Roberto Ghezzi – Physis. I codici dell’invisibile
Un inedito progetto artistico frutto di una lunga ricerca che, rimodulando il rapporto tra rappresentazione e realtà e tra autore e opera, ha portato il pittore toscano al totale abbandono dei consueti strumenti pittorici in favore di un nuovo modo di concepire l’espressione artistica stessa.
Comunicato stampa
AREZZO - Dal 29 aprile al 29 maggio 2017 la Galleria Comunale d’Arte Contemporanea di Piazza San Francesco, ad Arezzo, ospita "Physis. I codici dell’invisibile", personale di Roberto Ghezzi a cura di Ilaria Margutti.
La mostra – patrocinata da Comune di Arezzo, Provincia di Arezzo, FAI Delegazione di Arezzo, Accademia Petrarca di Lettere, Arte e Scienze, Lions Club Mecenate Arezzo e Fraternita dei Laici – è sostenuta dai contributi di Estra, Coingas e Mastro Artista.
Sabato 29 aprile, alle ore 18,00, l’inaugurazione ufficiale alla presenza dell’artista e delle Autorità.
"Physis" sarà poi visitabile, con ingresso libero e gratuito, nei seguenti orari: dal martedì al venerdì dalle ore 10 alle ore 13 e dalle ore 14 alle ore 19; sabato e domenica dalle ore 10 alle ore 20.
LA MOSTRA
La Galleria Comunale d’Arte Contemporanea di Arezzo apre le sue sale a uno degli artisti più apprezzati e talentuosi del panorama toscano attuale.
Roberto Ghezzi, già noto come pittore di paesaggio, in questa occasione presenterà un inedito progetto artistico frutto di una lunga ricerca che, rimodulando il rapporto tra rappresentazione e realtà e tra autore e opera, lo ha portato al totale abbandono dei consueti strumenti pittorici in favore di un nuovo modo di concepire l'espressione artistica stessa.
“Per anni ho rappresentato soltanto ciò che vedevo attorno a me – spiega l’artista cortonese. – Prima i paesaggi toscani, poi la mia penisola e infine il nostro pianeta, nella sua parte più estrema, a nord, lontano dagli uomini. Soltanto acqua, aria e una sottile linea d’orizzonte, alla ricerca di qualcosa di invisibile che sentivo esistere dietro alle forme, in profondità.
A un certo punto la rappresentazione della realtà non è stata più sufficiente: volevo immergere i miei supporti negli elementi, affinché fosse la natura stessa a scrivere sulle tele la sua verità. E così ho fatto. Per quanto a molti possa apparire assurdo, ho davvero installato tele nei torrenti e nei boschi... e continuo a farlo”.
“L’artista – come scrive Ilaria Margutti, curatrice della mostra – inizia il suo nuovo viaggio, dall’ansia di capire, o ancora più in profondità, dall'Ansia d’Infinito”.
Lo spettatore si troverà di fronte a una produzione innovativa, ma legata alla precedente ricerca, sia nei contenuti sia nei tracciati visivi proposti.
“Non è nuovo – prosegue la Margutti – l’intimo legame con il suo territorio, che Ghezzi ha esplorato e indagato da sempre. Non è nuovo nemmeno il sentimento intenso che intreccia sul confine fra acqua e terra. È nuovo lo sguardo che posa su quell’orizzonte”.
L’artista, infatti, ha consegnato le sue tele agli stessi paesaggi che aveva da sempre dipinto, lasciando che gli elementi della Natura potessero sedimentarsi sulla loro superficie.
“Le immagini che vengono a crearsi sulle tele – continua la curatrice – sono il risultato del tempo trascorso; sovrapposizioni di passaggi, di strutture effimere che potrebbero continuare nella loro cancellazione e costruzione perennemente. Tutta la terra che abitiamo non è altro che un eterno stratificarsi di sedimenti e di segni che si cancellano nell’arco di poco, anche di qualche ora, immagini temporanee svolte le une sulle altre, che allo stesso tempo si accumulano a formare la materia.
Quello a cui Roberto ci pone di fronte – conclude Ilaria Margutti – è un paesaggio svuotato da tutte le descrizioni. Siamo noi stessi a dover costruire, secondo il nostro orientamento di profondità, le coordinate della mappa”.
Dall’esperienza che nasce da questa nuova indagine, Ghezzi coinvolge anche altri linguaggi espressivi.
Con la collaborazione di Andrea Cocchi e Daniele Baldiserri, saranno presentati tre video e un archivio fotografico che andranno a integrare il processo artistico del pittore cortonese.
La mostra apre dunque con le premesse di un originale metodo di condivisione artistica, riunendo diverse competenze attorno alla stessa idea, al fine di coinvolgere lo spettatore in un’esperienza di completa immersione nell’opera.
EVENTI COLLATERALI
Durante l’esposizione saranno organizzati alcuni appuntamenti, sempre a ingresso libero e gratuito, connessi ai temi della mostra, tra cui la presentazione del catalogo a cura del Lions Club Mecenate di Arezzo, prevista per sabato 13 maggio, e una visita guidata a cura della delegazione aretina del FAI.
BIOGRAFIA
Roberto Ghezzi è nato a Cortona nel 1978, dove attualmente vive e lavora. Nipote del noto artista cortonese Gino Ghezzi, inizia a dipingere molto precocemente, frequentando lo studio di scultura e pittura di famiglia. Apprende le basi del disegno e della pittura dal nonno e dal padre.
Negli anni approfondisce la tecnica del suo linguaggio artistico presso la Scuola “Processi Percettivi” all’Istituto d’Arte Piero della Francesca di Arezzo e successivamente frequentando l’Accademia delle Belle Arti Di Firenze.
A partire dagli anni Novanta tiene personali in alcune tra le più prestigiose sedi espositive italiane come il Museo Luciana Matalon - Milano, il Chiostro del Bramante - Roma, Palazzo Medici Riccardi - Firenze, Ca’ dei Carraresi - Treviso, il Museo Michelangiolesco - Caprese Michelangelo, la Fortezza Medicea - Montepulciano, Palazzo d’Aronco - Udine, Palazzo Saporiti - Milano e all’estero (Battersea Park-Londra, PuDong - Shanghai, Obernberg Am Inn - Austria), ottenendo positivo e crescente riscontro di pubblico e critica, nonché di galleristi e collezionisti.
Le prime opere hanno restituito il paesaggio naturale attraverso il suo sguardo, con una mimesi del dato fenomenico che, negli anni, è andata dissolvendosi assumendo i toni della soggettività e della rarefazione formale. L’attuale ricerca di Roberto Ghezzi, rimodulando il rapporto tra rappresentazione e realtà e tra artista e opera, ha portato al totale abbandono dei consueti strumenti pittorici in favore di un nuovo modo di concepire l’espressione artistica stessa.
"Credo che dietro alle cose, oltre il caos, esista una bellezza anteriore, più vasta e più profonda di quella che possiamo comprendere". ( Roberto Ghezzi)