Sam Falls

  • T293

Informazioni Evento

Luogo
T293
via Ripense 6 , Roma, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al
Vernissage
16/12/2013
Artisti
Sam Falls
Generi
arte contemporanea, personale

Mostra personale

Comunicato stampa

“I lavori per questa mostra si dividono in tre parti, a cominciare dal trittico al centro della sala. Il punto di partenza di queste sculture in marmo e metallo è stata una mia visita al cimitero del Père-Lachaise a Parigi e l'incontro con vecchie lapidi. Più vecchia era la data della morte, più ossidato e colorato di blu e di verde era il granito o il marmo sottostante i busti. Le lapidi, come gran parte della scultura pubblica, considerate e onorate in passato come forme d'arte, e sprofondate ora, come le fontane, nel regno dei manufatti non riconosciuti, sono invece tanto significative quanto le opere in un museo, e personalmente incommensurabili. Il materiale proviene quindi dal mio interesse nel voler tracciare il passare del tempo visivamente, iniziando con una superficie pulita come quella delle opere da esterno qui in galleria che poi si modifica e cambia a causa dell'ossidazione dell'aria e del clima. Il marmo bianco poroso proveniente dal nord Italia è destinato ad ereditare le macchie da ogni metallo, rispettivamente il blu e il verde dal rame, l'arancio e il marrone dall'acciaio, mentre l'elemento di alluminio, non ossidando né modificando il marmo, rimane come costante con cui misurare il tempo che passa negli altri due elementi del trittico. In questo modo non solo si vede l'immagine del tempo che passa sul marmo colorato, ma anche la raffigurazione di uno spazio, la rappresentazione dell'età in un unico ambiente, proprio come gli esseri umani che la osservano. Sono innegabilmente sculture malinconiche che hanno lo scopo di incoraggiare la comprensione e l'accettazione dell'invecchiamento, della morte, e della sua bellezza intrinseca.
Le forme delle sculture derivano dal mio interesse per l'arte e l'architettura minimalista, un design fluido e definito da una semplicità che cede all'integrità strutturale, e cercano ora di offrire una apertura più organica e naturale al tempo e all'emozione. Seguendo questa linea esatta arriviamo alle opere a parete di tela che provengono più direttamente dai miei studi della vita e delle opere di Donald Judd a Marfa. Quando si visita la sua casa a Marfa, dopo aver visto le opere in cemento e alluminio della Chinati Foundation in fondo alla strada, si nota, naturalmente, la traduzione delle sue forme scultoree nei mobili e negli scaffali, abbinate ora alla funzione e a materiali morbidi, come il legno. Mi colpiscono di solito di più i mobili che l'opera d'arte, e il senso della vita contenuto nel design che l'opera d'arte quasi intenzionalmente tiene bloccato fuori. Quindi, ho costruito la mia libreria 'Donald Judd' con mia moglie Erin a Topanga in California, appena ci siamo trasferiti lì due anni fa. Quando ci siamo poi trasferiti a Venice, ho salvato il legno ma ho deciso di impiegare la libreria smontata per l'arte piuttosto che per la vita. Ho avvolto così con la tela colorata il legno ottenendo con la luce del sole queste immagini negative delle travi di 2 x 12 pollici, la stessa misura che Judd ha utilizzato per costruire la sua libreria a Marfa. E' stato interessante riproporre nell'arte la libreria, un pezzo comune di arredamento, e restituire le assi di legno alla loro forma originale meno utile fisicamente ma forse più utile adesso mentalmente.
I pezzi in jersey sono anch'essi stati realizzati nella mia casa di Venice. Quando ci siamo trasferiti lì ho messo i pannelli di jersey sul nostro tetto lasciandoli scolorire completamente nel corso di quasi un anno. Viviamo a circa un miglio dal mare e non possiamo vederlo da casa, tuttavia sono riuscito a vedere il Pacifico e il tramonto dal nostro tetto. Così queste opere si riferiscono a questa vicinanza con l'orizzonte e alla vista unica di cui hanno goduto per un anno. Cucendo insieme due pannelli e invertendo le due metà del cerchio centrale ritagliato, riusciamo a vedere questo passaggio del tempo, il quotidiano tramontare del sole sull'oceano che misura in modo astratto il nostro movimento giorno per giorno, anno per anno, verso la fine, a colori.”

Sam Falls
Dicembre, 2013

Sam Falls
December 17 2013 - February 15 2014
T293, Via G. M. Crescimbeni 11, Roma
T: +39 (0)6 88980475
[email protected]

“The work for this show is in three parts, beginning with the triptych in the center of the exhibition. The catalyst for these marble and metal sculptures was the cemetery, walking around and Peré Lechaise in Paris and encountering old gravestones – the older the date of death, the more stained blue and green was the granite or marble by the oxidized bust on top. Furthermore, tombstones like much of public sculpture, used to be treated and honored as an art form, like fountains, now cast a bit into the realm of unacknowledged craft yet as meaningful as the works in a museum to all, and personally immeasurable. The material thus comes from my interest in marking time passed visually, to start with a clean slate as the outdoor works are here in the gallery to later grow and change via oxidation in the air and weather. The porous white marble which from northern Italy will inherit the stains from each respective metal, the blue and green from copper and the orange and browns from the corten steel, while the aluminum element does not oxidize and therefore this marble will not change and serve as a constant by which to measure the time passing in the other two elements of the triptych. Not only do we see an image of time passing in the stained marble, but a picture of space – how these materials depict age in a unique environment, just as the humans observing them will. They are undeniably melancholy sculptures meant to encourage our understanding and acceptance of aging, of death, and its inherent beauty.

The forms of the sculptures spawn from my interest in minimalist art and architecture, a seamless and perfected design with simplicity yielding structural integrity, while now trying to expose a more organic and natural openness to time and emotion. Along this exact line comes the burlap wall works which have come to being more directly from my study of Donald Judd's life and works in Marfa. When visiting his home in Marfa after the concrete and aluminum artworks at the Chinati foundation down the road, one notices of course the translation of his sculptural forms into his furniture and bookshelves, matched now with function and softer materials, namely wood. I respond much more to the furniture than the artwork, the sense of life held within the design that the artwork feels almost intentionally to block out. So anyway, I made my own Donald Judd bookshelf with my wife Erin in Topanga, CA. when we moved there two years ago. Then when we moved to Venice I saved the wood but decided to employ the broken down bookshelf for art rather than life. So by wrapping colored burlap around the wood I was able to make these negative images with sun-light of the 2x12 inch beams, the same as what Judd used to build his library in Marfa. For me it was interesting to re-purpose the bookshelf, a common piece of furniture, back to art and return the wooden planks back to their original shape and function less useful physically but perhaps more useful now mentally.

The jersey pieces were made at my house in Venice as well. When we first moved there I placed the jersey panels on our roof and let them fade completely over the course of almost a year. We live about one mile from the ocean and can't see it form our house but I was able to see the Pacific and the sunset from our roof. So these works relate to this proximity to the horizon and the unique view to which they were privy to for a year. By sewing two panels together and flipping the cut-out center circle, we're able to see this passage of time, the daily setting of the sun into the ocean abstractly measuring our movement day to day, or year to year, toward the end, in color.”

Sam Falls
December, 2013