Sahara: What is Written Will Remain
L’esposizione di apertura delle Gallerie delle Prigioni interpreta l’enciclopedia dell’arte mondiale di Imago Mundi come un laboratorio di conoscenza.
Comunicato stampa
Sahara: What is Written Will Remain / Sahara: Ciò che è scritto rimarrà
L’esposizione di apertura delle Gallerie delle Prigioni interpreta l’enciclopedia dell’arte mondiale di Imago Mundi come un laboratorio di conoscenza. In un viaggio attraverso le numerose narrative scoperte nelle sue collezioni, questa prima mostra si concentra su testo e linguaggio nell’arte del popolo nomade dei Tuareg del deserto del Sahara e di alcuni Paesi in cui vivono: Algeria, Libia, Mali e Niger.
Con la crescita della globalizzazione e i progressi nella tecnologia, diverse questioni legate alla comunicazione diventano sempre più complesse. Sahara: What is Written Will Remain /Sahara: Ciò che è scritto rimarrà pone l’attenzione sulla parola scritta e parlata, come un segno di memoria e identità esplora i diversi impieghi attraverso la calligrafia, la tipografia, la letteratura e altri media. Trascendendo una visione romantica del deserto, alcuni degli artisti in esposizione dalla regione sahariana, come Rachid Koraichi, Nadia Kaabi-Linke, Zoulikha Bouabdellah, Hadia Gana e Zineb Sedira, svelano la varietà di possibilità creative influenzate dal linguaggio. Allo stesso tempo, Jürgen Kleft (Austria) ed Esmeralda Kosmatopoulos (Grecia) - entrambi alle prese con nozioni di vita nomade, memoria collettiva e rituali quotidiani - presentano delle installazioni che conversano con l’architettura del luogo e la sua storia.
La mostra si articola sui due piani delle Gallerie delle Prigioni. Imago Mundi diventa il punto di partenza per nuove interpretazioni e un forum di sperimentazione. L’arte contemporanea (le collezioni Imago Mundi selezionate insieme a una serie di lavori esterni, opere preesistenti e commissioni speciali) si confronta con manoscritti, mappe e documenti di viaggi, e con Tutto è scritto, il nuovo documentario di Marco Pavan, ambientato a Timbuctù, in Mali. Questa leggendaria città sorge lì dove il margine meridionale del Sahara incontra le sponde del fiume Niger. Fondata nell’XI secolo, la città era un centro mondiale di commercio, studio e manoscritti. Le opere contemporanee distribuite nello spazio espositivo evidenziano come la calligrafia e i manoscritti siano testimonianze durevoli e resistenti dell’intenso scambio culturale del Sahara.
Questa variegata selezione di opere d’arte indaga contesti sociali, culturali e politici contemporanei in modo molto ampio, attraverso la scultura, il video, le installazioni, la fotografia e la performance.
L’esposizione diventa nel suo complesso una testimonianza della potenza e dell’ispirazione che il linguaggio ha sull’arte della regione sahariana e oltre. Le Gallerie delle Prigioni ospiteranno inoltre eventi come proiezioni, incontri con gli artisti, laboratori e programmi educativi che accompagneranno le mostre.
Sahara: What is Written Will Remain / Sahara: Ciò che è scritto rimarrà apre prospettive nuove nelle qualità storiche, materiali e ontologiche del linguaggio e riflette in modo critico sulla comunicazione nella società moderna.
I visitatori sono chiamati a rispondere in toto all’opera d’arte, agli stimoli letterari e architettonici, a confrontarsi con le proprie esperienze e i propri limiti.
Esposizione a cura di Alexandra Etienne, Suzanna Petot, Nicolas Vamvouklis