Roberto Kusterle – Compendium
PRIMA ANTOLOGICA DEDICATA A ROBERTO KUSTERLE: UN PERCORSO ARTISTICO CHE DAI PRIMI ANNI OTTANTA DEL NOVECENTO ARRIVA AI GIORNI NOSTRI ED È RIPROPOSTO IN MOSTRA GRAZIE A 230 OPERE TRA DIPINTI, DISEGNI, SCULTURE, INSTALLAZIONI, VIDEO, FOTOGRAFIE ANALOGICHE E DIGITALI, MOLTE DELLE QUALI PROVENGONO DALL’ARCHIVIO DELL’ARTISTA E SONO ESPOSTE PER LA PRIMA VOLTA.
Comunicato stampa
Evento artistico di altissimo prestigio ai Musei Provinciali di Gorizia, che dal 30 aprile al 1° ottobre ospitano nella sede del settecentesco Palazzo Attems Petzenstein la mostra Kusterle, Compendium, la prima antologica dedicata all'opera del fotografo goriziano Roberto Kusterle, classe 1948.
La mostra è organizzata dall’ERPAC FVG - Ente Regionale per il Patrimonio Culturale del Friuli Venezia Giulia, e si avvale della collaborazione del CRAF – Centro di ricerca e archiviazione della fotografia, del Master di I° livello in “Archivi fotografici: digitalizzazione, catalogazione, valorizzazione” del Dipartimento di studi umanistici dell’Università di Trieste e del Premio Sergio Amidei.
In mostra si potrà ripercorrere quasi mezzo secolo di carriera, a partire dai primissimi anni Ottanta del Novecento sino ai giorni nostri, grazie a 230 opere tra dipinti, disegni, sculture, installazioni, video, fotografie analogiche e digitali, molte delle quali provenienti dall’archivio dell’artista ed esposte per la prima volta.
La mostra, allestita al piano nobile di Palazzo Attems Petzenstein, è stata curata dal critico d’arte prof. Angelo Bertani e dal dott. Alessandro Quinzi, conservatore della collezione d’arte dei Musei Provinciali di Gorizia, che sono stati affiancati da Sara Occhipinti dello Studio Faganel nella cura del corposo catalogo (348 pagine) pubblicato a corredo dell’esposizione.
L’esposizione antologica
Il percorso, ordinato con criterio cronologico, inizia con le fotografie ai sali d’argento dei primissimi anni Ottanta, nelle quali è possibile già riconoscere, in nuce, i temi cari alla poetica kusterliana (il corpo, la sua simbiosi con la natura, la sua caducità), che sarebbero stati compiutamente sviluppati a partire dai cicli analogici degli anni Novanta. Ma prima di arrivare a quella produzione, che avrebbe reso famoso il nome di Kusterle nel campo della fotografia d’arte a livello internazionale, la ricerca batte altri sentieri, quelli di una “pittura” informale d’impronta fortemente materica, che sconfina necessariamente nella terza dimensione, nella scultura e nell’installazione, anche temporanea e site specific.
Il carattere provvisorio di quest’ultima contribuirà a spingere Kusterle verso il video e la fotografia, che diverrà il mezzo privilegiato col quale dare corpo alle visioni della sua fantasia. I cicli analogici – Riti del corpo, Anakronos, Una mutazione silente – nascono da un intenso lavoro di sperimentazione delle tecniche di sviluppo della pellicola in camera oscura, di ricerca dei materiali e da un’accuratissima mise-en-scène prima dello scatto. Nascono fotografie di rara intensità emozionale sostenuta da una calibrata composizione e da un’attenta regia luministica, dove le gradazioni di un grigio solo apparentemente monocromo si arricchiscono di sfumature di colore.
