Roberto Budicin
Seconda tappa del duplice evento espositivo ideato e curato dall’architetto triestino, che vede la luminosa pittura neoromantica di Budicin protagonista nella Regione Friuli Venezia Giulia con una ricca sequenza di oli, acquerelli e tecniche miste, per lo più inediti, realizzati su tela e su tavola dal 2009 a oggi e dedicati prevalentemente al paesaggio naturale e in parte al ritratto, al tema mitologico e al nudo.
Comunicato stampa
Dopo il grande successo riscontrato dal giovane pittore Roberto Budicin alla Galleria Rettori Tribbio di Trieste, sabato 3 marzo alle ore 18.00, la rassegna proseguirà alla Galleria La Loggia di Udine (piazza Libertà). È questa la seconda tappa del duplice evento espositivo ideato e curato dall’architetto triestino, che vede la luminosa pittura neoromantica di Budicin protagonista nella Regione Friuli Venezia Giulia con una ricca sequenza di oli, acquerelli e tecniche miste, per lo più inediti, realizzati su tela e su tavola dal 2009 a oggi e dedicati prevalentemente al paesaggio naturale e in parte al ritratto, al tema mitologico e al nudo. Fino al 22 marzo (orario: feriali 17.30 - 19.30 / sabato 10 - 13 e 16.30 - 19.30 / festivi 10 -13).
Roberto Budicin, classe 1980, si è formato alla scuola del padre Sergio, noto pittore e illustratore, molto affermato all’estero, e a quella del maestro accademico Walter Falzari, approfondendo quindi una personale e raffinata ricerca tecnica ed espressiva.
Immagine in linea 2
Fra i rami e la neve - 2011 - acquarello - cm. 27x20
Talento precoce e figlio d’arte - scrive Marianna Accerboni - Roberto Budicin affronta il tema della natura con una dolcezza che si potrebbe definire quasi insolita per un giovane degli anni Duemila. Con molta professionalità e naturale istinto compositivo il pennello scivola con forza sulla tela, “costruendo” con abilità momenti di luminosa, equilibrata bellezza, che sanno cogliere in modo aderente la realtà, intridendola tuttavia di un lieve senso lirico, che solo la sensibilità di un pittore-poeta sa cogliere e trasfondere con semplicità al fruitore.
Dipingere il silenzio, la luce, la neve non è da tutti e Budicin ci riesce con un’elegante naturalezza sostenuta da un approfondito studio delle tecniche e molta dedizione all’esercizio pittorico. In tale ambito sperimentale, il giovane artista ripropone per esempio, tra i vari “segreti” tecnici, un raffinato virtuosismo usato da Tiziano, che consiste nello stendere delle pennellate a secco su un fondo a trama forte, cosicchè da lontano l’effetto raggiunto è quello di una morbida vibrazione cromatica.
Attraverso un accurato lavoro nascono in tal modo gli acquerelli, gli oli e le tecniche miste presenti in questa mostra che, oltre al tema del paesaggio silente, scevro di presenze umane, affronta pure quello mitologico, spesso idealmente connesso alla grande passione di Budicin per la musica. Il pittore adora infatti Vivaldi, la musica classica e quella contemporanea - in particolare i gruppi d’avanguardia degli anni ’70 - ha studiato chitarra e suonato in complessi rock; ora invece si esibisce in gruppi che suonano musica irlandese. Lui l’apprezza in special modo per i rimandi antichi che vi echeggiano, così come accade nella mitologia, e per la molteplicità di strumenti, ritmi e modi di cantare che essa offre: una ricerca - conclude Accerboni - condotta da un artista profondo e delicato, tra le note, così come tra i colori.
Roberto Budicin, nasce a Trieste nel 1980. Grazie all’influenza del padre, Sergio Budicin, pittore e illustratore affermato, coltiva fin da bambino la passione per il disegno. Gli stimoli e le critiche lo spingono a continuare finché, a sedici anni, comincia a frequentare l’atelier del pittore accademico Walter Falzari, dove studia i soggetti dal vero ed si esercita con il ritratto; nel contempo approfondisce la prospettiva, la figura nelle tre dimensioni, la teoria dei colori e la composizione.
Durante gli anni universitari partecipa, assieme al padre, a Udine, Tarvisio e Pordenone ad alcune esposizioni collettive incentrate sull’arte naturalistica. Nel 2006 espone a Trieste al Palazzo della Borsa disegni e tempere raffiguranti creature immaginarie e fantastiche, ispirate ai bestiari medievali. Nel 2007, conclusi gli studi universitari, decide di dedicarsi a tempo pieno alla pittura e intraprende un lungo cammino di sperimentazione di materiali e tecniche, guardando a maestri dell’ottocento quali J. Sargent, C. M. Russell, J. Sorolla, A. Zorn, J. Waterhouse e del seicento come Rembrandt e Velasquez.