Sabrina Mezzaqui – Il bianco tra le parole
Attraverso una processualità disciplinare riflessiva e auto imposta e una pratica minuziosa che alterna costruzione e decostruzione, Sabrina Mezzaqui riesce a rivitalizzare e a concretizzare in immagini e oggetti il sostanziale distacco con le parole.
Comunicato stampa
poesia filosofia arti teatro
T E A T R O V A L D O C A
COMUNE DI CESENA
con il contributo di
UniCredit
Invitiamo di nuovo la città al rito della conoscenza, a quella trasmissione da bocca a orecchio che ha il potere, quando eccelle, di ingravidare gli animi. Facciamo di nuovo un atto di fede nella parola, insieme alle genti della nostra città, agli affamati e assetati di senso, di pensiero, di riflessione, di incontro, di conoscenza di sé. Ciò che ci rende umani resta titolo e tema di quest’anno. Ma guardando il progetto nel suo insieme, pare che tutti gli ospiti ci spingano verso il medesimo motto rivoluzionario, quel «conosci te stesso» già scritto sul tempio di Apollo e base di ogni equilibrio personale e sociale. È da questo motto che tutto oggi, forse più di un tempo, pare volerci strappare.
Nei quattro grandi incontri domenicali, qualcuno ci guiderà verso la conoscenza del nostro pensiero (Chandra Livia Candiani, poeta e attenta indagatrice della mente), del nostro dolore (Vito Mancuso, teologo), del meglio di noi (Romano Màdera, filosofo) e delle nostre emozioni fragili (Eugenio Borgna psichiatra). Brevi versi di Mariangela Gualtieri prepareranno all’ascolto in apertura di ogni incontro.
Anche la mostra di Sabrina Mezzaqui, che aprirà l’intera rassegna e per la prima volta a Cesena, è di nuovo un atto di fede nella parola, nella sua forma scritta, potenziata dal presente-arcaico delle percussioni di Enrico Malatesta.
Cesare Ronconi allestirà la Sala del Capitano nel palazzo del Ridotto con la festosa solennità che questo incontro fra umani promette, per finire, l’ultima domenica, con una installazione teatrale agita da giovani attori schierati ad accogliere il pubblico. Nei laboratori saranno in primo piano il corpo e la voce, in proposte che tengono insieme teatro, ascolto del silenzio e della natura, danza, canto, meditazione, risveglio dell’attenzione creativa, in gruppi che creano comunità provvisorie e feconde (guidati da Danio Manfredini, Leonardo Delogu, Maia Cornacchia, Gianfranco Bertagni, Cesare Ronconi).
Non poteva mancare un tempo dedicato ai bambini, anch’essi chiamati a ridare energia e carica alle parole, invitati a scriverle sul selciato delle vie del centro, quasi a ricordarci che la poesia può essere una preziosa alleata di ogni passo, di ogni giorno (in collaborazione con Katrièm).
Da ultimo, il lunedì sera, una breve rassegna di film dedicata a vite di poeti: Allen Ginsberg, John Keats, i Bertsolari baschi, Antonia Pozzi, Amelia Rosselli (in collaborazione col Centro Cinema S.Biagio).
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INCONTRI
preceduti da una lettura di brevi versi di Mariangela Gualtieri
domenica 12 ottobre
CHANDRA LIVIA CANDIANI
Coltivare la mente
La parola utilizzata nelle scritture buddhiste per dire meditazione è bhavana. Significa portare a essere. Coltivazione. Mente e cuore sono una parola sola, inseparabile. Meditare è coltivare la mente-cuore. Non si tratta dunque di mettere a tacere alcunché, di sopprimere alcunché, di migliorare qualcosa, di diventare qualcun altro. Si tratta di conoscere quel che c’è senza scegliere. Di assaporare la realtà così com’è. E di dissodare la terra del cuore e della mente, di zappare, seminare, innaffiare. Talvolta lasciar seminare al vento. Sedersi in silenzio. Guardar crescere. Sorridere.
