Roberto Cannata – Le dinamiche elementari
La mostra presenterà una breve selezione degli ultimi dipinti dell’artista, appartenenti al filone di ricerca che ha visto Roberto Cannata impegnato, nel corso di oltre un anno di studi ed esecuzioni, presso l’atelier di Forte Marghera (Padiglione Palmanova) dove da tempo lavora.
Comunicato stampa
Si inaugura sabato 22 novembre 2014, alle ore 18.00, presso la Galleria Spazio Bianco di Venezia Mestre, via Palazzo 45 (vedi scheda evento allegata), LE DINAMICHE ELEMENTARI, personale del pittore Roberto Cannata, a cura di Gaetano Salerno.
La mostra, realizzata da Segnoperenne in collaborazione con eve ar: v. e visitabile fino a domenica 30 novembre 2014, presenterà una breve selezione degli ultimi dipinti dell’artista, appartenenti al filone di ricerca che ha visto Roberto Cannata impegnato, nel corso di oltre un anno di studi ed esecuzioni, presso l’atelier di Forte Marghera (Padiglione Palmanova) dove da tempo lavora.
Le opere presenti in mostra, una quindicina di oli su tela di piccole e medie dimensioni, in parte non ancora esposte al pubblico, rappresentano infatti un’anticipazione del progetto sul quale il pittore si è concentrato e la cui presentazione ufficiale, all’interno di un evento plurilinguistico e articolato (un percorso di analisi che vedrà coinvolto il teatro-azione e le arti performative), avverrà nel corso del 2015.
Il nuovo ciclo di lavori prende in esame la cultura e il mondo della danza Butō, una particolare forma d’arte giapponese (vicina, per certi aspetti, alla Neue Tanz tedesca) che racchiude elementi di ballo, teatro, poesia e, fin dalla fine degli anni ’50, ha contribuito a modificare radicalmente le forme espressive del teatro orientale. I ballerini infatti, nudi e con i corpi dipinti di bianco, pur mantenendo un legame con il teatro giapponese (in particolar modo nella mimica facciale) eseguono movimenti lenti, alternati a improvvise accelerazioni e scatti convulsi che rompono qualsiasi forma coreografica predeterminata o precostituita, danzando – mutando le parole di Yoshito Ohno, uno dei suoi massimi esponenti – “per riflettere l’anima”.
I personaggi che popolano questi nuovi universi pittorici di Roberto Cannata sono infatti estrapolati da palcoscenici di danza Butō; ritratti di volti e corpi nudi e bianchi, abbandonati in azioni prive di narrazione e (apparentemente) di senso, imprigionati dall’assenza di espressione o dalle reiterate smorfie (codici paraverbali adottati dai ballerini) che rendono i loro visi anonimi e cadaverici oppure ne accentuano i tratti mostruosi e disumani, in espressioni digrignate e spaventevoli.
Il pretesto della danza consente così all’artista di avvicinare e studiare nuovi soggetti senza troppo discostarsi dalle tematiche e dai linguaggi – sempre ben ancorati a esperienze prossime alla Metafisica e al Surrealismo – che ne hanno caratterizzato la lunga produzione nonché di delineare, nel disegno e nella pittura condotta con il solito rigore di cromie, velature e virtuosismi chiaroscurali, le stesse inquietudini e le stesse paure generate dall’osservazione e dallo studio del genere umano prigioniero delle utopie della contemporaneità.
Scrive il critico Gaetano Salerno, a proposito dei nuovi lavori, nel testo critico Le dinamiche elementari:
“Le figure nude e mascherate, talvolta appese e legate a testa in giù per interpretare complesse coreografie di danza, diventano perciò, nell’attenta e profonda analisi che caratterizza la pittura di Roberto Cannata, le metafore di una società prigioniera di maschere, ruoli e copioni dai quali tentare di liberarsi per ritrovare una condizione felice dell’esistenza, sempre suggerita nei lavori dell’artista da un appiglio che rimanda alla realtà umana sempre poi puntualmente negato da una digressione distorta verso mondi-altri (quasi scenari post-atomici) nei quali l’uomo sopravvive pur avendo rinunciato a qualsiasi forma di umanità.
Emerge così nei personaggi ritratti dall’artista, in questi e nei precedenti lavori, lo sforzo dell’essere umano, talvolta compiuto e talvolta disatteso, di recuperare una forma pregressa alla distruzione (l’armonia perduta dei volti e dei corpi traduce infatti, nella poetica dell’artista, la perduta armonia universale, l’allontanamento dai valori sociali, la distruzione dell’ambiente vitale ad opera di guerre e inquinamento) e una condizione sociale ottimale nella quale, come i ballerini Butō nell’attimo eterno della danza, rientrare per riuscire a riflettere l’anima.
Ogni figura è spezzata e frammentata dall’incertezza dell’esistere e dall’attesa di una svolta non sempre evidentemente imminente e probabilmente non risolutiva; governati da stati iperbolici di apatia, alessitimia, schizofrenia, i personaggi ritratti dall’artista trasmettono il proprio disagio individuale alla società circostante, diffondendo un senso sottile e permeante d’incertezza e di smarrimento che ne caratterizza l’opera. Ciascun ritratto appare così indefinito dalla propria dualità, dalla tensione a una natura terrena e rassicurante trasmessa da antropomorfismi ancora evidenti e dalla spinta all’alterità – una nuova visione del divino - che comporta mutazioni genetiche o in parti non ancora definite né delineate, in attesa di un dato casuale futuro o di un pretesto significativo in grado di completarci e di riavvicinarci al prototipo (gradozero) dal quale proveniamo […]”.
La danza allora come forma di espressività per intercettare, riprendendo un pensiero del filosofo e sociologo Jean Baudrillard, le dinamiche elementari del mondo, le forme di seduzione cioè necessarie per riavvicinare le dualità dell’Universo, il divino e l’umano, per ricongiungere gli estremi di una natura che contempla gli opposti (il bene e il male) spingendoli ad una lotta per determinare un equilibrio simbolico e definitivo del Mondo.
Roberto Cannata sarà presente in galleria in occasione della vernice di sabato 22 novembre 2014, introdotto dal critico d’arte Gaetano Salerno (inizio presentazione ore 18.00) e durante i giorni di apertura della mostra.