Rodolfo Graziani – Intreccio
“Intreccio”. L’opera di Rodolfo Graziani tra paesaggi immaginari, memorie ancestrali ed esplorazioni archetipali.
Comunicato stampa
“Intreccio”. L’opera di Rodolfo Graziani tra paesaggi immaginari, memorie ancestrali ed esplorazioni archetipali.
Roberto Mastroianni
Felice e potente intuizione quella della “Galleria Roccatre” di Torino che realizza, dopo tanti anni di diffusa e immeritata dimenticanza, una personale dal carattere retrospettivo di un pittore raffinato come Rodolfo Graziani. Quest’artista dalla formazione autodidatta e irregolare meritava, infatti, una riscoperta e una presentazione all’altezza della sua ricerca estetica ed esistenziale, che lo ha portato negli anni a coltivare una poetica del segno e del colore dai tratti caratteristici, che si nutre di riflessioni ancestrali e archetipali. Nata sotto una profonda spinta esistenziale che diventava bisogno espressivo, la pittura di Graziani si caratterizza per un’estetica e una poetica specifiche, capaci di tenere assieme astrattismo, grafismo, colore e gesto, dando vita a composizioni estremamente riconoscibili, in cui il colore e le forme diventano iconografia simbolica. Le tessiture cromatiche, le campiture piene di colori primari, alternate a grafismi, segni e strutture, fanno da contraltare ad astrazioni antropomorfiche, ispirate a suggestioni tribali ed etnografiche e, in questo modo, danno forma a paesaggi immaginari, capaci di tenere assieme suggestioni africaniste e ispirazioni totemiche. Il materiale etnografico africano, di cui l’artista è collezionista (maschere, feticci, maternità, oggetti di uso comune...) fa la sua comparsa in questi quadri che sono, al contempo, messa in forma di un paesaggio interiore e porzioni di immaginario collettivo. La ritmica narrazione astratta dà forma a un flusso di colore e a una tessitura di forme, che interpellano il fruitore proiettandolo in uno spazio altro e indefinito, in cui prende forma l’esplorazione della dimensione antropologica profonda, sempre e solo accennata, attraverso una forte e potente grazia compositiva.
Il rosso e il blu si alternano ai colori caldi della terra e della materia primigenia, da cui emerge una figurazione minimale dal carattere primitivista, che restituisce gli oggetti etnografici, appena abbozzati, alla loro originaria dimensione e funzione simbolica e rituale. In questo modo si dipana un flusso di immagini che fa riferimento all’immaginario e che assume una valenza alchemica, capace di indurre nel fruitore interrogazione e trasformazione interiore.
Il lirismo policromo assume quindi le forme di un’iconografia dell’anima e dei simboli della sua trasformazione che si articola in una narrazione visiva dalla grande incisività e dalla raffinata realizzazione.
La mostra diventa così il modo per mettere in moto la riscoperta di un artista, che come uno sciamano ha usato gli anni della propria vita per esplorare le più profonde tensioni della dimensione antropologica individuale e collettiva, interrogandosi sulla dimensione ancestrale e archetipale del colore, delle forme e dei simboli. Questo viaggio nella pittura di Graziani (19 opere di diverse dimensioni, realizzate tra il 2000 e il 2018) assume pertanto il valore di portale verso una dimensione ulteriore, in cui l’umano fa conti con se stesso e la propria cangiante essenza e, nello stesso tempo, si presenta quasi come un resoconto figurale di una ricerca interiore che è, al contempo, individuale e collettiva.