Rossana Buremi
Servendosi contemporaneamente di colori ad olio, pongo, tappezzeria e carte da regalo, muovendosi risolutamente tra astrazione e figurazione, tra rappresentazione erotica e rigore geometrico, Rossana Buremi articola la possibilità di un linguaggio bidimensionale, rappresentazione di quella che l’artista definisce una “monomania”, un’ossessione che diventa linguaggio.
Comunicato stampa
Servendosi contemporaneamente di colori ad olio, pongo, tappezzeria e carte da regalo, muovendosi risolutamente tra astrazione e figurazione, tra rappresentazione erotica e rigore geometrico, Rossana Buremi articola la possibilità di un linguaggio bidimensionale, rappresentazione di quella che l’artista definisce una “monomania”, un’ossessione che diventa linguaggio.
I suoi dipinti sono caratterizzati dalla mancanza di prospettiva, dall’appiattimento delle figure che, abbandonata ogni morale si dispongono apatiche per l’orgia, schiacciate e soffocate dal pongo che le sovrasta e le sfigura, dal pigmento che viene assorbito dalla grossa trama del tessuto iper-decorativo di fondo, in un’atmosfera claustrofobica che oscilla tra l’incubo e un universo kitsch d’altri tempi.
La medesima urgenza bidimensionale informa i disegni, costituiti da una serie di semirette convergenti in un unico punto all’interno del piano, un foglio di carta da regalo il cui soggetto satura interamente lo spazio disponibile e ricorda o allude all’erotismo.
La semplice dimostrazione grafica di una nozione fondamentale di geometria piana diventa così immagine drammatica di un’ossessione, di una provocatoria indagine estetica.