Sanna – Fragments

Informazioni Evento

Luogo
OFFICINE DOMUS
Via Giulia 8, Roma, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al
Vernissage
05/06/2014

ore 18

Artisti
Sanna
Generi
arte contemporanea, personale

Mostra personale.

Comunicato stampa

Sanna. Fragments.
INSTALLATIONS 2.0
Marcella Cossu,
maggio 2014

Ho vissuto da vicino la breve ma intensa vita di Fragments da un anno in qua; dalla fantasmagorica gestazione macrofotografica di pezzi di natura germinale, enucleata e indagata dall’obiettivo pittorico di Sanna con la precisione dell’entomologo e il lirismo del poeta, in una trasposizione contemporanea del
“De Rerum Natura”, e in un’involontaria quanto inaspettata ripresa della teoria dei “Macadam” di Jean Dubuffet, all’epifania del fenomeno di cristallizzazione di tali prodigi biologici in gabbie di resina trasparente, di forma rettangolare, concepite inizialmente sotto forma di stele verticale, per acquisire successivamente una sempre crescente libertà di luogo, tempo ed azione, disponendosi anche in composizioni di respiro orizzontale.
In questa fase i “frammenti”- frammenti organici, di legno, a volte combusto dalle venature in evidenza, ma anche di foglie, dal rosso squillante della vite canadese alla gamma dei marroni sfatti dalle intemperie autunnali, frammenti di cielo azzurro squillante, di pulviscolo siderale, di nero profondo – si avvicendano e si dispongono all’interno di teche dalla caratteristica e inconfondibile craquelure.
Si potrebbero invocare altrettanti “patrons”, dall’Informale in poi, per cercare di definire queste installazioni di Sanna: dalle combustioni (legni, ferri, perfino cellotex) di Alberto Burri, all’ordo via via crescente nel caos dei frammenti imprigionati nella morsa glaciale: se all’inizio infatti la forma naturale del legno era quasi sempre rispettata, nelle ultime composizioni orizzontali vige un ordine nuovo, una nuova simmetria, in cui rettangoli scuri evidenzianti le venature del legno si alternano ad altri rettangoli chiari, anzi trasparenti, fatti di “resina su resina”, appena sporcati d’oro o d’ocra scuro, talvolta definiti da un quadrettato metallico già sperimentato da Sanna nel primo periodo dei suoi Fragments.
Quanto solo pochi mesi fa risultava, forse inconsapevolmente, e alquanto audacemente, lirico, si è andato trasformando in ricerca programmatica, che verte ad approfondire i rapporti forma-colore fissando contestualmente canoni e ritmi alla composizione, com’è chiaro dall’analisi delle nuove essenziali resine caratterizzate dalla scansione dei rettangoli scuro-chiaro-scuro, o scuro-scuro-scuro /chiaro-chiaro, dall’algore/rigore che riporta a Tàpies, se non addirittura alle traversine di binario metalliche e carboniose di Kounellis.
Ma ecco ad un tratto fiorire sotto il velo trasparente e increspato di quell’acqua di resina una sintesi di “paesaggio dell’anima”, la cui sistemazione ottimale può essere soltanto in controluce, con alle spalle una vetrata investita dal sole di un tramonto, che trasfiguri ed esalti ogni sfumatura, ogni trasparenza di questi colori di cristallo.
La composizione dell’opera è quanto di più semplice, divisa in due parti. In basso, la terra, la linea d’orizzonte, in sfoglie di legno dalle tonalità calde e consumate, con l’inserto simmetrico delle tre piccole foglie a rilievo, ornamentali quanto gli animali in bronzo del fregio inferiore nella Porta della Morte di Manzù. Per tutto il restante, la galaverna merlettata della visione di un cielo bianco-dorato, al massimo della luminosità consentita, in cui danzano radi tronchi di argentate betulle.
Il cammino percorso in questo anno è notevolissimo, se lo si intende misurare con il crescere della fascinazione esercitata da questi Fragments di seconda edizione, nel solco della progressiva liberazione dagli elementi di più facile spettacolarità, in direzione di una ricerca che mira al cuore e all’essenza dell’arte.