronte a un gioco di specchi. Noi osserviamo le sedie vuote in attesa di essere occupate e l’assenza riflette la presenza della prostituta che a sua volta riflette l’immagine del cliente che interromperà l’attesa della donna. E nel riflesso di quelle immagini ci siamo noi che le guardiamo e attendiamo che qualcosa, non sappiamo cosa, si riveli.
Comunicato stampa
Le sedie e le attese di Roberta Toscano
di Fabrizio Bonci
Una blusa è appesa al telaio della sedia senza schienale. Sotto il sedile rivestito di fòrmica una busta di nylon e un paio di vecchie scarpe décolleté ornate da un fiocco di raso. La sedia con il cambio d'abiti è collocata su un tratto di terreno sassoso, su cui crescono i primi ciuffi d'erba del prato punteggiato di tarassachi che costituisce lo sfondo sfuocato dell'immagine. C'è qualcosa di commovente in questa fotografia scarna e non priva di bellezza che Roberta Toscano ha scattato lungo il ciglio di una strada, da qualche parte alla periferia di Torino. E' forse il modo, insieme accurato e frettoloso, in cui sono state disposte le scarpe, in parte nascoste da un grosso ciottolo, probabilmente utilizzato come poggiapiedi, che la fotografa ha preferito non rimuovere, rinunciando a un migliore risultato formale in favore di un'oggettività documentaristica scevra di preoccupazioni di ordine estetico. Forse sono le piccole lacerazioni di colore chiaro prodotte dall'usura sul tessuto nero delle tomaie su cui si sofferma il nostro sguardo.
Una seconda fotografia mostra un bidone giallo, capovolto per servire da sedile. Accanto al bidone, posati a terra, due pentolini e due ombrelli a metà sepolti sotto un cespuglio di parietaria. In questo caso, l'intenzione documentaristica, che si esprime in un piano ravvicinato, è particolarmente insistente e asettica. Siamo chiamati a osservare ogni dettaglio del misero bivacco: i recipienti sformati, gli ombrelli, uno dei quali senza manico, i piccoli rifiuti sparsi sul terreno. Sul bidone possiamo leggere la scritta rovesciata: "Big Chef. Olio di palma".
Un altro bidone di lamiera rossa è il soggetto di una terza immagine. A sinistra una borsa di tela blu è abbandonata sull'erba. Alcuni papaveri calpestati si protendono verso la base del contenitore, di cui riflettono un'eco cromatica. L'etichetta del bidone, questa volta, è stata cancellata dal tempo. Guardiamo quel rettangolo bianco e vuoto sulla lamiera rossa illuminata dal sole.
Nelle immagini successive vediamo altre sedie e altri sedili improvvisati, fotografati lungo il ciglio di strade statali o corsi di periferia. Fotografie che sono in qualche modo tutte uguali, ritraendo il medesimo squallore, la medesima miseria di un paesaggio umano, quello della prostituzione di strada, che ci è familiare e che siamo abituati a lasciar scorrere, in quel controcampo delle fotografie della Toscano che siamo noi stessi, al di fuori dei finestrini delle nostre automobili e ai margini della nostra coscienza. E allo stesso tempo le fotografie sono tutte diverse, nel momento in cui evocano esistenze singole, la cui assenza nella rappresentazione fotografica mette in luce, forse più di quanto non farebbe la loro presenza, il loro carattere di unicità e irripetibilità.
Vi è poi nel lavoro della Toscano, oltre a questo aspetto d'impegno, che tende a richiamare l'attenzione su una condizione sociale tra le più aspre, un interessante spunto di riflessione sul fenomeno dell'attesa. Osservando le sedie sulle quali le prostitute attendono i clienti, si è portati a domandarsi quali siano le caratteristiche di questo tipo d'attesa, nella quale le prostitute trascorrono gran parte del loro tempo. E' una questione che colloca questo particolare tempo interstiziale su un piano potenzialmente più complesso di quello definito dalla sola categoria giudiziaria dell'adescamento e che vale la pena di porsi.
In effetti Roberta Toscano con le sue fotografie ci pone di fronte a un gioco di specchi. Noi osserviamo le sedie vuote in attesa di essere occupate e l'assenza riflette la presenza della prostituta che a sua volta riflette l'immagine del cliente che interromperà l'attesa della donna. E nel riflesso di quelle immagini ci siamo noi che le guardiamo e attendiamo che qualcosa, non sappiamo cosa, si riveli.