Scatti in forma di scrittura
Sei incredibili talenti, testimoni della vivacità e dell’eterogeneità delle più attuali ricerche nell’ambito del linguaggio fotografico, e un museo, il MAM, ricco di arte e di storia e aperto al sentire della contemporaneità: da tale felice binomio prende corpo Scatti in forma di scrittura, un progetto espositivo volto a realizzare la prima edizione di una rassegna dedicata a fotografi emergenti.
Comunicato stampa
Sei incredibili talenti, testimoni della vivacità e dell’eterogeneità delle più attuali ricerche nell’ambito del linguaggio fotografico, e un museo, il MAM, ricco di arte e di storia e aperto al sentire della contemporaneità: da tale felice binomio prende corpo Scatti in forma di scrittura, un progetto espositivo volto a realizzare la prima edizione di una rassegna dedicata a fotografi emergenti. Ed è una rassegna che se da un lato tende a valorizzare le nuove prospettive di ingegni eternamente giovani, dall’altro vuole rappresentare una sfida alla limitatezza di risorse di questi tempi, a dimostrazione di una possibile rigenerazione dei molteplici aspetti del discorso artistico.
La complessità dei linguaggi attuali è facile testimonianza di ricerche in cui, con evidenza, la fotografia si allontana sempre più dall’idea di essere testimonianza di attimi congelati, perseguendo invece il fluire libero e creativo di irrealistiche sequenze di immagini.
Ecco quindi che l’interiorità, il tempo, il sogno, la dimensione straniante diventano elementi estetici in grado di vivere e far rivivere - tra l’8 luglio e il 10 settembre 2017 - eloquenti sperimentazioni estetiche. Le fotografie di Andrea Baioni, Giovanni Bevilacqua, Emanuela Cerutti, Cristiano Giglioli, Alessandra Nuzzi e Chiara Turchi Rose ci portano dunque sull’impervio crinale in cui si incontrano contaminazioni molteplici, fascinose interpretazioni estetiche e tensioni liriche. Scatti ispirati e immaginifici aprono, a volte con imprudente naturalezza, alle attese della contemporaneità, del presente, rivelando come le fotografie, da questo presente, possano distillare il futuro. Ed ecco anche per quali ragioni, dunque, il Mam intende promuovere e sostenere il lavoro nuovo e rinnovato di questi artisti, che, in ogni caso, preservano e rilanciano la cultura dell’immagine.
Oltre la pedissequa registrazione di quanto accade nell’osservazione quotidiana della realtà, le diverse fotografie mostrano dubbi, meraviglia, allegorie, fantasmi, pensieri e strani accadimenti: si palesa un complesso originale e inedito processo di conoscenza del mondo, una sua lettura ancora inesplorata. Una fotografia, dunque, in forma di scrittura. Perché con il fotografare ci si racconta e si racconta. Perché qualsiasi storia prende inizio sempre da colui che per primo dà l’avvio alla storia. Perché, in fondo, non bisogna dimenticare che il termine fotografia deriva da due parole greche, luce (φῶς | phôs) e scrittura (γραφή | graphis). “Scrivere con e tramite la luce”: dunque la scrittura, intesa come narrazione, che fa affiorare, mette in luce una realtà e ne adombra un’altra. È tale finalità, appunto, che accomuna tutti e sei gli artisti, anche se la sfida più ardua, in questa collettiva, consisteva nel mettere in dialogo autori e rispettivi lavori, nel rintracciare un buon fil rouge che restituisse a Scatti in forma di scrittura un valido e degno motivo per una rassegna in cui l’illusione mimetica vacilla.
Villa Ippoliti (sede del Museo e spazio architettonico di grande rilevanza storico-artistica) si offre dunque ancora una volta come prestigioso scenario per promuovere e valorizzare le ricerche di sei straordinari talenti, mentre la mostra ambisce a proporsi quale appuntamento periodico per la crescita culturale dell’intero territorio virgiliano: tradizione ed innovazione, temi storicamente acquisiti e attuali, convivono così senza entrare in contraddizione, anzi potenziandosi a vicenda. Arte, fotografia e narrazione potranno felicemente ricomporre quelle emozioni visivamente intense che risulteranno, sicuramente, ancora più stimolanti se suggerite e guidate nei labirinti del villaggio globale della contemporaneità.