Rosanna Rossi – Percorsininterrotti
Dipinti e incisioni dagli anni settanta.
Comunicato stampa
Straordinario connubio di vitalità creativa e ricerca di sperimentazione e rinnovamento dei propri linguaggi, Rosanna Rossi nata a Cagliari
nel 1937 (dove tutt’ora vive e lavora), tra i principali esponenti dell’astrazione in Italia, ha attraversato con la sua opera
oltre sessant’anni della storia artistica del nostro Paese, contribuendo a immettere la Sardegna nel circuito nazionale e internazionale.
Alla creatrice delle Lacerazioni, dei vibranti e meticolosi dipinti Carati o dei più recenti Camouflage, alla sua lunga e ricca attività, la Città e i Musei Civici di Cagliari
dedicano ora un grande omaggio con la mostra monografica, in due riprese, Percorsi ininterrotti.
Curata da Maria Luisa Frongia, Marzia Marino e Anna Maria Montaldo, la prima parte della mostra - nelle sale della Galleria Comunale d’Arte di Cagliari,
dal 31 maggio al 30 ottobre 2016 - ripercorre gli snodi fondamentali del percorso ininterrotto dell’artista: dalle composizioni astratte dei primissimi anni Settanta
fino ai lavori più attuali, attraverso una selezione di opere che mettono in luce il rigore e l’originalità dei processi creativi, sia nella ricerca pittorica che nell’incisione.
La seconda parte dell’esposizione, che inaugurerà il 21 luglio nel nuovo spazio espositivo dei Musei Civici, C.ARTE.C – Cava Arte Contemporanea,
presenterà invece al pubblico la ricerca più innovativa e sperimentale di Rosanna Rossi: “gli altri materiali”, i lavori di assemblaggio e i ready-made degli anni Novanta,
i vetri, i “corpi spinosi” e gli interventi di arte pubblica documentati da foto e video.
Cagliari non cessa dunque - dopo la ricca programmazione del 2015 quale Capitale Italiana della Cultura e dopo l’evento espositivo “Eurasia”
con il Museo Statale Ermitage - di promuovere eventi e percorsi d’arte, di riflettere sulla sua storia artistica e culturale, d’intrecciare passato e presente,
creando spazi e occasioni per nuovi fermenti capaci di innervare la città, i suoi quartieri, la realtà sociale e urbana.
Percorsi ininterrotti s’inserisce all’interno del progetto “Sotto il segno del contemporaneo” con il quale i Musei Civici di Cagliari intendono valorizzare,
attraverso una serie di mostre monografiche, la straordinaria stagione e la temperie culturali che, dal 1965 al 1975, ha visto la città protagonista
e faro illuminato in Italia nella ricerca e nel campo sociale dell’arte, in un dibattito vivo e aperto.
Gli inizi di questo processo risalgono, in realtà, al decennio precedente quando, a Cagliari, la formazione di nuovi gruppi (Studio 58, Gruppo di Iniziativa Democratica,
Gruppo Transazionale) determinò una vera svolta.
Si trattava di giovani artisti, di varia estrazione regionale e scolastica, insofferenti nei confronti del conservatorismo ancora prevalente nell’isola, determinati
a cambiare il registro dominante a favore delle poetiche contemporanee.
Fu allora che Ugo Ugo, direttore della Galleria Comunale d’Arte, spinto dal desiderio di documentare, all’interno del patrimonio civico le tendenze e gli indirizzi
della ricerca artistica contemporanea, in campo nazionale ed internazionale, si impegnò nell’ambizioso progetto di costituire una Collezione d’Arte Contemporanea.
Un ruolo di preminente importanza ebbe l’Università degli Studi di Cagliari nella quale insegnavano personalità di prestigio quali Corrado Maltese, Gillo Dorfles,
Marisa Volpi Orlandini e Salvatore Naitza.
Il loro contributo fu determinante per la selezione degli artisti e delle opere. Dopo circa otto anni, nel 1975, si giunse all’inaugurazione della mostra
Materiali per un centro pubblico d’arte contemporanea.
