Russia Palladiana
La mostra Russia Palladiana. Palladio e la Russia dal Barocco al Modernismo è organizzata dal Ministero della Cultura della Federazione Russa nell’ambito delle celebrazioni ufficiali dell’Anno del Turismo Italia-Russia 2014.
Comunicato stampa
Il manoscritto della prima traduzione in russo del famoso Trattato di Architettura di Andrea Palladio (pubblicato a Venezia nel 1570), attribuita al principe Dolgorukov, porta la data del 1699: da allora il grande architetto italiano divenne punto di riferimento imprescindibile anche nelle terre degli Zar.
La mostra Russia Palladiana. Palladio e la Russia dal Barocco al Modernismo è organizzata dal Ministero della Cultura della Federazione Russa nell’ambito delle celebrazioni ufficiali dell’Anno del Turismo Italia-Russia 2014.
La scelta di focalizzare l’esposizione sul legame strettissimo tra l'opera del leggendario Maestro e l’architettura russa trova in realtà profonde ragioni nel ruolo che Andrea Palladio ha rivestito nella storia dell’architettura.
Egli fu, come universalmente riconosciuto, la figura che più influenzò l’Arte del costruire nel mondo.
In Russia, il nome di Palladio ha da sempre avuto un significato particolare, non solo perché riconducibile alle eccellenze del Rinascimento italiano ma anche come principale fonte d’ispirazione per la progettazione architettonica del Paese, oltre che come modello per la formazione della coscienza e della vita quotidiana.
Per fare un esempio noto, il fenomeno culturale prettamente russo della costruzione dell’usad’ba, ovvero della villa di campagna, ha come fonte d’ispirazione proprio l’opera di Palladio.
Nata da una collaborazione tra la Fondazione Musei Civici di Venezia e il Centro espositivo-museale di Stato ROSIZO di Mosca, con il sostegno del Museo statale di architettura A. V. Ščusev – Mosca, e lo CSAR (Centro Studi sulle Arti della Russia dell’Università Ca’ Foscari Venezia), la mostra - a cura di Arkadij Ippolitov e Vasilij Uspenskij del Museo Statale Ermitage di San Pietroburgo – si sviluppa da un progetto di Zelfira Tregulova, Direttore del Centro espositivo-museale di Stato ROSIZO.
Del tutto inedita per i contenuti e i risultati scientifici pubblicati in catalogo, ma anche per la sua ideazione, l’esposizione permette per la prima volta di seguire la storia, ormai tricentenaria, del palladianesimo russo attraverso un numero significativo di materiali ignoti al pubblico, provenienti dai fondi dei più prestigiosi musei e archivi della Russia.
Tra coloro che hanno partecipato al progetto ricordiamo l’Ermitage e il Museo di Stato Russo di San Pietroburgo, il Museo di Stato delle arti figurative A. S. Puškin, la Galleria di Stato Tret’jakov di Mosca, il Museo Statale di Architettura A. V. Ščusev, il Museo Storico di Stato, il Museo moscovita della tenuta di Ostankino, il Museo di Stato delle ceramiche e la Tenuta di Kuskovo del XVIII secolo, il Museo-tenuta Archangel'skoe, l'Archivio russo di Stato dei documenti antichi, il Museo della Storia di San Pietroburgo, il Museo dell'Accademia russa di Belle Arti, il Museo-appartamento di I. I. Brodskij, il Museo-riserva statale Petergof, il Museo-riserva statale Pavlovsk, il Museo-riserva statale Carskoe Selo, la Biblioteca Nazionale russa, la Biblioteca dell'Accademia delle scienze, la Galleria d’arte della regione di Tver, l’Unione museale di Čerepovec, il Museo-riserva statale dell'architettura e delle arti di Pskov e il Museo d’arte moderna di Perm'.
La prima parte della mostra è dedicata al palladianesimo russo che nasce nella prima metà del XVIII secolo, all’epoca delle riforme di Pietro I che “aprirono una finestra sull’Europa”.
