Roberto Pescetelli – Script Wave
“Script Wave”, la personale di Roberto Pescetelli, ci presenta le vibrazioni, le forze e le infinite variazioni che in maniera tangibile, percepibile e non, come per le sub-frequenze al di là dell’udibile o gli impercettibili fremiti che nel tempo trasmutano la materia e permeano la natura, ci attraversano e ci fanno esistere.
Comunicato stampa
Il giorno 7 febbraio 2017 alle ore 18.30 Interno 14_lo spazio dell’AIAC – Associazione Italiana di Architettura e Critica presenta “Script Wave” di Roberto Pescetelli, a cura di Magali Moulinier.
Roberto Pescetelli (Roma 1971), formazione in Scenografia all’Accademia delle Belle Arti, fin dall’inizio del suo percorso artistico spazia attraverso tecniche pittoriche sperimentali, la fotografia e il video. La continua ricerca è il bagaglio che gli permette di avvicinarsi sempre più all’essenza delle materie e alle loro infinite combinazioni.
“Script Wave”, la personale di Roberto Pescetelli, ci presenta le vibrazioni, le forze e le infinite variazioni che in maniera tangibile, percepibile e non, come per le sub-frequenze al di là dell'udibile o gli impercettibili fremiti che nel tempo trasmutano la materia e permeano la natura, ci attraversano e ci fanno esistere.
L'artista riproduce le increspature del cielo, del mare del ghiaccio o della sabbia seguendo la necessità di fermare l'inafferrabile essenza di una fenomenologia naturale: dal suono alle onde gravitazionali che sono realtà fisica e fenomeno ma anche e sopratutto l'essenza stessa del divenire. Congelandole nella forma, nella pittura ma anche nel volume, ci spinge verso un approccio contemplativo e di stupore. La natura è centrale nel suo lavoro come nelle sue scelte di vita e la mimesis si rinnova attraverso uno spostamento del punto di vista, un invito a guardare dall'alto per meglio contemplare ma anche ad immergersi in un processo che è parte di noi e del mondo che ci circonda. Tutto è frequenza vibrazione, battito, ritmo e attraversamento di onde elettromagnetiche e acustiche, sollecitazione ed interazione di forze contrapposte che tornano sempre ad un equilibro. La proprietà di questi attraversamenti, codificati dalla scienza dove possibile, determinano l'aspetto delle cose, degli esseri, della realtà che ci circonda e traslati su una superficie, in un volume, vengono focalizzati e trasfigurati. Non è solo notazione il suo lavoro, è reinvenzione della natura e tentativo di afferrarla, di coglierne l'essenza, per quanto possibile.
Roberto non fa questo attraverso la pittura di paesaggio o la figurazione ma attraverso un processo di sottrazione ci presenta un essenza e una sintesi. Forse i suoi possono essere dettagli di un paesaggio, infinitamente piccoli o visioni aeree di banchise polari, o deserti, porzioni di oceani che ci ricordano da dove veniamo e ci indicano una via possibile di pacificazione, ma anche la vertigine di appartenere a qualcosa che ci sfugge e che stiamo tentando ancora di interpretare e comprendere attraverso la scienza e la filosofia, ma anche, nel millenario sforzo della letteratura, dell'arte e della poesia, di afferrare l'essenza stessa della natura.
Nel confronto e la misura dello spazio espositivo, Pescetelli ci presenta la sua opera in una forma installativa lungo due assi ortogonali, orizzontale per l'orientamento e verticale, nella disposizione di due grandi pannelli, sempre ribaltando i punti di vista. Verso destra in una delle sale è, forse, ghiaccio o neve, verso sinistra è, indicato dal colore, acqua, mare, elemento liquido e primordiale, trasmutazione e origine del primo, da cui tutto ha avuto inizio. Nella sala di fronte all'ingresso ci accoglie in un “white cube” la ripetizione delle vibrazioni, declinate cromaticamente e matericamente ed offerte ad una visione dall'alto, focalizzando la nostra attenzione e trasformando il carattere pittorico degli elementi in volume, appropriazione dello spazio e ribaltamento percettivo, rendendo lo spazio stesso parte dell'opera. In questa operazione installativa troviamo l'essenza e il senso profondo della sua ricerca, un invito esplicito e potente a cercare per ognuno di noi un modo di relazionarci a quello che, nonostante sia il nostro habitat naturale, ancora ci sfugge, ci sorprende e ci meraviglia, aprendo in noi gli interrogativi fondamentali sul nostro esserci , su cosa stiamo perdendo o potremmo ritrovare, se solo ci dessimo più tempo per farlo.” (Magali Moulinier)