Ottantadue opere di artisti nazionali ed internazionali - da Ugo Nespolo a Nanda Vigo, da Valerio Adami a Mimmo Rotella da Eddie Allen a Eduardo Arroyo - tutte
realizzate tra la fine degli anni Sessanta e il 1974 e riconducibili ai principali movimenti artistici contemporanei: l’astrazione e la Pittura analitica, l’Arte pop,
l’Arte Concettuale e l’Arte povera, l’Arte minimal, l’Arte cinetica e programmata. Opere che il pubblico presto potrà rivedere a Palazzo di Città,
ove saranno riallestite dal prossimo 1 luglio.
Tra gli artisti locali allora selezionati per far parte della raccolta – tutti esposti in questa occasione nella prima sala della mostra, ad accompagnare nel clima
e nel contesto culturale del tempo – ci furono Giovanni Campus, Tonino Casula, Luigi Mazzarelli, Igino Panzino e Gaetano Pinna, impegnati in quel momento
in ricerche percettive; Italo Antico, Ermanno Leinardi e Cipriano Mele con la loro indagine della forma; Luciano Muscu e l’espressionismo materico della scultura;
i cultori della pittura, Gaetano Brundu, Primo Pantoli, Giuseppe Pettinau e, naturalmente, Rosanna Rossi.
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A introdurci alla scoperta della personale ricerca pittorica dell’artista - continua e progressiva, fatta da una parte di metodo, tecnica, ritmo e rigore,
dall’altra di libertà espressiva, sperimentazione e sfide continue - sarà il suo giovanile Autoritratto.
Rientrata in Sardegna dopo gli studi all’Istituto d’Arte Zileri di Roma, Rosanna espone con Studio 58 in diverse occasioni, alternando la figurazione espressionista
con un più solido impianto realistico; ma è nel decennio successivo che la ricerca dell’artista si orienta verso l’astrazione.
Rosanna Rossi scopre allora la geometria della natura. Sono anni in cui è vivace il dibattito internazionale intorno al “fare pittura” che diventa essa stessa
oggetto d’indagine da parte degli artisti, perdendo ogni connotato di referenzialità e di riferimento naturalistico. L’interesse si sposta verso i processi operativi
e a tal fine si analizza il rapporto tra i suoi elementi fondamentali: il colore, il segno, la tela. Rosanna Rossi punta sul colore. Nelle Bande colorate la tela è un
campo pittorico che calamita o respinge le strisce cromatiche. Ritmo, spazio, colore, orchestrati con raffinatissima sensibilità, con una leggerezza che avvicina
l’acrilico alla luminosità e alla trasparenza dell’acquarello, al colore-luce del cubismo orfico. Colore e materia.
Da principio sono le Garze, lavate e arrotolate, tirate sulla tela e compresse. In seguito gli Spaghi, spesso allineati orizzontalmente, scorrono paralleli sulla tela di lino.
Agli inizi degli anni Ottanta nascono le Lacerazioni: carta su carta, spezzata, strappata, lacerata e poi ricomposta all’interno di un ovale, chiuso ma non per questo limitato.
E lacerazioni cromatiche sono gli “attraversamenti” che l’artista dedica a Gustav Klimt in occasione della mostra al Kulturinstitut di Vienna (1983).
Macchie di colore irregolari nella forma e nei toni, interruzioni ritmiche e musicali dello spazio, squarci caleidoscopici nei quali l’acquarello esalta la propria trasparenza.
Nel 1986 Rosanna Rossi partecipa alla XI Quadriennale di Roma. Nei dipinti esposti, tra i quali Touareg blue, prende forma la meticolosa tecnica, poi perfezionata nei Carati.
Alla scrupolosa preparazione della tela, sulla quale l’artista stende il colore per velature, segue una tessitura di infinite righe sfumate e vibranti, ottenute con un pennello sottilissimo. Il tempo della stesura determina il movimento e il ritmo.
Negli anni Novanta l’artista approfondisce la sua ricerca sulla materia con un approccio informale che spesso sconfina nella pratica dell’assemblaggio e del ready-made.