Con la traduzione in russo del famoso Trattato di Architettura di Andrea Palladio le idee del grande italiano iniziarono a giocare un ruolo via via sempre più importante, ispirando i progetti di moltissimi architetti russi, come appare chiaramente nella costruzione di Pietroburgo.
Tuttavia, la passione per l’architettura palladiana conobbe il suo vero apogeo all’epoca di Caterina II.
Desiderosa di apparire come una sovrana illuminata, Caterina fu promotrice delle più innovative tendenze artistiche provenienti dall’Europa non solo nelle arti visive ma anche nell’architettura.
Fu proprio Caterina II a invitare in Russia due famosi architetti dell’epoca, Giacomo Quarenghi e Charles Cameron: questi due convinti seguaci di Palladio trovarono in terra russa l’opportunità di dare forma concreta alle idee del loro geniale maestro.
A loro volta, i progetti dei due architetti esercitarono una forte influenza per lo sviluppo della Weltanschauung del grande maestro russo Nikolaj L’vov, architetto, musicista e poeta.
Si può affermare senza esagerazione che furono proprio le costruzioni di L’vov, ispirate a Palladio, a dare vita ad un fenomeno tanto unico come fu quello dell’usad’ba russa, fenomeno che coinvolgeva certamente l’architettura, ma anche l’arte nel suo complesso, la letteratura e soprattutto la vita quotidiana del tempo.
I lavori di Quarenghi, Cameron e L’vov hanno contribuito in buona parte all’avvento del “Secolo d’Oro” della cultura russa, epoca che coincise con il regno di Alessandro I, meravigliosamente descritta nelle pagine dell’Evgenij Onegin di Puškin e di Guerra e Pace di Tolstoj.
È a quest’epoca che è dedicata la parte principale della mostra.
Grande attenzione è inoltre rivolta al permanere del palladianesimo russo nel corso del XX Secolo, un fenomeno davvero singolare.
In un periodo di entusiasmo generalizzato per il Modernismo, nacque un improvviso interesse per le forme neoclassiche, combinato alla nostalgia per la passata cultura delle usad’ba.
Gli architetti Žoltovskij, Fomin, e Ščusev, che avevano iniziato la propria carriera guardando alle idee moderniste, si misero a progettare architetture impregnate dallo spirito di Palladio.
Del resto, il carattere essenziale dello stile palladiano sembrava essere molto vicino all’estetica rivoluzionaria dell’Avanguardia (com’è noto, l’architetto costruttivista Mel’nikov era un fervente ammiratore dell’opera del grande veneto).
E perfino nell’architettura staliniana, nata dalla complessa fusione tra Neoclassicismo e Avanguardia, l’influenza di Palladio è percepibile.
La mostra si conclude con un lavoro di A. Brodskij creato all’alba del terzo millennio, dimostrando così che le idee di Andrea Palladio sono ancora di grande attualità.
L’influenza di Palladio trascendeva ampiamente i confini dell’architettura, e per questo nelle sale al secondo piano del Museo Correr il pubblico potrà ammirare – tra gli oltre 200 lavori esposti - non solo disegni, progetti, schizzi e modelli di opere architettoniche, ma anche dipinti e opere grafiche create da grandi maestri come Levickij, Borovikovskij, Soroka, Borisov-Musatov, Sudejkin, Grabar’, Benois, Dobužinskij, Kandinskij e Suetin.
Il fatto che la mostra si svolga a Venezia durante la Biennale di Architettura è molto significativo, in quanto sottolinea il legame particolare, passato e presente, che unisce le culture italiana e russa.
La mostra è accompagnata da un catalogo preparato dai curatori, i collaboratori dell’Ermitage A. V. Ippolitov e V. M. Uspenskij.
Oltre ai saggi dei curatori, il catalogo include quelli del rettore dell’Istituto d’Architettura di Mosca D. O. Švidkovskij, di Ju. E. Revzina, V. G. Bass, e I. G. Lander.