La meditazione non è passività di fronte al male, né distacco dalla bellezza, non è un ennesimo sapere separato da noi. Per meditare basta essere vivi e sentire il filo del respiro che ci collega al mondo e collega il mondo a noi, sentirci, parlarci, lasciare che sbocci un’azione.
Non è una pratica solo orientale. Anche noi occidentali respiriamo. Occorre ricordarcelo.
Chandra Livia Candiani è nata nel 1952 a Milano dove vive. Poeta, traduce dall’inglese testi buddhisti. Ha pubblicato il libro di fiabe: Sogni del fiume (La biblioteca di Vivarium, 2001), e i libri di poesia: Io con vestito leggero (Campanotto, 2004), La nave di nebbia. Ninnananne per il mondo (La biblioteca di Vivarium, 2005), La porta (La biblioteca di Vivarium, 2006), Bevendo il tè con i morti (Viennepierre, 2007), La bambina pugile ovvero la precisione dell’amore (Einaudi, 2014). Sue poesie sono in Nuovi poeti italiani 6 (Einaudi, 2012). Nel 2001 ha vinto il premio Montale per l’inedito. Conduce seminari di poesia nelle scuole elementari, nelle case alloggio per malati di AIDS e per i senza casa, e gruppi di meditazione e poesia per adulti.
Bibliografia: Achaan Sumedho La mente e la via, Ubaldini; Achaan Sumedho Così com’è, Ubaldini; Achaan Munindo Libertà inattesa Ubaldini; Pema Chödron Praticare la pace in tempo di guerra, Mondadori; Pema Chödron Libertà illimitata, Mondadori; Thomas Cleary Coltivare la mente, Ubaldini.
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domenica 19 ottobre
VITO MANCUSO
La ferita che portiamo
«Nella mia relazione procederò argomentando che il motivo della presenza della spiritualità quale dimensione essenziale del fenomeno umano risiede nella ferita che l'esistenza di ogni essere umano porta dentro di sé. Di questa ferita analizzerò anzitutto le origini e le condizioni, facendo vedere come sia intrinseca a ogni attività umana, comprese le elaborazioni della mente. Affermerò poi che la spiritualità (e le religioni che la devono servire, nella misura in cui sono autentiche) nasce essenzialmente come cura, consolazione, rifugio, e mi soffermerò infine sulla meditazione e la vita contemplativa quale terapia».
Vito Mancuso è un teologo laico. Ha insegnato presso la Facoltà di Filosofia dell'Università San Raffaele di Milano e presso l'Università degli Studi di Padova. Il suo ultimo libro è Io amo. Piccola filosofia dell’amore, (Garzanti, 2014). Tra gli altri suoi lavori: Hegel teologo (1996), Il dolore innocente (2002), L'anima e il suo destino (2007), Io e Dio (2011), Obbedienza e libertà (2012), Il principio passione (2013). Insieme a Eugenio Scalfari ha scritto Conversazioni con Carlo Maria Martini, ha disputato per iscritto con Corrado Augias (Disputa su Dio e dintorni) e Paolo Flores D’Arcais (Il caso o la speranza?) e con l’alpinista Nives Meroi ha pubblicato Sinai. La montagna sacra raccontata da due testimoni d’eccezione. In Germania è uscita una monografia sul suo pensiero (Essentials of Catholic Radicalism. An Introduction to the Lay Theology of Vito Mancuso, Peter Lang, Frankfurt am Main 2011). I suoi scritti sono tradotti in più lingue. Dirige presso Garzanti la collana I Grandi Libri dello Spirito. Dal 2009 è editorialista del quotidiano la Repubblica.