1992 Firenze Solingen Sarajevo. La polvere rossa e blu si sovrappone e si insinua nelle trame della juta. Materiali umili trasferiti nel grandissimo formato
(tre metri e mezzo d’altezza) urlano il dramma universale della guerra.
Guanti da cucina, pagliette d’acciaio, spazzole, strumenti di uso comune diventano oggetti da assemblare per creare metafore del quotidiano.
La necessità antiaccademica trova linfa vitale negli interventi di Arte Pubblica con i quali l’artista dialoga con lo spazio circostante e con la comunità del territorio:
attività nello specifico di cui darà testimoninza la seconda parte della mostra che aprirà dal 21 luglio nelle ex cave cagliaritane, recentemente trasformate dal Comune
con i Musei Civici in spazio espositivo museale per i linguaggi del contemporaneo.
Al rigore e all’affinamento delle tecniche personalissime, si affianca l’esaltazione dei supporti, dei “residui” e delle loro infinite, e non sempre prevedibili, potenzialità espressive. Nascono gli Archetipi e gli Scarti (2002 - 2003), due momenti creativi non antitetici ma complementari di una complessa operazione estetica che racconta storie
visibili e invisibili, attraverso impercettibili variazioni di luci e di ombre. La caratteristica dei “neri” di Rosanna Rossi sta nella trasparenza che conservano nonostante le sovrapposizioni e stratificazioni di colore. Le sue ombre non sono mai azzeramento della luce, ma buio dal quale la luce scaturisce.
La serie Oscuro sole di tenebra (2004) ne è una prova. La leggerezza dell’acquarello si alterna al tocco vellutato del pastello a colorare una parziale o totale eclissi solare.
Il cerchio, non sempre contenuto all’interno del foglio, è percorso da linee ondulate e parallele, generatrici di un movimento ritmico che ricorda i fondali sabbiosi.
Onde abissali che ritroviamo nei timbri scurissimi del rosso, del rubino, dell’amaranto e della porpora in Carignano (2007).
La mostra giunge fino a questi ultimi anni. Rosanna Rossi continua a “fare pittura” anche nel secondo decennio del terzo millennio. Instancabile.
La sua pittura, espressione di luce, spalanca le Porte d’Oriente (2011) all’occhio indagatore dello spettatore. I blu, i gialli e i rossi dei morbidi pastelli, stesi con le mani
nel formato verticale della carta, diventano porte d’accesso al valore della storia e della cultura quando l’artista ripropone, a distanza di tempo il soggetto
dei Camouflage (Rashomon 2012), reticoli di forme geometriche, dal potente valore energetico, che emergono dalle tele e dalle tavole come strade di quartiere.
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EVENTI COLLATERALI
Cagliari non potrà restare insensibile all’omaggio a Rosanna Rossi, occasione e motivo di confronti e approfondimenti anche grazie a uno stimolante incrocio tra arti
che coinvolgerà il cinema e la musica.
A far rivivere infatti il clima effervescente, impegnato e di contestazione, sperimentale e talvolta drammatico che ha caratterizzato gli anni ‘70, sarà il cinema,
grazie alla rassegna che animerà la mostra durante l’estate (nei Giardini Pubblici della Galleria Comunale d’Arte, tutti i giovedì, proiezioni libere)
dal 7 luglio al 1 settembre 2016.
Da Rashomon di Kurosawa del 1950 a Teorema di Pasolini del ‘68, da Lo specchio (1975) del regista Andrej Tarkovskij a Tre colori: film blu del 1993 di Kieslowski,
una selezione di grandi pellicole attraversa la storia culturale del nostro Paese a suggerire, senza un ordine cronologico o tematico, contenuti e tematiche.
Uno spazio importante sarà riservato alla musica, componente fondamentale nell’opera della Rossi con concerti dedicati a Bach lungo un percorso temporale e geografico
che non trascurerà gli artisti fondamentali del panorama musicale del secondo ‘900, da Luigi Nono ai Beatles da Berio a Bob Dylan.
Durante la rassegna Percorsi ininterrotti l’opera di Rosanna Rossi sarà inoltre presentato l’Archivio Multimediale, recentemente realizzato, replicabile come modello ideale
per la catalogazione delle opere di un artista vivente.