Roberto Farinacci
Roberto Farinacci a Pierrot le Fou è la seconda di una serie di esposizioni e performing-art dello StudioSotterraneo nei locali di Roma.
Comunicato stampa
Roberto Farinacci a Pierrot le Fou è la seconda di una serie di esposizioni e performing-art dello StudioSotterraneo nei locali di Roma. Un gruppo di sette artisti riuniti al Pigneto, dove le tele passano da una mano all’altra in un’ibridazione di stili di arte contemporanea che si fa melting-pot di influenze italiane, centro e sudamericane. Che c’è di nuovo in quest’esperimento rispetto alle tante mostre del settore? “La vera pittura si può ammirare anche nei bar oltre che nelle più importanti gallerie”, questa la considerazione dell’artista e del curatore: far emergere e inondare i locali underground romani con opere autentiche (otto di grandi dimensioni nell’occasione), circondate da selezioni elettroniche e funky.
Nelle sue più recenti opere, Roberto Farinacci utilizza anche colori naturali e impastando direttamente terre e minerali, ne viene fuori un particolare cromatismo: così in Vesuvio (olio su tela con le terre raccolte direttamente sul vulcano, 120x200 cm, 2013; l’immagine della locandina), Notte (olio su tela, 120x200 cm, 2013), le sagome appena accennate che rievocano I fantasmi dell’amore a trent’anni (Olio, acrilici e smalti su tela, 120x200 cm, 2013), ma anche nelle sfumature del ritratto di Elsa Morante (qui di fianco: carboncino e olio su tela, 120x150 cm, 2011), per terminare nell’imponente Orgia, composta da otto cartoni 80x100 cm che legati insieme formano un’opera di più di un metro mezzo d’altezza per quattro di lunghezza (acrilico, olio e pastelli a olio su cartone, 2011). È da tale ricerca nel colore, la natura e le forme che si sviluppa l’analisi introspettiva dell’artista. Farinacci negli ultimi tre anni fa parte, è influenzato e cresce in simbiosi con tutti gli altri membri dello StudioSotterraneo. Un insieme che sente forte e prioritaria anche la vocazione all’insegnamento e che organizza corsi di pittura sperimentale proprio per trasmettere a tutti i loro stili e passioni.
StudioSotterraneo è soprattutto,“L’odore dell’olio di lino che colpisce i sensi, il suono della tastiera a riempire l’aria, resa densa dai colori alle pareti. Su cui quasi fatica a contenersi la gestazione pittorica quotidiana che qui ha origine per mano di sette differenti genitori, diversi nel gusto estetico ma uniti dalla passione per l’amante che sotto quel tetto dividono: la pittura. Sembra quasi di sentirla respirare nella forza dolorosa delle tele di Luis Alberto Alvarez, per poi materializzarsi attraverso le audaci prospettive immobili nel tempo di Francesco Campese. Pittura che trova espressione liguistica nei volti trasfigurati di Antonio Russo, vivendo del cromatismo orgiastico e delle forme plastiche di Roberto Farinacci, per poi diluirsi nel fluttuante universo pittorico di Mattia Arduini e riprendendo corpo con il descrittivismo melanconico evocato da Carlos Atoche. A cui si aggiungono le atmosfere di Luis Alberto Cutrone, l’ultimo elemento arrivato a completare il mosaico artistico di uno studio in perenne trasformazione. Capace di inventarsi teatro di jam-session musicali, galleria raffinata o ritrovo per una serata in cui consumare un Bukowski, bere un bicchiere di vino, parlare del mondo. E, tutto intorno, nient’altro che una straordinaria, aggressiva bellezza” (Matteo Pinci, la Repubblica).
Roberto Farinacci nasce a Roma il 25 ottobre 1983. Dai 14 a 21 anni è impegnato in un laboratorio di pittura a Colleverde di Guidonia, e dai 22 ai 25 frequenta e si diploma all’Accademia di Belle Arti di Roma con il massimo dei voti. Dopo due anni di esperienza berlinese, rientra dalla capitale tedesca nel 2011 e si fonde e integra con gli artisti dello StudioSotterraneo, dilettandosi negli ultimi mesi anche come attore teatrale. “Senza pittura mi sentireri inespresso, dipingere è un prolungamento della mia persona, la descrizione del mio quotidiano, è essenziale e l’essenziale”.