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domenica 26 ottobre
ROMANO MÀDERA
La parte migliore di noi
Ciò che ci rende umani deve poter reggere la prova, il confronto e il conflitto con ciò che ci rende inumani e disumani. La storia collettiva di tutti popoli, di tutte le religioni, di tutte le ideologie - compresa la storia che si vorrebbe non ideologica - è anche un immenso teatro dell'orrore. Il disincanto moderno e postmoderno ha almeno questo vantaggio, d'essere diventato scettico di fronte a previsioni e propositi che spostino nel futuro l'apertura di una storia nuova e salvifica. Cedere tuttavia la potenza della speranza non è solo rassegnarsi precocemente, o autoimporsi una visione temporalmente meschina del futuro, ma è probabilmente impossibile. La speranza sembra avere radici inestirpabili nella costituzione elementare dell'umano. Dunque come si può coltivare la tensione a rendersi umani, non dimenticando il compito di rendere umano il disumano di un passato e di un presente del quale non possiamo non chiamarci a corresponsabilità?
Si potrà forse seguire una traccia esile e tenace che non smette di interrogare e di inquietare la nostra storia e la nostre biografie, e che sembra saper rispondere dell'orrore senza credere di poterlo cancellare: la capacità di perdonare, nonostante tutto. Il principio misericordia, che perfeziona la regola d'oro del non fare all'altro quel che non vorresti fosse fatto a te, può essere almeno intuito nell'esercizio filosofico-spirituale della contemplazione.
Romano Màdera è professore ordinario di Filosofia Morale e di Pratiche Filosofiche presso l'Università degli Studi di Milano Bicocca. In passato ha insegnato all'Università della Calabria e all'Università Ca' Foscari di Venezia. Fa parte delle associazioni di psicologia analitica AIPA (italiana) e IAAP (internazionale), del Laboratorio Analitico delle Immagini (LAI, associazione per lo studio del gioco della sabbia nella pratica analitica) e della redazione della Rivista di Psicologia Analitica.
È uno dei fondatori dei Seminari Aperti di Pratiche Filosofiche e della Scuola Superiore di Pratiche Filosofiche Philo. Ha chiamato la sua proposta nel campo della ricerca e della cura del senso “analisi biografica a orientamento filosofico” formando la società degli analisti filosofi (SABOF).
Tra le sue pubblicazioni: Identità e feticismo (1977), Dio il Mondo (1989), L'alchimia ribelle (1997), C. G. Jung. Biografia e teoria (1988), L'animale visionario (1999), La filosofia come stile di vita (con L. V. Tarca, 2003), Il nudo piacere di vivere (2006), La carta del senso. Psicologia del profondo e vita filosofica (2012), Una filosofia per l’anima. All’incrocio di psicologia analitica e pratiche filosofiche, a cura di C. Mirabelli (2013).
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domenica 2 novembre
EUGENIO BORGNA
Le emozioni fragili
«Ci sono emozioni forti ed emozioni deboli, virtù forti e virtù deboli, e sono fragili alcune delle emozioni più significative della vita» ha scritto Eugenio Borgna in La fragilità che è in noi, appena uscito per Einaudi. «Sono fragili la tristezza e la timidezza, la speranza e l’inquietudine, la gioia e il dolore dell’anima, l’amicizia e le lacrime». Ma se fragile è “ciò che si rompe facilmente”, la fragilità è struttura portante dell’esistenza umana. «Sono fragili, e si rompono facilmente, non solo quelle che sono le nostre emozioni e le nostre ragioni di vita, le nostre speranze e le nostre inquietudini, le nostre tristezze e i nostri slanci del cuore; ma sono fragili, e si dissolvono facilmente, anche le nostre parole». Ma Borgna ci invita a guardare oltre il lato d’ombra della fragilità, che è in noi come nostro destino.
«La fragilità, negli slogan mondani dominanti, è l’immagine della debolezza inutile e antiquata, immatura e malata, inconsistente e destituita di senso; e invece nella fragilità si nascondono valori di sensibilità e delicatezza, di gentilezza estenuata e di dignità, di intuizione dell’indicibile e dell’invisibile che sono nella vita, e che consentono di immedesimarci con più facilità e con più passione negli stati d’animo e nelle emozioni, nei modi d’essere esistenziali, degli altri da noi».