Il progressivo approdo alla fotografia digitale consente a Kusterle di sviluppare nuovi cicli – I segni della metembiosi, Abissi e basse maree, Morus nigra, Zooxylos, Corpus ligneum, Echo, Cartacei, Il tempo delle cose – e di lavorare sul grande formato. In mostra non mancano momenti di più esplicito confronto con la tradizione artistica del passato sia col recente lavoro Ad fontem (2021), ispirato alle sculture tardoantiche di Aquileia, sia con i cicli Mutabiles Nymphae (2010) e Le spose del mare (2016), allestiti in contiguità fisica con stucchi e affreschi settecenteschi di analogo soggetto marino. Una menzione a parte merita infine il polittico La sacra tovaglia (1997), la cui visione sarà accompagnata da una musica composta per l’occasione da Teho Teardo.
Ha scritto Angelo Bertani, nell’introduzione al catalogo, che “Kusterle ha inteso appartenere a un mondo di frontiera permeabile, in cui le diversità siano sentite come una ricchezza: l’arte per lui è sempre stata un modo per varcare confini un tempo incombenti e trovare consonanze e tratti universali in popoli e culture. Il grimaldello per aprire uno dopo l’altro gli accessi di una ricerca continua e senza barriere è stato quello del sogno o meglio di una visione altra (da qui la ricorrente ironia), che però non ha mai abbandonato il rigore del metodo. Consapevole che noi vediamo il mondo attraverso uno specchio e in modo oscuro, l’artista goriziano ha voluto attraversare quel diaframma ingannevole, quella soglia per cercare una verità più profonda: i suoi cicli fotografici (che solo fotografici non sono) ci aprono dunque delle porte e ci fanno scoprire di volta nuove stanze della nostra memoria individuale e collettiva o addirittura della psiche, in un rimando, spesso molto colto e intrigante, dell’arte all’arte. Per comprendere a fondo il lavoro di Roberto Kusterle dobbiamo lasciarci accompagnare con spirito libero da orpelli in questo viaggio onirico, analogico e metamorfico in presenza della ragione.”
Roberto Kusterle. Biografia (www.robertokusterle.it)
Il percorso di Roberto Kusterle (1948, Gorizia, Italia) prende avvio con la pittura e l’installazione negli anni ’70, prima di identificare nella fotografia il mezzo ideale per la sua espressione artistica.
Negli anni successivi emergono i temi principali della sua poetica: la continuità tra il mondo umano, animale e vegetale, il ruolo di mediazione del corpo, la negazione dello sguardo, la pratica costante dell’ironia, dell’ambiguità e della metamorfosi per dare vita ad un’idea e per destare meraviglia nello spettatore.
La fotografia viene da Kusterle utilizzata per mantenere la tensione tra finzione e realtà. Kusterle ha un approccio molto personale alla fotocamera: l’effettiva ripresa fotografica è solo l’ultimo passaggio di un processo creativo complesso e articolato.
Le sue opere sono state esposte in numerose gallerie e spazi pubblici in Italia e all’estero, tra cui: Casa Cavazzini Museo d’Arte Moderna e Contemporanea (Udine), Magazzino delle idee (Trieste), Villa Manin, Passariano (Udine), Acquario Civico (Milano), Palazzo Panichi, Pietrasanta (Lucca), Galleria Harry Bertoia (Pordenone), Fondazione 107 (Torino), Macro Testaccio (Roma), Caffé Florian (Venezia e Taipei, Taiwan, Repubblica Popolare Cinese), Modern Arts Midtown (Omaha, Nebraska, Stati Uniti d’America), Museo d’Arte Contemporanea (Žilina, Slovacchia), Künstlerhaus (Klagenfurt, Austria), Istituto Italiano di Cultura (Amburgo, Germania), Le Botanique (Bruxelles, Belgio), Pilonova galerija (Ajdovščina, Slovenia), Mestna galerija (Lubiana, Slovenia), Galerija sodobne umetnosti (Celje, Slovenia), Cankarjev dom (Lubiana, Slovenia).
