Rosy Losito – Dalla forma allo sgrif

Informazioni Evento

Luogo
FEDERLAZIO
Piazza Mercato 11 , Latina, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

dal lunedì al venerdì dalle 9,00 alle 13,00 e dalle 15,00 alle 18,00

Vernissage
06/06/2013

ore 18

Contatti
Email: eventi@madarte.it
Biglietti

ingresso libero

Artisti
Rosy Losito
Curatori
Fabio D’Achille
Generi
arte contemporanea, personale

Anche per il 2013 Federlazio Latina ha deciso di occuparsi di cultura con il progetto MADImpresa che, ormai da quattro anni, ci vede trasformarci in una galleria d’arte fruibile anche al pubblico. La prima artista ad esporre sarà la pugliese Rosy Losito, con un’antologica che copre un arco di tempo di circa quindici anni.

Comunicato stampa

Anche per il 2013 Federlazio Latina ha deciso di occuparsi di cultura con il progetto MADImpresa che, ormai da quattro anni, ci vede trasformarci in una galleria d’arte fruibile anche al pubblico. La prima artista ad esporre sarà la pugliese Rosy Losito, con un'antologica che copre un arco di tempo di circa quindici anni.
"Se volessimo esprimere con una parola il percorso artistico di Rosy potremmo definirlo come una liberazione, una liberazione delle sensazioni più autentiche e delle pure emozioni dal controllo – che rischia di diventare una gabbia – della razionalità. Questa liberazione passa attraverso diversi stadi molto differenti e al contempo uniti tra loro, ma non è lo stile il trait d’union, anzi, ci troviamo al cospetto di opere stilisticamente agli antipodi, quanto piuttosto il contatto tra il mondo esteriore e quello interiore, l’esorcizzazione delle emozioni negative e la volontà di riscatto di una donna che considera l’arte la propria salvezza. In un primo tempo Rosy utilizza un linguaggio artistico che tanto deve a Cèzanne per lo studio sull’essenza strutturale e geometrica delle forme che subiscono una scomposizione analitica e una frammentazione sottintendente una concezione dell’arte come attività intellettuale, come progettualità mediata dalla ragione, nonché un io diviso e lacerato, un corpo che ha bisogno di essere smembrato e deframmentato, analizzato, sezionato quasi, per poi poter essere ricomposto in una sintesi unitaria. A questa fase analitica e progettuale si accompagna l’uso dell’olio, che, per il lungo tempo che richiede per asciugarsi, meglio si adatta ad un’esecuzione a lungo progettata ed elaborata, a una meditazione, a una ricerca chiusa e introspettiva, così come l’utilizzo di una tavolozza in cui prevalgono gli ocra e le tonalità legate alla terra e alla materia rimanda a un ritorno alle radici e alle origini, indispensabile per poter andare avanti e lasciar posto ai colori più accesi, alle sensazioni più vivide ed immediate. Allo stesso modo l’adozione di un linguaggio primitivista derivato da Picasso e dall’arte africana è funzionale a una ricerca sugli albori, costituisce un richiamo a una dimensione più pura, terrena, semplice (ma non semplicistica) e non filtrata dalle sovrastrutture della civiltà occidentale, sempre più incapace di ascoltare se stessa, talmente proiettata verso il futuro da dimenticare il passato e il presente, elementi imprescindibili per esplorarsi e reinventarsi. E’ questo il periodo delle maschere, dell’Androgino, quando Rosy ricompone i frammenti di un’umanità smembrata, ricerca ora una sintesi tra spirito e materia, maschile e femminile; iniziano a comparire tonalità più fredde come il viola, colore della spiritualità per eccellenza, l’artista usa tele cucite su una gabbia per ricostruire un’identità frammentata che tenta di trovare un equilibrio tra i pieni e i vuoti, ma vuoti che non sono ancora un lasciarsi andare all’incognito, ma che conservano un punto di sostegno, la gabbia appunto, mentre i corpi aguzzi e spigolosi costituiscono un tentativo di difesa, difesa anche da se stessi, che rischia di diventare una prigione e di precludersi all’esplorazione e all’espansione: l’assenza delle braccia rivela l’impossibilità di proteggersi ma anche di aprirsi verso l’altro.
L’introduzione del rosso nella tavolozza di Rosy costituisce una vera e propria svolta stilistica e interiore: la linea si fa più morbida, le forme si arrotondano, la prospettiva obliqua moltiplica i punti d’osservazione, l’iniziale progettualità lascia ora il posto a una ricerca proiettata verso molteplici direzioni e all’esplosione di istinti, passioni, alla scoperta di tante possibilità di esplorazione.
Seguendo questo percorso di assecondamento di se stessa Rosy approda a una pittura puramente gestuale, astratta, coloristica, vive l’arte come qualcosa di fisico, corporeo e non mentale, dà vita a un interscambio sensoriale tra lei e l’opera, i lavori non sono supportati da alcun progetto ma dall’immersione nella pura ispirazione, quasi come in uno stato di ipnosi, un’improvvisazione jazzistica. Il quadro è concepito come qualcosa di vivo, mai compiuto, è un essere che vive delle sensazioni del presente, dopo le fasi progettuali denotate dalle riflessioni sul passato, è un embrione che si apre verso nuovi orizzonti, verso qualcosa che sta per nascere. Gli spazi cadenzati da pieni e vuoti sortiscono un equilibrio tra volontà di lasciarsi andare e capacità di fermarsi, sono come delle pause musicali necessarie al riascolto per il ritrovamento dell’armonia, stabiliscono un connubio tra un’energia volitiva e una riflessiva, connotata quest’ultima dallo sgrif, una sorta di scrittura automatica che racchiude la parte più intima di Rosy, il suo mondo interiore, attraverso cui l’artista vuole stabilire un ponte simpatetico con lo spettatore.
Senza la frammentazione delle forme e la loro analisi e studio, la successiva ricucitura e sintesi, l’artista non sarebbe potuta giungere all’espressione immediata delle sensazioni, a questa sorta di action painting: l’analisi razionalistica della forma era una tappa imprescindibile per approdare alla successiva componente irrazionale".
(Laura Cianfarani)

Un esperimento, quello di MADImpresa, che negli anni si è rilevato di grande impatto sociale con le opere d’arte entrate all’interno di alcune aziende associate e nel palazzo della cultura di Latina in occasione degli 80 anni della nostra città.
Continuiamo a credere che le aziende devono occuparsi anche di arte per offrire alla cittadinanza un valore che vada ad aggiungersi all’aspetto puramente economico del fare impresa.
Ne siamo convinti e continueremo a sostenere il nostro progetto “Dal Lavoro alla Cultura”.