Eugenio Borgna, primario emerito di Psichiatria all'Ospedale Maggiore di Novara, è libero docente in Clinica delle malattie nervose e mentali all’Università di Milano e uno dei maggiori esponenti italiani della psichiatria fenomenologica. A partire dalla contestazione dell'interpretazione naturalistica delle malattie mentali, pur dichiarando indispensabile l'ausilio dei farmaci nel caso di psicosi, Borgna ha sempre considerato le parole fondamentali nella cura psichiatrica, e difeso la necessità di porsi in relazione con il paziente e di penetrarne il mondo. Il suo metodo è basato sulla compartecipazione emotiva con l’altro, a partire dall’idea che il punto focale sia il dolore, non la malattia. Tra i suoi libri, Come in uno specchio oscuramente (Feltrinelli, 2007), L’arcipelago delle emozioni (Campi del sapere, 2008); Malinconia (Universale Economica. Saggi, 2008), Le emozioni ferite (Feltrinelli, 2011); La solitudine dell’anima (Feltrinelli, 2011), Di armonia risuona e di follia (Feltrinelli, 2012), La dignità ferita (Feltrinelli, 2013) e La fragilità che è in noi (Einaudi, 2014).
Palazzo del Ridotto in Piazza Almerici, ore 18.00
ingresso libero e gratuito fino a esaurimento posti. In caso di pubblico eccedente verrà allestita una proiezione in diretta all’interno dell’Aula Magna di Vicolo Carbonari 2
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INSTALLAZIONE TEATRALE
CESARE RONCONI
Avere attitudine al congedo
domenica 2 novembre, ore 18.00, Galleria Comunale
esito performativo del laboratorio interno tenuto
da Cesare Ronconi con giovani attori
La novità che in particolare caratterizzerà questa edizione di Ciò che ci rende umani sarà un’installazione teatrale pensata per accogliere il pubblico di uno degli Incontri e agita da giovani allievi attori, messa a punto attraverso laboratori e incontri nel corso dell’anno. Lo vorremmo connotare come Parole dei ragazzi alla città. Diretto da Cesare Ronconi, questo lavoro creerà una sorta di corridoio umano, attraverso cui il pubblico dovrà passare per accedere alla Sala del Capitano, in un contatto ravvicinato coi ragazzi e con le loro inquietudini.
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MOSTRA
SABRINA MEZZAQUI
Il bianco tra le parole
Inaugurazione 11 ottobre ore 18.00
con
Concerto in solo di Enrico Malatesta
11 ottobre - 2 novembre
Cripta della Chiesa di Santa Cristina, Contrada Chiaramonti 93, Cesena
in collaborazione con Galleria Continua, San Gimignano/Beijing/Le Moulin
Galleria Massimo Minini, Brescia
Galleria Passaggi, Pisa
apertura sabato e domenica
ore 10.00-13.00/16.00-19.00
Il bianco tra le parole
4 opere in perline, ritagli di carta stampata, filo…
Carpet Crawlers, 1997. Migliaia di perline rosse infilate a mano in un unico filo (lungo circa 850 metri) disposto a spirale sul pavimento, che formano un cerchio di circa 200 cm. di diametro. «Questa è un’opera che andrebbe installata performativamente, girando sempre intorno al cerchio, che cresce lentamente», ha scritto Sabrina Mezzaqui.
Che tu sia per me il coltello, 2014. Libro intagliato: David Grossman, Che tu sia per me il coltello, Mondadori, ritagli arrotolati e infilati, colla, filo, dimensioni variabili. «Ho tagliato tutto il bianco tra le righe di questo romanzo, per sottolineare l’intensità, la densità, a volte quasi insopportabile, della scrittura. Ho poi arrotolato le striscioline del bianco tra le righe, ne ho fatto delle perline che ho infilato in una lunga collanina…».
Vestiti di bianco, 2014. Lettere in cellulosa, filo, 100 x100 cm. «Si tratta dell’impaginazione in un quadrato bianco di una preghiera jainista sul rispetto di tutte le forme di vita e sulla richiesta di perdono per ogni nostro gesto che nuoce all’esistente (pratikramana)».
Il bianco tra le parole, 2014. Ritagli di carta, perline, filo. «Vorrei infilare in un unico filo d’argento, tra perline, le parole che compongono una o alcune poesie di Chandra Livia Candiani. La collana sottilissima, da lontano quasi invisibile, penderebbe dal soffitto fino a terra…».
