Roberto Fontana – Esercizi di normalità
Corporeità svilite e dolenti, a esemplare la condizione “border-line” cui è relegato chi non riesce ad adeguarsi ai canoni d’una coatta normalità.
Comunicato stampa
Corporeità svilite e dolenti, a esemplare la condizione “border-line” cui è relegato chi non riesce ad adeguarsi ai canoni d’una coatta normalità.
Sono questi i soggetti prediletti da Roberto Fontana, raffigurati – con notevole coerenza tematica e stilistica – anche in quest’ultima sequenza di dipinti che verrà esposta alla galleria XXS aperto al contemporaneo a partire dal 24 ottobre.
Individualità profondamente mortificate e destabilizzate dalla “pressione” esercitata dal contesto circostante; equilibri psiche-soma fortemente perturbati, che il pittore palermitano ha saputo analizzare e tradurre visualmente con quel tipico approccio impietoso – senza filtri o remore di sorta – che ne contraddistingue da sempre l’inconfondibile cifra artistica ed estetica.
Forte di un linguaggio impregnato di venature espressioniste (in cui si mescolano le suggestioni “nordiche” mutuate da Nolde, Kirchner e Munch insieme agli spunti offerti dal beneamato Bacon ed ai diretti insegnamenti del dionisiaco azionista Hemann Nitsch) ma anche di proficue indicazioni provenienti dalla più attuale street art, Fontana ha dunque impaginato un impressionante “casellario” di singole tipologie di disagio e di squilibrio psico-corporale, non limitandosi ad una semplice elencazione di natura puramente “tassonomica”, ma procedendo nel senso dell’acuto approfondimento d’ogni caso esaminato, ai fini della piena comprensione delle cinetiche destabilizzanti di cui è preda l’intero corpo sociale per effetto della “normalizzatrice” volontà di controllo esercitata dalla classe dirigente.
L’inevitabile alienazione dal contesto e l’irreversibile scivolamento verso la disidentità costituiscono pertanto – nella cruda riflessione per immagini condotta da Fontana – il logico e consequenziale punto di arrivo per chi non voglia o non sappia assoggettarsi agli intenti ed ai dettami di tutti quei registi – più o meno occulti – che tendono ad orientare e condizionare i comportamenti dei singoli e dei gruppi. A fronte d’una così insistita pressione omologante esercitata dal contesto, in assenza di volontà o capacità di assimilarsi, lo scivolamento verso una dimensione separata di solipsismo – in cui il contrasto ormai insanabile fra immagine esteriore e personalità si risolve in termini di acuta sofferenza corporale – si pone al contempo come fuga da un giogo insostenibile e anche come esibita reazione nei confronti d’una inaccettabile realtà. E’ proprio questa condizione ibrida, di vittima sacrificale (ostracizzata fino alla marginalità e alla morte) e di oppositore consapevole (che fa della rinuncia all’omologazione una critica al sistema), ad essere rappresentata senza infingimenti e con veemente congruenza, spingendo gli osservatori a “prender posizione” attraverso una lettura intensamente simpatetica. Una identificazione emozionale ed affettiva con questi esemplari di umanità dolente – quella indotta da Roberto Fontana con la sua pittura – che non punta a suscitare un semplice coinvolgimento interiore dalle finalità catartiche, ma che mira all’induzione di una più ampia riflessione di carattere socio-politico, con l’auspicio della piena presa di coscienza delle perverse e distorte logiche di cui è preda l’intera società.