Romano Martinis – Il sorriso dell’Afghanistan
Si tratta di un interessante assemblaggio di grandi immagini del noto fotoreporter, scattate nel corso dei suoi undici viaggi in Afghanistan, compiuti tra il 1977 e il 2012, per documentare “una guerra che non è guerra”, che non parla il linguaggio delle armi, che non ha odore di polvere da sparo, ma è una guerra quotidiana che si combatte per le strade, nelle case, negli ospedali.
Comunicato stampa
Domenica 23 settembre 2012, alle ore 21:00, a Castronuovo Sant’Andrea, nelle sale del MIG. Museo Internazionale della Grafica e Biblioteca Comunale “Alessandro Appella”, con un dibattito, alla presenza di Romano Martinis proveniente dal Friuli, si conclude la mostra delle 50 fotografie raccolte sotto il titolo Il sorriso dell’Afghanistan.
Si tratta di un interessante assemblaggio di grandi immagini del noto fotoreporter, scattate nel corso dei suoi undici viaggi in Afghanistan, compiuti tra il 1977 e il 2012, per documentare “una guerra che non è guerra”, che non parla il linguaggio delle armi, che non ha odore di polvere da sparo, ma è una guerra quotidiana che si combatte per le strade, nelle case, negli ospedali.
Sono, quelle del Martinis, le immagini di un Afghanistan che l’Occidente non conosce o, piuttosto, ignora ritenendo che un’alternativa alle atrocità della guerra non vi possa essere.
La guerra, come si evince da queste, solo apparentemente silenziose, foto non riesce ad imprigionare la libertà di ragazzi che “nuotano”, con spiccata fantasia, in una piscina arida e con lo sfondo riempito da un minaccioso carro armato.
La guerra non può, e non deve mai, in ogni angolo del mondo, negare il sorriso a ragazze orfane, un sorriso che diventa speranza per un futuro da immaginare sicuramente migliore. La guerra non può, nonostante i danni arrecati, frustrare la fiducia che si può rinascere.
Le foto di Romano Martinis raccontano ciò che sfugge o si nasconde; testimoniano, attraverso gli afgani, al di là delle ragioni geopolitiche e dell’ingranaggio economico, un Afghanistan coraggioso, un Afghanistan che continua, nonostante tutto, a convivere con una guerra che, da oltre trent’anni, senza alcun rumore e priva dell’attenzione mediatica, serpeggia quotidianamente nelle città di Kabul, nei vicoli di Herat, tra le macerie di Farah.
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Romano Martinis è nato a Udine nel 1941. Ha incominciato come fotografo freelance nel 1968 e come docente di fotografia nel 1974 (dapprima all’American Forum School di Roma, poi all’Istituto Europeo di design e all’ Accademia Italiana di Costume e Moda).
Socio fondatore dell’Agenzia “Document for Press” e dell’Agenzia fotogiornalistica “Nadar”, dal 1995 è fotografo per “Lettera 22 Agenzia Giornalistica” (Diario, Manifesto, Carta, la Repubblica, Il Sole 24 Ore, ecc.). Ha lavorato per quasi vent'anni come fotografo di diversi progetti delle Nazioni Unite, soprattutto nelle Americhe. Tra i suoi lavori più noti, la documentazione pressoché completa del lavoro teatrale di Tadeusz Kantor, raccolta alla Cricoteka di Cracovia e nel mese di febbraio-aprile 2012 esposta al Musma di Matera e in palazzo Lanfranchi.
Ha compiuto molti viaggi in Afghanistan, nelle zone di conflitto di Herat, Shindand, Farah, Bakwa, Bala-Murghab. Numerose le sue mostre personali (Udine 1972, Roma 1975, Salemi 1984, Bogota 1994, Copenhagen 1995, Genova 1995, Padova 1997, Roma 1998, Torino-Salerno 1999, Roma 2001, Arezzo 2002, Poznam 2003, Tirana 2003, Gorizia 2005, Udine 2008, Berlino 2009, Bucarest 2010, Firenze 2011, Trieste 2011) e le partecipazioni a collettive di rilievo (Milano, Praga, Los Angeles, Managua, Trieste, Torino, Lubiana, Firenze, Copenhagen, Bogotà, Belgrado).
Ha pubblicato diversi portfolio e volumi tra i quali si segnalano Il Gesto Generale, con prefazione di G. Bartolucci (1978), La resistenza eritrea, con prefazione di L. Basso (1978), Cricot 2 (1982), Tor Viscosa (1988), Tadeuzs Kantor: Crikot 2, con prefazione di C. Henri Favrod e A. Perilli (2000), Il tempo congelato, con prefazione di A. Scarpellini (2002), Ojective: People’s World (2003), Amicizia (2008). Nel 2001 gli è stato assegnato il premio Spilimbergo per la fotografia.
Charles-Henri Favrod, giornalista e fotografo, tra le voci più autorevoli nel mondo della critica e della storia della fotografia, ha detto: «Più onesti di lui non ce ne sono. Per me Romano Martinis incarna la lealtà fotografica… È un vero cittadino del mondo, testimone sensibile, attento e fraterno, coraggioso, puntuale ed efficace. A lui va tutta la mia ammirazione. Ammirazione che, ne sono convinto, provano tutti coloro che osservano le sue immagini».