Sabrina Mezzaqui. Vive e lavora a Marzabotto, Bologna. L’opera di Sabrina Mezzaqui è legata a doppio filo alla scrittura; l’artista attraversa simultaneamente linguaggi diversi – arte figurativa e letteratura - dando vita a vere e proprie poesie visive dove parola scritta e immagine si sposano in maniera armonica. Attraverso una processualità disciplinare riflessiva e auto imposta e una pratica minuziosa che alterna costruzione e decostruzione, Sabrina Mezzaqui riesce a rivitalizzare e a concretizzare in immagini e oggetti il sostanziale distacco con le parole. La letteratura è, dunque, l'oggetto privilegiato della sua ricerca artistica, sia come mezzo che come messaggio. La pazienza con cui l’artista costruisce ogni singola opera trasforma il tempo fisico del lavoro nel tempo di un istante apparentemente eterno, in cui ogni singola parola occupa il suo spazio e in cui lo spazio stesso è formato dall’esperienza, dal vissuto, dal cammino, dal sentiero percorso con quelle parole. Ha esposto suoi lavori in importanti rassegne e spazi pubblici in Italia - MAXXI, Roma; MART, Rovereto; GAM, Torino; Palazzo Fortuny, Venezia; GAM, Bologna; Castel Sant’Elmo, Napoli; MAN, Nuoro; Mambo, Bologna; Pilotta, Parma - e all’estero - PS1, New York; Istituto italiano di cultura-MOCA, Buenos Aires; Museé Saint Etienne Métropole; Bengal Art Lounge, Dhaka.
Il bianco tra le parole aderisce alla Giornata del Contemporaneo AMACI
www.amaci.org
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DEDICATO AI BAMBINI
in collaborazione con Katrièm Associazione
Semina di parole
domenica 19 ottobre ore 10.00-12.00
per le vie della città
Un piccolo gruppo di bambini e le loro guide, come piccolo corteo allegro e scalcagnato.
Si portano parole all'uscio delle case, sotto finestre e balconi. Si scrivono versi sui marciapiedi, sul selciato scuro, sotto porticati, si scrivono con gessetti che la pioggia scolorirà. Si gridano o bisbigliano dentro megafoni, sostenuti e doppiati dai bambini. Con loro la poesia va di casa in casa, a portare la propria voce, necessaria e nutriente come un buon cibo.
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POETI AL CINEMA
in collaborazione con
San Biagio Centro Cinema Città di Cesena
Lunedì 13 ottobre
Urlo
Regia di Rob Epstein, Jeffrey Friedman; con James Franco, Mary-Louise Parker, Jon Hamm, David Strathairn, Alessandro Nivola (USA, 2010, col., 90’).
Rievocazione della figura di Allen Ginsberg, poeta "maledetto" e alfiere della Beat Generation, il cui poema "Urlo" suscitò grande clamore negli anni 50 e uno scandalo, con relativo processo per oscenità allo scrittore e all'editore Ferlinghetti.
Lunedì 20 ottobre
Bertsolari
Regia di Asier Altuna (documentario, E, 2013, col., 90’)
La parola “bertsolari” in lingua basca significa “creatore di versi”. I bertsolari sono figure mitiche della cultura orale basca capaci di improvvisare versi in piccoli luoghi ma anche davanti a migliaia di spettatori di ogni età e ceto. Il film mostra l’emozione e l’epica di una tradizione antichissima che ha saputo adattarsi al presente, un’arte in cui spicca l’autenticità dei suoi interpreti e l’appassionato legame dei poeti fra loro e dei poeti col pubblico. Il film segue la grande competizione annuale, nella quale, davanti a 14.000 spettatori, si sfidano i migliori improvvisatori: fra loro anche una giovane donna, Mayalen Lujanbio, grandissima bertsolari, capace di competere con gli anziani campioni di questa arte millenaria.
