Sandro Bracchitta – Nel respiro del tempo
La mostra accoglie la più ricca e rappresentativa eredità di uno dei più eclettici e geniali scultori del ‘900 e la memoria di un’intera famiglia di artisti, i Mastroianni, apre al pubblico Nel respiro del tempo, un percorso espositivo che raccoglie un’ampia selezione di incisioni realizzate da Sandro Bracchitta tra il 1997 e il 2017.
Comunicato stampa
Sabato 28 luglio 2018 alle ore 18,00 presso il Castello di Ladislao di Arpino, sede della Fondazione Umberto Mastroianni, che accoglie la più ricca e rappresentativa eredità di uno dei più eclettici e geniali scultori del ‘900 e la memoria di un’intera famiglia di artisti, i Mastroianni, apre al pubblico Nel respiro del tempo, un percorso espositivo che raccoglie un’ampia selezione di incisioni realizzate da Sandro Bracchitta tra il 1997 e il 2017.
La mostra, aperta fino al 14 ottobre, curata da Loredana Rea, direttore artistico dell’istituzione arpinate, offre la possibilità di conoscere uno dei più interessanti incisori italiani, che con sapienza ha saputo rinnovare la tradizione di un linguaggio artistico antico. I lavori si presentano, infatti, come tracce di una ricerca complessa, in cui la calcografia rappresenta lo strumento privilegiato di indagine e verifica. I fogli incisi si offrono allo sguardo come materializzazione di un racconto intimo, nel cui spazio ognuno può ritrovare se stesso.
Sulla superficie cartacea i colori si esaltano tra loro, le linee si accostano le une alle altre e le forme si compongono, per costruire una dimensione di ricercata elementarità e materializzare gli accordi di un’armonia visiva, che si sviluppa oltre la soglia del tempo presente.
È una mostra complessa, che la Fondazione Umberto Mastroianni ha realizzato in stretta collaborazione con Fondazione Garibaldi di Modica, a concretare la volontà di “fare rete” tra istituzioni diverse, eppure con lo stesso obiettivo: contribuire alla produzione di progetti legati alla contemporaneità della ricerca artistica.
Il risultato è un’esposizione calibrata e di grande intensità, in cui l’incisione è innesco di un inarrestabile meccanismo di rimandi e risonanze visive, che suggeriscono la necessità di accettare la precarietà della vita come unica condizione per godere della pienezza del mondo.