Sabrina Casadei – Smottamenti.Frane
Mostra personale dell’artista Sabrina Casadei, tra gli artisti vincitori della seconda edizione del Premio ORA. Il progetto, a cura di Carolina Lio e di Giovanni Mununta Pastorello, presenterà una serie di opere inedite della pittrice romana dal percorso internazionale.
Comunicato stampa
Venerdì 29 Novembre alle ore 18.00, presso LEM Laboratorio Estetica Moderna di Sassari, inaugurerà la mostra Smottamenti.Frane, personale dell'artista Sabrina Casadei, tra gli artisti vincitori della seconda edizione del Premio ORA. Il progetto, a cura di Carolina Lio e di Giovanni Mununta Pastorello, presenterà una serie di opere inedite della pittrice romana dal percorso internazionale.
Sabrina Casadei (1985) si è laureata in pittura presso l'Accademia di Belle Arti di Roma, dove attualmente vive e lavora dopo alcuni anni trascorsi a Berlino. Le sue opere pittoriche raccontano paesaggi immaginari che traggono ispirazione dalla letteratura. Dopo una serie su Le città invisibili del capolavoro di Italo Calvino, in queste nuove opere esposte per la prima volta a Sassari, Sabrina Casadei prende come punto di partenza Nietzsche e le sue riflessioni attorno ai concetti di menzogna e di verità, l'illusione della conoscenza, l'incapacità dell'uomo di controllare la realtà e la conseguente tragedia esistenziale che ne deriva. L'uomo sembra, infatti, condannato a vivere nell'inganno, a partire dal suo rapporto con un Dio che decide di rendersi inesplicabile, passando attraverso il mistero della natura che non ci concede di conoscere a fondo neanche il nostro stesso corpo, e finendo con l'arte che essendo rappresentazione di qualcosa che già a monte non capiamo, è puro inganno. Tra tutti gli inganni però, Nietzsche salva l'arte perchè al contrario della ricerca della conoscenza, essa produce “vita” e non “annichilimento”. Nutrendosi di “simulazione”, fa dell'inganno un punto di forza e non una sconfitta.
Ma come viene rappresentato questo concetto nella pittura di Sabrina Casadei? Spiega la curatrice Carolina Lio: “La tragedia della condizione umana, viene dipinta dall'artista sotto forma di paesaggi aridi o comunque disabitati di cui il titolo della mostra descrive la sensazione di irrequietezza e instabilità. Una condizione di perenne passaggio da uno status all'altro, propria di un'umanità che si affida a conoscenze temporanee e a nuove soluzioni, trovandosi poi di fatto sempre in una situazione frammentata, di auto-illusione. Cercando salvezza o almeno comprensione, l'uomo si riversa da un'idea a un'altra, frana come terra fragile da una posizione alla successiva, non ha una solidità e una base perchè sente di vivere in un grande inganno e procede verso un'irreversibile perdita di fiducia”.
Oltre ai dipinti su carta, Sabrina Casadei presenta in mostra un'installazione in cui questo parallelismo tra il paesaggio e l'idea di menzogna diventa più esplicito. Ventiquattro piccoli disegni sono infatti intervallati da citazioni originali dall'Orestea di Eschilo - trilogia dominata dagli inganni - all'Ifigenia in Aulide di Euripide, la cui giovane protagonista viene ingannata dallo stesso padre Agamennone che la manda a chiamare promettendole un matrimonio con Achille mentre la sua intenzione è di offrirla in sacrificio al dio del mare.
Continua il curatore Carolina Lio: “Come spesso nella mitologia greca, anche in questi casi amore e morte, giustizia e inganno, sono legati da fili invisibili che per scelta l'artista decide di non rappresentare direttamente con l'elemento umano, ma con paesaggi che ne richiamano le atmosfere in modo silenzioso. In questa mostra compare spesso l'elemento architettonico dell'arena, chiaro riferimento alla tragedia, al mare a cui Ifigenia deve sacrificarsi, e all'idea della morte velata da un sottofondo di ingiustizia, di peccato e di rimorso. La terra che frana è quindi la terra dell'Aulide a cui viene chiamata Ifigenia dal padre per essere mandarla a morte”. I paesaggi dell'artista sono dunque, idealmente, il teatro di secoli di lotte e di menzogne, di tentativi dell'uomo di capire e conoscere, di cercare una giustia e un senso. Di distinguere la realtà dall'illusione.
Aggiunge il curatore Giovanni Manunta Pastorello: “L'uomo ha lasciato traccia di se nel paesaggio, lo ha modellato, lo ha integrato con le sue costruzioni. Questa volta è il paesaggio forgiato dall'uomo che lascia una traccia di se nell'artista. Lascia una traccia che diventa appartenenza, archetipo. Sabrina Casadei con la sua pittura mostra, non solo la sua appartenenza ad una terra e alla sua cultura millenaria, ma soprattutto i propri movimenti tettonici, zolle che spingono, franano in altre terre, in altre culture. Ecco cosa vedo nei suoi lavori: movimento, viaggio, tracce del suo passaggio. Appunti di viaggio di un paesaggio che ci attraversa da sempre.”