Lunedì 27 ottobre
Bright Star
Regia di Jane Campion; con Ben Whishaw, Thomas Sangster, Abbie Cornish, Paul Schneider, Samuel Barnett, Kerry Fox (GB, FR, AUS, 2009, col., 120’).
Biografia del poeta John Keats negli ultimi anni della sua vita, incentrata sul rapporto amoroso con la vicina di casa Fanny Brawne, prima che una grave malattia lo facesse morire a soli 26 anni. Non è la solita biografia convenzionale di un genio della Letteratura, come se ne sono viste tante: l'approccio della Campion è più creativo, l'ottica attraverso cui ci viene narrata la storia è femminile, poichè la vera protagonista è Fanny Brawne, giovane ragazza benestante innamorata del geniale ma povero poeta John Keats.
Lunedì 3 novembre
Poesia che mi guardi
Regia di Marina Spada; con Elena Ghiaurov, Marco Colombo Bolla, Enrica Chiurazzi (film-documentario, IT, 2009, col., 57’)
Marina Spada con il film “Poesia che mi guardi” vuole raccontare la storia drammatica di Antonia Pozzi, poetessa nata a Milano nel 1912 e morta suicida nel 1938, attraverso l'incontro tra la protagonista, Maria, e il Gruppo H5N1, un trio di ragazzi che, di notte, fa poesia di strada diffondendo i propri versi sui muri della città.
e
Amelia Rosselli… e l’assillo è rima
A cura di Rosaria Lo Russo e Stella Savino (documentario, IT, 2005, col., 52’28”)
Un documentario realizzato da Rosaria Lo Russo e Stella Savino, che ripercorre l’esistenza di Amelia Rosselli ricorrendo alle sue interviste e ai suoi storici reading.
Cinema San Biagio, Via Aldini 24, ore 21.00
ingresso gratuito
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LABORATORI
DANIO MANFREDINI
La voce, il canto, l’interpretazione
3, 4, 5 ottobre per sei ore al giorno
Teatro Valdoca
Un primo momento del seminario propone un percorso di riscaldamento vocale ed esplorazione dei risuonatori. Una seconda parte riguarda la possibilità di affrontare una canzone focalizzando la tecnica necessaria all’esecuzione. Un terzo momento riguarda la questione interpretativa che tiene conto dell’approccio attoriale: indagine nella memoria emotiva come sede motore dell’ispirazione che può dare un sostegno personale e originale a una canzone.
rivolto a tutti, 15 partecipanti
intero € 150, ridotto studenti € 100
ai partecipanti al laboratorio sarà richiesta la preparazione di una canzone con una base musicale registrata o eseguita dal vivo
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LEONARDO DELOGU
La città e il corpo come giardino
16, 17, 18, 19 ottobre
laboratorio residenziale
Rad’Art/Associazione Artéco
Attraverso una pratica aperta e allo stesso tempo rigorosa sperimenteremo uno studio che parte dall’ascolto meticoloso dell’interno, dalla consapevolezza della nostra macchina biologica, per poi abbandonarsi e vagare nelle pieghe dell’esterno, nella scoperta della continuità tra dentro e fuori. Un lavoro inchinato, che si muove nella materia della scena come quando si entra in un luogo abbandonato, in un campo incolto, nella porta di un paese di montagna; quella percezione del sacro che dismette ogni arroganza di chi pensa di essere il padrone della terra. Sperimenteremo come raccogliere le informazioni che turbinano nello spazio del presente, per canalizzarle e trasformarle, in gesto, parola, relazione, azioni.
rivolto a tutti, 15 partecipanti
intero € 150, ridotto studenti € 100 comprensivi di alloggio
porta con te abiti comodi; lenzuola o sacco a pelo; per il lavoro una coperta e uno zafu o cuscino sostenuto da meditazione; quaderno e penna
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MAIA CORNACCHIA
Il silenzio della terra
24, 25, 26 ottobre
laboratorio residenziale
Rad’Art/Associazione Artéco
La Pratica di Lavoro Organico è un esercizio di attenzione, un allenamento all’ascolto che si muove nel solco originario di tradizioni diverse. In questo laboratorio, rimanendo in ascolto del silenzio, alterneremo azioni nella natura e rituali ispirati alla cultura degli Indiani d’America, ai gesti quotidiani, nel tentativo di sciogliere gli automatismi e le costruzioni che ci impediscono di sentirci corpo vivente in un mondo vivente e di rigenerarci nella sorpresa.