Ha partecipato a fiere e festival della fotografia nazionali e internazionali tra cui ricordiamo: Start Art Fair, Saatchi Gallery, Londra, Regno Unito; Art Paris Art Fair, Gran Palais, Parigi, Francia; Art Kyiv Contemporary VII, Kyiv, Ucraina; Off Art Fair, La Bourse, Bruxelles, Belgio; Scope, New York, Stati Uniti d’America; Contemporary Istanbul International Art Fair, Istanbul, Turchia; Festival Internacional de Fotografia Paraty em Foco, Paraty, Brasile; Madridfoto, Madrid, Spagna; Biennale di Alessandria videofotografiacontemporanea. Shapes of time, La Cittadella di Alessandria, Alessandria; Lucca Photo Digital festival, Lucca; Photissima Art Fair, Ex Manifattura Tabacchi, Torino, Italia; Festival Européen de la Photo de Nu, Arles, Francia.
Nel 2012 vince il Premio FVG Fotografia, CRAF, Spilimbergo (Pordenone), Italia.
Kusterle è anche sceneggiatore e regista dei suoi cortometraggi che hanno partecipato a diversi festival cinematografici. Nel 2009 con “Domenica dei fiori”, diretto con Ferruccio Goia, ha vinto il Lago Film Festival come miglior documentario ed è stato selezionato per il Festival International Jean Rouch, Parigi.
“Echo”, il fotolibro pubblicato nel 2019 da studiofaganel editore è stato selezionato e esposto a Castelnuovo Fotografia 2020 selezionato tra i finalisti del Premio Bastianelli 2020, come uno dei migliori libri fotografici d’arte del 2019. Lo stesso è avvenuto al Photo Book Award 2020 a Maribor. Il libro è nella collezione della Artphilein Library di Lugano e nella Biblioteca della Galleria Nazionale di Arte Moderna e Contemporanea di Roma.
Premi:
– Premio per la migliore mostra fotografica in Slovenia, Mesec fotografije, Lubiana, Slovenia, 2006.
– Premio per il migliore documentario, Lago Film Festival (Ferruccio Goia, Roberto Kusterle, Domenica dei fiori, 21’, 2008), Revine Lago, Treviso, 2009.
– Selezionato al Festival International “Jean Rouch” (Ferruccio Goia, Roberto Kusterle, Domenica dei fiori, 21’, 2008), Parigi, Francia, 2009.
– Premio FVG Fotografia, CRAF, Palazzo Tadea, Spilimbergo, Pordenone, 2012.
Musei Provinciali di Gorizia
Palazzo Attems Petzenstein (www.musei.regione.fvg.it)
Palazzo Attems Petzenstein, il più maestoso edificio settecentesco goriziano sopravvissuto alle distruzioni della prima guerra mondiale. È stato eretto su commissione del conte Sigismondo Attems Petzenstein (1708-1758), luogotenente della Contea di Gorizia allora parte dell’Impero asburgico retto dall’imperatrice Maria Teresa. Sigismondo era inoltre fratello maggiore di Carlo Michele (1711-1774), che nel 1752 venne nominato primo Arcivescovo di Gorizia. Il palazzo è stato ultimato nel 1745, quando nel Salone del piano nobile si tenne la prima riunione dell’Accademia dei Filomeleti, dedicata all’erudito romano Scipione Maffei e alla quale rimanda anche la tela soffittuale con gli Dei dell’Olimpo, opera di Antonio Paroli (1688-1768), artista di formazione veneziana. Tuttavia la facies attuale dell’edificio si deve a un secondo intervento, ultimato entro il 1751 e firmato dall’architetto Saverio Gianni (1712/18-dopo il 1780). Al piano nobile, sono stati riportati alla luce anche due ambienti affrescati nel 1783 da Francesco Chiarottini (1748-1796) e ispirati ai motivi rovinistici piranesiani, mentre nel giardino ha trovato ricovero la Fontana dell’Ercole con l’idra di Lerna realizzata nel 1775 su disegno di Nicolò Pacassi (1716-1790), architetto di corte di Maria Teresa d’Asburgo. Il palazzo è sede dal 1900 dei Musei Provinciali di Gorizia, fondati nel 1861, e ospita la Pinacoteca e mostre temporanee d’arte.