Sara Garagnani – Mor. Storia per le mie madri
Mor è un affresco familiare che si stende attraverso la storia di quattro generazioni di donne, tra Svezia e Italia.
Comunicato stampa
Mercoledì 19 aprile 2023 alle ore 18.30 Spazio Labo’ inaugura nella Project Room la mostra Mor - Storia per le mie madri di Sara Garagnani.
A seguire, l’autrice terrà un incontro in galleria aperto al pubblico, in dialogo con l’autrice Monica Foggia e il collettivo radiofonico 42 – La risposta.
In contemporanea, all’interno del bookshop di Spazio Labo’ Chiara Capodici, curatrice della libreria Leporello di Roma, specializzata in editoria fotografica e arti visive, propone Leporello on the road con una selezione di libri inerenti i temi della mostra.
Mor è un affresco familiare che si stende attraverso la storia di quattro generazioni di donne, tra Svezia e Italia. Con il dipanarsi delle vicende, l’autrice racconta come i traumi non elaborati si possano trasmettere di generazione in generazione, di madre in figlia, come un testimone che passa di mano in mano. La violenza psicologica e talvolta fisica si propaga, generando depressione, dipendenze, manie di perfezionismo, ossessioni, ricatti, segreti,anche a distanza di generazioni.
In lingua svedese “mor” significa madre, “mormor” (madre di madre) nonna e così via: è la parola stessa a suggerire una ricorsività.
Sara Garagnani racconta questa ereditarietà ripercorrendo la storia della sua famiglia, dalla nonna Inger alla madre Annette fino a se stessa, in un ciclo di emancipazione e ricaduta tratteggiato con lucidità ma anche con sincero affetto.
Con costante inventiva visiva, puntuale e mai fredda, l’autrice ci regala un racconto che è a un tempo analitico e intimo, riflessivo e passionale, dolce e amarissimo.
Una storia che ci permette di guardare le ferite familiari sotto una luce nuova, e con un obiettivo diverso: Mor non è la storia “delle mie madri” ma “per le mie madri”.
La mostra fa parte di Look at us – Rassegna di narrazioni non conformi dedicata alla visibilità e alla decostruzione dei tradizionali ruoli familiari, identitari e di genere attraverso l’ibridazione dei linguaggi visivi.