rivolto a tutti, 15 partecipanti
intero € 150, ridotto studenti € 100 comprensivi di vitto e alloggio
porta con te abiti comodi; lenzuola o sacco a pelo; una coperta e cuscino per il lavoro; quaderno e penna
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GIANFRANCO BERTAGNI
La resa alla quiete
Pratica per il qui e ora
1 novembre, orario 10.30-13.00 / 14.30-17.00
Palazzo del Ridotto
È una pratica di presenza al nostro sentire, alla potente realtà in cui siamo immersi, ma dimentichi a causa del mentale. È un lavoro di incarnazione del nostro essere umani, da cui il timore di essere veri ci tiene lontani. Verso una resa sempre più totale del nostro essere, che è crollo delle sue corazze. È divenire pura apertura risonante: un fluire e un dispiegarsi abbandonato alla realtà. Che la dimensione meditativa sia non il distacco dal mondo, ma quello svuotarci dell'inutile che permetta una totale immersione in ciò che è.
rivolto a tutti, 20 partecipanti
intero € 40, ridotto studenti € 25
porta con te abiti comodi; tappetino da yoga; cuscino o coperta
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INFORMAZIONI
Contatti
Teatro Valdoca
tel/fax +39 0547 362628
9.00-13.00/14.00-17.00
[email protected]
Iscrizioni laboratori
Danio Manfredini
iscrizioni chiuse
Leonardo Delogu, Maia Cornacchia, Gianfranco Bertagni
Prenotazione telefonica allo 0547 362628
(orari 9.00-13.00/14.00-17.00 da lunedì a venerdì)
Luoghi dell’evento
Palazzo del Ridotto, Piazza Almerici, Cesena
Teatro Valdoca, Via Aldini 26, Cesena
Aula Magna, Vicolo Carbonari 2, Cesena
Chiesa di Santa Cristina, Contrada Chiaramonti 93, Cesena
Rad’Art/Associazione Artéco, Via Mulino di Sopra 6, San Romano - Mercato Saraceno (FC)
Cinema San Biagio, Via Aldini 24, Cesena
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direzione artistica Teatro Valdoca
organizzazione Elisa Bello con la collaborazione di Lorella Barlaam
amministrazione Morena Cecchetti
ufficio stampa Lorella Barlaam
responsabili tecnici Stefano Cortesi e Luca Fusconi
progettazione grafica Cesare Ronconi
realizzazione grafica Taron Mussoni
documentazione video a cura di Corrado Bertoni
documentazione fotografica a cura di Andrea Bartolini
realizzato da
TEATRO VALDOCA
in collaborazione con
COMUNE DI CESENA
Assessorato alla Cultura e Promozione
con il contributo di UniCredit
in collaborazione con
Galleria Continua, Katrièm Associazione, Rad’Art/Associazione Artéco, San Biagio Centro Cinema Città di Cesena
grazie a
Cristina Barducci, Maurizio Bertoni, Alessandra Bocchini, Nicola D’Altri, Paola Farneti, Iole Gualtieri, Chiara Guidi, Antonio Maraldi, Sabrina Mezzaqui, Valentina Pagliarani, Letizia Pollini, Maurizio Rigillo,
Anton Roca, Leslie Silvani, Fabiola Tinessa
l’attività del Teatro Valdoca è sostenuta da
Comune di Cesena / Emilia Romagna Teatro Fondazione, Provincia di Forlì-Cesena,
Regione Emilia Romagna, Ministero per i Beni e le Attività Culturali
“Ciò che ci rende umani” partecipa alle “Prove tecniche” di
“Ravenna 2019. Città candidata capitale europea per la cultura”
www.teatrovaldoca.org
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