Scrivere icone
Scrivere icone è un’esposizione di 25 icone realizzate in ossequio alle modalità di quel genere raffigurativo: tempera all’uovo su tavola gessata e terre naturali; necessariamente il soggetto è sacro, comprendendo le figure solitarie e grandiose di Cristo, Maria col Bambino, Angeli e Santi e scene più articolate e narrative con più figure (Trinità, Pentecoste, Discesa agl’Inferi).
Comunicato stampa
La casa di Raffaello ha un suo cuore pulsante da sempre nella Bottega lungo la strada; lì Giovanni Santi fu a capo di un fecondo atélier nel quale mosse i suoi primi passi il talentuoso figlio Raffaello, assistito, dopo la morte del padre dalle migliori mani lì attive. Per questo motivo il Novecento ha impiantato in quella Bottega un’attività di esposizioni temporanee, ove hanno trovato spazio le avanguardie, le sperimentazioni, i tributi ai grandi del presente e del passato; mai sinora una diversa operazione paragonabile a quel che accadrà il 7 dicembre.
Scrivere icone è un’esposizione di 25 icone realizzate in ossequio alle modalità di quel genere raffigurativo: tempera all’uovo su tavola gessata e terre naturali; necessariamente il soggetto è sacro, comprendendo le figure solitarie e grandiose di Cristo, Maria col Bambino, Angeli e Santi e scene più articolate e narrative con più figure (Trinità, Pentecoste, Discesa agl’Inferi).
Sin qui non ci sarebbe nemmeno molto di nuovo e di strano; in realtà Scrivere icone è un messaggio molto forte per il luogo da cui proviene e per il luogo a cui è destinata. Sono le mani di una claustrale, Suor Bianca delle Clarisse del Monastero di Santa Chiara di Urbino, a realizzare icone che escono dalla clausura e dall’intimità delle case dove sono conservate per entrare nella Bottega di Giovanni Santi, nella Casa di quel grande pittore inseparabile dal nome della sua città ovunque fosse chiamato ad operare: Raffaello di Urbino. Un luogo semplice da cui il bambino Raffaello è partito per finire nell’eternità senza tempo.
Una scrittura apparentemente semplice quella delle icone, entrata nelle mani di Suor Bianca, che, conformemente alla Regola, si discosta e si fa da parte per lasciar spazio al messaggio che norme fisse e schemi tradizionali combinano nell’icona. Il messaggio permanente di un’icona, veicolo della parola di Dio, in maniera dirompente esce dal silenzio della clausura e va in vetrina, la più prestigiosa ed evocativa delle vetrine ed oppone in maniera ferma, il suo resistere al tempo e ai personalismi, che sono la cifra più inquietantemente diffusa dei nostri giorni dove molto ha la durata di una storia di Instagram, destinata a rimanere solo 24 ore. I contenuti che arrivano sino a noi per le mani di Suor Bianca, se ci limitassimo al solo senso della vista, rivestono panni fuori del tempo, i panni di una tradizione immutata che riesce a trasmettere il divino efficacemente proprio attraverso la sua stabilità.