Ryan Bruss – Silence The Self & Architecture & Maestros in the Shadow
Due cicli distinti – il primo di Architettura contemporanea giapponese; il secondo di un Maestro artigiano italiano, nella sua Bottega – che ben rappresentano la sensibilità e la ricerca artistica di RYAN BRUSS.
Comunicato stampa
Sabato 4 febbraio 2023, alle ore 17.00, presso IL VICOLO - Interior Design, a Cesena, si terrà l’inaugurazione della mostra dell’artista statunitense RYAN BRUSS (Portland [Oregon] 1979) , “Silence, The Self & Architecture” & “Maestros in the Shadow”, allestita in Contrada Chiaramonti 6. Due cicli distinti – il primo di Architettura contemporanea giapponese; il secondo di un Maestro artigiano italiano, nella sua Bottega – che ben rappresentano la sensibilità e la ricerca artistica di RYAN BRUSS. Nella prima ritroviamo una serie di sperimentazioni fotografiche in bianco e nero – 12 fotografie di grande formato – che riflettono sull’esplorazione del “Sè” in relazione allo spazio architettonico circostante, rivelandone un nuovo e profondo significato concettuale. La “piazza” è quella del KANAGAWA INSTITUTE OF TECHNOLOGY, progettata da JUNYA ISHIGAMI, a Tokyo. RYAN BRUSS riprende questa straordinaria architettura in sequenze di immagini che permettono di rivivere l’esperienza sensibile ed immersiva dell’artista, oscillando tra scatti alternati di luce e buio, dentro e fuori, dinamismo e staticità, rumore e silenzio. Il luogo è il protagonista – manipolatore di luce – che catturato dall’occhio della macchina fotografica si trasforma in uno spazio minimale sospeso, un’anticamera astratta che pone il fruitore in una dimensione meditativa di ascolto della pienezza del vuoto. Attraverso un gioco di esposizione e messa a fuoco, il percorso di RYAN BRUSS inizia nell’oscurità, tra frammenti di cielo e ombre che sembrano suggerirci di rimanere in uno stato di «solitudine privata», per poi focalizzare lo sguardo verso il bianco della sala, una totalità di luce che divampa e, di conseguenza, libera il proprio “Io” così fluidamente da far sentire l’interlocutore «parte dell’architettura che scorre». L’artista racconta: «Quando ho deciso di immortalare questo spazio, ho scoperto di non avere alcuna consapevolezza di come farlo, nessun approccio prestabilito. I nostri occhi sono straordinari nell’adattarsi alla differenza di luce. Senza la lente di una macchina fotografica, i giochi di riverbero in relazione alla struttura non sono così evidenti. Tuttavia, con questo dispositivo come mezzo di esplorazione di luce e di spazio, il concetto alla base della struttura architettonica si esplicita e viene rivelato».
Nella seconda sezione espositiva sono raccolte 12 grandi fotografie (Formato B “0”) scattate dall’artista lo scorso anno, in occasione di un suo viaggio in Italia per la presentazione della mostra “Uchi soto” e della bipersonale “TuorloBlue”. Scrive RYAN BRUSS: «In una realtà sempre più digitale ed effimera, i maestri stanno svanendo ai margini della società e sono sul punto di scomparire del tutto. La conoscenza che è stata elaborata e perfezionata nel corso delle generazioni è sempre più a rischio. Così, con le nuove generazione, è sempre più probabile che abbandonino il mestiere creato con cura dai loro padri [...]». Siamo a Faenza e la Bottega artigiana è quella del foggiatore-torniante Pier Paolo Garavini. «Nelle immagini vediamo lo scorrere del tempo, le famiglie sbiadite nelle foto sullo sfondo mentre il Maestro crea con le sue mani nel presente. L’intimità del rapporto del Maestro con le sue creazioni si percepisce attraverso il movimento nelle fotografie. La trama definita delle mani colpisce rispetto al movimento della terra mentre la modella. Passando dai disegni abbozzati a mano, alle realizzazioni complete senza un accenno di digitale» (Ryan Bruss).