Sabrina Mezzaqui – Una forma di attenzione

Informazioni Evento

Luogo
GALLERIA PASSAGGI
via Garofani 14, 56125 , Pisa, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

dal martedì al sabato 16.00 - 20.00 e su appuntamento

Vernissage
10/05/2014

ore 18

Contatti
Email: silviapichini@ngi.it
Artisti
Sabrina Mezzaqui, Antonella Anedda
Generi
arte contemporanea, inaugurazione, personale

Passaggi, nuovo spazio espositivo per l’arte contemporanea diretto da Silvana Vassallo, inaugura a Pisa la sua attività con la mostra Una forma di attenzione, personale di Sabrina Mezzaqui in dialogo con la poetessa Antonella Anedda.

Comunicato stampa

Passaggi, nuovo spazio espositivo per l’arte contemporanea diretto da Silvana Vassallo, inaugura a Pisa la sua attività con la mostra Una forma di attenzione, personale di Sabrina Mezzaqui in dialogo con la poetessa Antonella Anedda.

Silvana Vassallo è particolarmente lieta di presentare questo progetto, che ha preso forma da un suo incontro avvenuto a Pisa diversi anni fa con Sabrina Mezzaqui e Antonella Anedda durante un convegno dedicato al rapporto tra immagini e parole.

Sabrina Mezzaqui ha definito la sua arte “una forma di attenzione”, la stessa che può stabilirsi con il pubblico quando si condivide una certa sensibilità, un’attitudine dello sguardo. Anche questa mostra unisce gli sguardi e le voci di due sensibilità affini, pur nella loro diversità, e complici, per l’occasione, di un’incursione nei rispettivi universi creativi.

Sabrina Mezzaqui è un’artista appassionata di libri, Antonella Anedda una poetessa profonda conoscitrice delle arti visive. Con singolare specularità, seppur da prospettive diverse, le loro procedure compositive intrecciano la dimensione visiva e quella verbale amplificandone le risonanze: l’una trae ispirazione dal potere evocativo e simbolico delle parole traducendole in figurazioni plastiche; l’altra pratica un tipo di scrittura lirica i cui tratti peculiari sono riconducibili a una modalità compositiva per immagini.
Ritagliare, ricomporre e restituire schegge di vita, frammenti di pensieri e di visioni è un’ulteriore caratteristica che contraddistingue il loro operare artistico, che si pone come pratica dialogante, interlocutoria, generatrice di epifanie parziali offerte alla condivisione.

Le opere che Sabrina Mezzaqui ha realizzato per la mostra si ispirano a tre libri: “Che tu sia per me il coltello”, di David Grossman, “E disse”, di Erri De Luca e alcune liriche di Antonella Anedda contenute nella sezione “Cucire” di “Salva con nome”, sua recente raccolta di poesie. Con una pratica consolidata, ma che non finisce mai di stupire, Sabrina Mezzaqui manipola libri e pagine di carta tramite ritagli delle righe di testo e piegature; oppure cuce, ricama e copia frammenti di testi. Dalle sue trasfigurazioni prendono corpo delle opere in cui si condensano il senso di un racconto o la profonda verità e bellezza di alcune frasi. Come scrive Antonella Anedda in un testo scritto appositamente per la mostra: “Sabrina non si limita a rileggere i testi che ama, li ripercorre, e percorrendoli come succede nel Midrash li trasforma, li forgia di nuovo, li ritraduce”.

In Che tu sia per me il coltello Sabrina Mezzaqui ha ritagliato dalle pagine del libro di Grossman tutti gli spazi bianchi tra le linee di testo, in modo da far emergere l’accumulo delle parole, il loro groviglio e spessore. Le parole, nella storia narrata da Grossman, sono come le lame di un coltello, hanno il potere di scavare nei recessi più reconditi delle anime dei protagonisti, di incidere sui loro corpi e le loro vite sconvolgendole. L’opera E disse traduce il racconto di Erri De Luca basato sulla scrittura dei dieci comandamenti sul monte Sinai in una montagna composta da strisce di testo del libro, ai piedi della quale poggiano dei tappetini di preghiera ricamati con citazioni tratte dal testo. Il tema della sacralità e del peso delle parole lega questi due lavori, mentre Cucire è legato a doppio filo a un dialogo con Antonella Anedda, di cui l’artista ricama alcune poesie con la sua calligrafia.

‘Cucire’ è un termine entrato nel vocabolario poetico di Antonella Anedda a partire da “La vita dei dettagli” (2009), contenente una sezione, Collezionare perdite, in cui immagini e parole sono cucite assieme per “rammendare” ed elaborare lutti e assenze. Anche il recente libro “Salva con nome” è fatto di versi, prose e fotografie. La pratica di accostare frammenti è una cifra che da sempre contraddistingue il suo lavoro e che ultimamente è approdata a esiti sperimentali al di fuori della pagina stampata: L’idea di dare concretezza alla scrittura e di costruire un’antologia reale, e non solo cartacea, mi interessava da tempo. Volevo creare un oggetto su cui trovassero uno spazio, un luogo, forme diverse, memoria e immagini. Ho utilizzato un vecchio lenzuolo di lino appartenuto al corredo di mia nonna come un grande foglio su cui mettere quanto aveva accompagnato le mie pubblicazioni dal 1991 ad oggi: ho utilizzato non solo colla, ma filo e aghi. Mi piace cucire.

Infine, per la mostra sarà realizzato un libretto-catalogo in edizione limitata (numerata e firmata), contenente testi inediti di Antonella Anedda, immagini dei lavori di Sabrina Mezzaqui, e a una selezione di brani a cura di Silvana Vassallo, in cui le loro voci e i loro sguardi tessono le trame di un dialogo.

Un particolare ringraziamento a GALLERIA CONTINUA, San Gimignano / Beijing / Les Moulins.