Sandra Tenconi – Montagne 1964-2024
La mostra presenta oltre novanta opere fra disegni, tele e pastelli, alcune delle quali mai esposte.
Comunicato stampa
Per Sandra Tenconi, artista visiva nata a Varese nel 1937 ma residente a Pavia dal 1977, diplomatasi a Brera con Aldo Carpi e Domenico Cantatore negli anni Sessanta, la natura è da sempre riferimento primo della sua poetica, senso profondo dell’esistenza e spunto per una intensa ricerca pittorica tra volumi e colori.
Organizzata dal Comune di Pavia, la nuova mostra di Sandra Tenconi “Montagne 1964-2024”, a cura di Francesca Porreca e in programma dal 22 novembre 2024 al 26 gennaio 2025 presso lo Spazio per le Arti Contemporanee del Broletto a Pavia, presenta oltre novanta opere fra disegni, tele e pastelli, alcune delle quali mai esposte.
Maria Cristina Barbieri, Assessore alle Politiche culturali del Comune di Pavia: “Sandra Tenconi, varesina di nascita, mianese di adozione e nostra concittadina da molti anni, è diventata col tempo personalità artistica di prima fila, nota e amata a Pavia, dove svolge la sua attività lungo un percorso artistico di livello nazionale e internazionale. Oggi la città di Pavia all’opera di Sandra Tenconi e alle sue suggestive montagne tributa il giusto omaggio, aprendole gli spazi espositivi del Broletto. Qui le sue opere, grazie anche al racconto che ne fa Francesca Porreca, non mancheranno di coinvolgere il pubblico più attento e sensibile all’arte e ai suoi possibili, necessari dialoghi con i valori della natura cui ci richiama il presente”.
I soggetti principali delle opere in mostra non sono semplici diorami di luoghi, ma diventano espressioni di stati d’animo e sentimenti interiori. lo Skyline delle vette montuose, in particolare, occupa un posto speciale nella sua opera: dalle Alpi italiane alle cime svizzere, fino alle vette della Shenandoah Valley negli Stati Uniti, ogni paesaggio montano viene trasformato in una sorta di "ritratto" spirituale, dove la materia cromatica si fa portatrice di emozioni complesse.
“Sin da piccola mi sono ritrovata a girovagare nei boschi, ad ascoltare la natura, imparando poco alla volta a dialogare con lei e a fidarmi di lei, suggerimento costante di grandi emozioni” – sottolinea Sandra Tenconi – “Nei cicli più vicini al tema della montagna (monte San Martino, Alpi Apuane, Provenza, Oltrepò, Monferrato, le Marche, le Alpi) ho indagato con violenza e commozione le forre profonde, le cime, gli anfratti misteriosi, le stesure dei bianchi (che siano marmo o neve) e i cieli altrettanto protagonisti. Per me le montagne hanno sempre avuto un significato particolare, e oggi sono felice di poterle esporre in questa nuova mostra, resa possibile grazie all’attuale amministrazione comunale, nonché a quella precedente, che hanno sempre sostenuto l’intero progetto espositivo”.
Nella poetica dell’artista la natura si presenta spesso in una condizione “sospesa” tra realtà e immaginazione. Le sue montagne non sono solo fisicamente riconoscibili ma anche sublimemente astratte, tanto che sembrano galleggiare in un’atmosfera rarefatta, tra luci, ombre e slanci cromatici improvvisi. Questo dialogo tra presenza fisica e trascendenza spirituale diventa uno dei tratti distintivi della sua visione naturalista, che si nutre tanto di contemplazione quanto di emozione.
Aspetto affascinante del suo lavoro è anche l’uso del colore, che varia a seconda del soggetto trattato. Nei dipinti che raffigurano rocce e vette tormentate, la materia pittorica si addensa e si stratifica, creando superfici ruvide e aspre che richiamano la solidità della terra. Al contrario, nelle rappresentazioni di ghiacciai e distese nevose, o delle cime avvolte dalle nubi, il colore diventa morbido e suadente, creando un senso di leggerezza e avvolgimento che sembra sfidare la gravità stessa. In tutti i casi il colore si trasforma in uno strumento linguistico potente, capace di dare corpo alle tensioni emotive e spirituali che animano l’opera.
Scrive Francesca Porreca nel suo testo in catalogo: “Il tratto corposo e ruvido dei disegni e la materia tenera del pastello sono, fin dagli anni della formazione, strumenti privilegiati di registrazione e poi di traduzione di forme vegetali, paesaggi, montagne. I lavori degli esordi, realizzati a matita e a carboncino, dimostrano una straordinaria capacità di sintesi, che in certi casi arriva fino all’astrazione. Lo stesso effetto è raggiunto con le opere realizzate ad acrilico (dagli anni Novanta fino ai giorni nostri), caratterizzate da una tavolozza su cui spiccano i verdi, i viola e le accensioni dei bianchi sontuosi”.
Le opere di Tenconi non si limitano a rappresentare la natura in maniera realistica, ma ne colgono l'essenza più profonda, quella dimensione misteriosa e sublime che si cela dietro le forme visibili.
Accanto a questa tensione verso il sublime, tuttavia, vi è anche una profonda riflessione dell’artista sulla fragilità e la caducità della natura, che dimostra il suo essere in simbiosi con essa.
L’approccio naturalista di Sandra Tenconi non è mai semplicemente documentario. Al contrario, è una forma di ricerca esistenziale che, attraverso il paesaggio, esplora i grandi temi della vita umana: la solitudine, il tempo, la bellezza e il dolore.
Sandra Tenconi / Nota biografica
Nata a Varese nel 1937, è di formazione milanese e risiede da quasi 50 anni a Pavia. Si diploma in pittura all'Accademia di Brera, allieva di Aldo Carpi e Domenico Cantatore. Partecipa alla prima collettiva nel 1958, al Palazzo delle Esposizioni di Roma. L'anno successivo vince il primo premio Diomira per il disegno. Nel 1960 tiene alla Galleria La Piccola Permanente di Varese la prima personale, mentre nel 1967 è alla Galleria L'Agrifoglio di Milano. Seguono oltre 70 mostre personali (non si contano le collettive) in Italia e nel mondo; La mostra più recente, “Il significato dell’immagine” a cura di Paolo Biscottini, è della primavera 2024 al Museo di Storia Naturale di Milano. Partita da una forma di naturalismo, nel solco della grande tradizione postimpressionista lombarda, l'artista giunge poi, impiegando soprattutto le tecniche dell'acrilico e del pastello, a composizioni dove il dato di natura viene interpretato come riflessione su un colore materico ed emozionale. Nelle opere più recenti si accentua la componente informale, con rimandi ad alcune sue opere degli anni '60.