Sanna Kannisto – A Song System
Come le macchie di Rorschach, le immagini di Sanna Kannisto sono volutamente ambigue, perturbanti. Nonostante l’estrema complessità dei loro possibili livelli di lettura, le immagini di Sanna riescono definirci non con quello che ci distingue, ma con quello che ci accomuna: il nostro sistema del canto.
Comunicato stampa
Esistono paralleli sorprendenti tra l’apprendimento del linguaggio nei neonati e del canto negli uccelli. A differenza di gran parte dei mammiferi superiori e degli altri primati, negli umani, uccelli canori, colibrì e in alcuni cetacei e pipistrelli la capacità di comunicare vocalmente non è innata ma va appresa, con una complessa rete di esperienze che può essere riassunta nella capacità di ascoltare la propria voce e di interagire e imitare quella degli altri.
Negli uccelli canori è stata scoperta nel 1976 una serie di strutture cerebrali che regola proprio questo: si chiama il sistema del canto (song system).
Questa comunione inaspettata tra esseri di specie diverse è alla base del lavoro di Sanna Kannisto: che siano i passeriformi di Local Vernacular, i pipistrelli di Fieldwork o i colibrì di Act of Flying, le immagini di Sanna presentate in Metronom tracciano paralleli inconsueti tra mondi apparentemente lontanissimi. Come in un globo celeste, la mostra vuole disegnare costellazioni da usare come mappe per orientarsi nell’universo della fotografa finlandese, in cui convivono l’immensa biodiversità della foresta tropicale e il minimalismo del paesaggio scandinavo, il rigore dei procedimenti scientifici e l’assoluta libertà dell’arte, la fissità dell’immagine fotografica e la tensione degli animali immortalati in tutta la loro vitalità.
Come in tutte le fotografie davvero interessanti, nelle immagini di Sanna ciò che rimane fuori dall’inquadratura conta quanto quello che l’inquadratura contiene. Fuori, qui, stanno i biologi, con la loro ossessione per le misurazioni; lo studio da campo portatile che Sanna riesce a imbastire praticamente ovunque e che le permette di fotografare solo animali vivi; e poi tutti gli artifici dell’arte, quella magia per cui una cosa fotografata in qualche modo deve essersi trovata davvero in un certo luogo e in un dato istante, ma poi può venire modificata all’infinito.
Come le macchie di Rorschach, le immagini di Sanna Kannisto sono volutamente ambigue, perturbanti. Nonostante l’estrema complessità dei loro possibili livelli di lettura, le immagini di Sanna riescono definirci non con quello che ci distingue, ma con quello che ci accomuna: il nostro sistema del canto.
Sanna Kannisto ( Hämeenlinna, Finlandia,1974), vive e lavora a Helsinki.
I lavori di Sanna Kannisto sono stati esposti in alcune delle più prestigiose istituzioni artistiche internazionali: Fotomuseum, Winterthur; Finnish Museum of Photography, Helsinki; Museum of Modern Art, New York; Maison Européenne de la Photographie, Parigi; Centre Pompidou, Parigi, Aperture Gallery, New York; il Sørlandets Kunstmuseum, Kristiansand, Norvegia; Le Château d'Eau, Toulouse; Far, Fabbrica Arte Rimini; Fondazione Fotografia, Modena; Museum Villa Rot; Helsinki Contemporary, Helsinki. Nel 2011 la Aperture Foundation di New York pubblica Fieldwork, monografia dedicata al lavoro di Sanna Kannisto, con un saggio di Steve Baker. Nel 2017 Metronom Books pubblica il volume in edizione limitata White Space, con un testo critico di Chiara Bardelli Nonino. Nel 2015 l’artista vince il Premio di Stato finlandese per la fotografia.
Chiara Bardelli Nonino (1985) è laureata in Filosofia con una tesi sulla fotografia post-mortem e vive e lavora a Milano. Dal 2012 è Photo Editor di Vogue Italia; scrive e coordina progetti di fotografia per Vogue.it, di cui è Editor della sezione Photography, e per l’Instagram di Vogue Italia. È curatrice del Photo Vogue Festival, rassegna annuale dedicata alla fotografia di moda e alle più recenti espressioni fotografiche, per cui, con Alessia Glaviano, ha in particolare curato e prodotto le mostre The Female Gaze e FASHION & POLITICS in Vogue Italia. Ha collaborato con Flash Art Italia e The British Journal of Photography e nel suo lavoro di ricerca si concentra principalmente sulla fotografia contemporanea, contribuendo a progetti curatoriali ed editoriali indipendenti.