Sarah Revoltella – Io Combatto
Il progetto Io Combatto prosegue, come una lunga marcia verso il disarmo, verso una dismissione della cultura delle armi, inarrestabile, pur se difficile, a tratti utopica, eppure l’unica percorribile.
Comunicato stampa
Questo è il senso della performance di Sarah Revoltella, che va avanti da anni, come un mantra, un rito che, di performance in performance, di sede in sede, diffonde il suo messaggio, coinvolge persone e pensieri. Si fa azione condivisa. Come nell’ultimo atto alla 57° Biennale di Venezia, dove il 12 maggio 2017, alla Tesa 105 dell’Arsenale, l’azione di Sarah Revoltella è stata l’epicentro di una performance diffusa in streaming in cinque paesi del mondo. Altrettanti performer hanno dato vita contemporaneamente allo stesso gesto, allo stesso rito, proponendo l’identico messaggio, pure declinandolo ciascuno a modo proprio. Perché così deve essere nelle intenzioni dell’artista, che il suo stimolo arrivi, che venga colto e personalizzato da ciascuno e portato avanti in maniera unica perché consapevole, reale.
Questa mostra di Roma è una restituzione di quell’azione collettiva e diffusa tra Venezia, New York, Mosca, Karachi, Istanbul e Parigi: decine di armi in ceramica distrutte, rese macerie, per evocare quello che fanno le armi e la loro cultura di morte, e per visualizzare che però possono anche trasformarsi in semi per una rinascita, per un futuro diverso, che sorga dalle rovine questa volta, però, imparando dall’esperienza, facendo memoria e tesoro della Storia, non lasciando più morte e orrore come continuo, ripetuto sacrificio inutile. Questo è il delitto peggiore, che più non deve ripetersi. In questo progetto artistico ed etico Sarah Revoltella non poteva trovare casa e alleato migliore che nel Terzo Paradiso di Michelangelo Pistoletto. Una totale condivisione di animo, spirito e obiettivi. Per questo, sullo sfondo dei video che restituiscono quelle esperienze in giro per il mondo, l’artista darà vita a una performance che disegnerà il logo del Terzo Paradiso proprio con i cocci di quelle armi spezzate. Una sorta di patto, di promessa, di invito a prendersi la responsabilità e ad agire contro la cultura delle armi, che vuol dire cambiare atteggiamento e mentalità verso il mondo e verso il modo di relazionarsi con l’altro, chiunque esso sia.
In collaborazione con Terzo Paradiso, Fondazione Pistoletto.
Si ringraziano per le azioni della performance diffusa del 12 maggio 2017:
MOSCA : Hermes Zygott – performer | Gribuk Yanina – Pr project manager |Kirill Shakhnovich – technical director of the project | Alexander Tikhonov – representative of the location | location – MMOMA.
ISTANBUL : Burçak Konukman – performer | Giorgio Caione – Pr project manager and technical director of the project | location – galleria Mixer. In collaboration with Billur Tansel – Open diyalog İstanbul
NEW YORK : Sean Donovan – performer | Veronica Santi – Pr Project Manager and technical director of the project | location – All Favor Productions
KARACHI : Sara Pagganwala – performer | Carlotta Scarpa – Pr Project Manager and technical director of the project | Humayun Memon – assistant curator |location – All Favor Productions. In collaboration with Karachi Biennale 2017 (Paolo De Grandis – International Curator | Amin Gulgee – Chief Curator).
PARIGI : Colette Nucci – performer | Elena Mazzarino – Pr project manager and technical director of the project | location – Théâtre 13/Seine. Si ringrazia il Théâtre 13, Parigi
Io Combatto
Io Combatto è un’azione simbolica di Sarah Revoltella che diventa gesto collettivo globale, con una performance diffusa che si anima nei giorni della 57° Biennale d’Arte di Venezia. Un gruppo di performer in giro per il mondo, nello stesso momento daranno vita alla stessa azione, collegati in diretta streaming con Venezia da Pakistan,Russia, USA, Turchia e Francia. Sarah Revoltella al centro, dal vivo, mentre sugli schermi gli altri cinque performer agiranno contemporaneamente.Un gioco di specchi e rifrazioni che si spande come un’eco nel resto del mondo.Basta con l’inganno della guerra. È una vibrazione potente, un’azione ideologica forte che condanna proponendo un’alternativa.
Per questo il progetto, completamente indipendente e no profit, ha trovato nella figura di Michelangelo Pistoletto e del suo Terzo Paradiso un alleato e un partner naturale e affine sin dall’inizio. Proprio la visione di Pistoletto di porre l’arte al centro di una rivoluzione sociale condivisa è il punto connettivo e d’incontro tra Revoltella e il Terzo Paradiso. Un sogno condiviso che vede nell’azione artistica concreta lo strumento di narrazione e aggregazione rispetto alle persone.Io Combatto mette in scena la vendita delle armi, rivelandone il potenziale aggressivo e distruttivo in modo tecnico e lineare. Sarah Revoltella, e gli altri performer con lei, arriva, apre delle casse, ne tira fuori una dopo l’altra una serie di armi, e per ciascuna fa una presentazione delle caratteristiche e del loro potenziale offensivo sull’ambiente e sulle persone. Nessuna critica, accusa, o dimostrazione potrebbe essere più efficace di questo percorso emozionale e immaginario che coinvolge direttamente gli individui singoli nel pubblico, rendendoli senza parole, atterriti. Sarah Revoltella finisce. Dietro di lei una fila di armi disposte a
terra, ciascuna con la canna puntata verso il pubblico.L’artista allora torna indietro e ricomincia il giro, partendo dalla prima delle armi che aveva estratto dalle casse. La prende, la alza in aria e inaspettatamente la scaraventa contro il suolo, dove quella esplode in mille frammenti. Sono opere di ceramica, sculture iperrealiste, fragili, inoffensive e belle.L’estetica delle armi, della guerra in generale è potentissima, infatti, nel suo potere di fascinazione. Fa una certa impressione vedere qualcosa di “bello”, infatti, che si spezza, così come dovrebbe lasciare sgomenti la bellezza di un corpo lacerato dalle scaglie di una mina che lo disintegra.
Alla fine rimane a terra un cumulo di detriti, macerie come quelle provocate dalla guerra, dalle guerre, tutte uguali e tutte inutili, eppure con protagoniste sempre le armi, il potere e il denaro. Nel silenzio totale che avvolge la scena l’artista si china e inizia a raccogliere i frammenti in un sacco, li porta fuori all’aperto, dove li pianta in un prato, nella terra, tracce simboliche di morte e distruzione che, grazie all’arte, potrebbero rinascere a nuova vita come semi di altro. Imparare dagli errori, usarli come memoria produttiva, in cui morte e violenza, almeno, non siano accaduti invano.Vite sacrificate perché altre imparino. Il gesto della piantumazione di segni di morte in una serra della speranza e della vita attiva la sua fase catartica.
Sarah Revoltella combatte idealmente una guerra poetica e politica, in cui affonda le mani nelle viscere della guerra e ne estrae la possibilità di cambiare la cultura della guerra con quella del disarmo, ma anche del dialogo e del confronto, cioè di una società che tramite l’arte possa cambiare ed evolvere, opporre la cultura della vita a quella della morte.