Ryan Conrad Sawyer / Kasper Sonne
Brand New Gallery è lieta di presentare It’s the least we can do, prima mostra personale in Italia di Ryan Conrad Sawyer e Bad Chemistry, mostra personale dell’artista danese Kasper Sonne.
Comunicato stampa
Gallery 1:
Ryan Conrad Sawyer. It's the least we can do.
In mostra opere appartenenti alla serie B.P. (black powder) e lavori realizzati con materiali utilizzati in edilizia.
Creati distribuendo e spargendo polvere da sparo sfusa su tele preparate, i B.P. paintings di Sawyer sono l’elegante documento di un gesto performativo. Con composizioni in equilibrio tra controllo e possibilità, le opere sono un’iterazione contemporanea dell’interesse del minimalismo per durata, materialità e semiotica.
Nonostante l’estetica ragionata ma semplice, il contesto in cui sono prodotti questi lavori è di una complessità quasi interminabile. Il quadro di lettura dell’opera dell'artista viene dato da un clima sociale memore del retaggio culturale della città natale di Sawyer in Virginia, dove lo stoccaggio di polvere da sparo era pratica comune e di cui si è raggiunto il culmine con il diritto di possedere armi, sancito nel secondo emendamento della Costituzione americana. Le opere di Sawyer provocano, con perplessità, un discorso politico e sociale.
In maniera simile i suoi lavori realizzati con materiali da costruzione facilmente reperibile come isolanti, gesso, nylon e vinile, hanno un'identità biforcata. Oscurando la distinzione tra materiali e immagini, le opere di Sawyer non sono rappresentazioni di per se stesse, ma piuttosto la materializzazione di ciò che intendono. Come i suoi predecessori estetici, le opere si identificano materialmente con il lavoro manuale di una classe operaia che nel 21° secolo si trova di fronte ad un’economia più potente e più debilitante. Le opere di Sawyer si ergono come un promemoria fedele dell’ininterrotta prevalenza di una crescente iniquità.
Ryan Conrad Sawyer (b. 1983 in Smithfield, Virginia) vive e lavora a Richmond, Virginia, e Brooklyn, New York.
Gallery 2:
Kasper Sonne. Bad Chemistry
Punto cruciale della pratica di Sonne è l'esplorazione di come lo spettatore costruisca attivamente la propria interpretazione dell'arte e, in scala più ampia, di come le culture creino, diffondano e condividano un significato. A tal fine, le opere di Sonne invocano spesso una dicotomia, talvolta anche solo per poi annullarla e svuotarla. Questo approccio fornisce ai suoi lavori un'estetica vissuta e processuale, sempre in movimento lungo il nastro di Möbius di ciò a cui l'artista si riferisce come 'creazione attraverso la distruzione'. In occasione della mostra verranno esposte opere appartenenti a tre serie recenti: TXC paintings, Untitled (acid rain) e il video Bad Chemistry, da cui è tratto il titolo della mostra.
Portando avanti il discorso delle precedenti generazioni di artisti processuali, come Linda Benglis o Gustav Metzger, i TXC paintings di Sonne nascono inizialmente come audaci e vibranti monocromi, realizzati con vernice industriale che, applicata uniformemente con un rullo, sviluppa una superficie pulita priva di qualsiasi gesto pittorico. Dopo aver prodotto questa estetica minimale, Sonne prosegue versando solvente chimico sul lavoro, distruggendo così la purezza precedentemente ottenuta. Il lavoro comincia a prendere forma e, attraverso la commistione delle sostanze chimiche, la vernice cambia colore e sulla superficie dell’opera si creano dei cristalli, portando a termine una composizione ottenuta tramite la distruzione.
Allo stesso modo, i lavori di Untitled (acid rain) si oppongono alle nozioni tradizionali di cultura e natura. Raccogliendo la pioggia di New York in piccole bottiglie e collocandole poi in maniera aleatoria in galleria, le sculture di Sonne mettono in dubbio la possibilità di fare una distinzione tra queste due aree, rappresentando elegantemente, allo stesso tempo, la violenza insita in molti fenomeni naturali di oggi.
Il recente video Bad Chemistry, forse la più astratta delle opere in mostra, si basa su una serie di immagini non figurative puramente composte da testo, al fine di creare uno spazio immaginario dove lo spettatore è invitato a riflettere su come il linguaggio determina il modo in cui distinguiamo tra esperienza e significato.
Kasper Sonne (1974, Copenhagen) vive e lavora a New York.