Se fosse un angelo di Leonardo
L’Arcangelo Gabriele di San Gennaro in Lucchesia e il suo restauro.
Comunicato stampa
Dal 18 settembre al 19 dicembre 2021, nella chiesa di San Franceschetto a Lucca, sarà esposto l’Angelo Annunciante proveniente dalla Pieve di San Gennaro in Lucchesia, uno dei manufatti artistici più raffinati ed enigmatici del territorio lucchese, nella mostra Se fosse un angelo di Leonardo... L’arcangelo Gabriele di San Gennaro in Lucchesia e il suo restauro, a cura di Ilaria Boncompagni, Oreste Ruggiero e Laura Speranza. La statua in terracotta dipinta, da alcuni attribuita ad un giovane Leonardo da Vinci, si fermerà a Lucca per la seconda tappa del suo percorso, che la riporterà poi nella Pieve di San Gennaro sulle colline lucchesi, sua secolare collocazione, anch’essa appositamente restaurata per l’occasione grazie ad un intervento della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca.
L’opera, raffigurante l’Arcangelo Gabriele nel momento dell’Annunciazione, che si trovava in pessime condizioni conservative, è stata recentemente sottoposta ad un accurato e impegnativo restauro. Promosso e finanziato dal Centro LEO LEV, che ha esposto precedentemente l’opera, e reso possibile dalla disponibilità dell’Arcidiocesi di Lucca e realizzato dall’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, il restauro ha restituito alla statua la sua originaria policromia, quasi interamente perduta, e la ha consolidata nella struttura. Quest’ultima era stata infatti gravemente compromessa nel 1773, anno in cui, durante le celebrazioni di San Cirillo, le cui esequie sono ancora conservate nella Pieve di San Gennaro, fu colpita da una scala e frantumata in oltre venti pezzi. Molti i successivi rimaneggiamenti che hanno posto gli esperti di fronte a dilemmi e scelte difficili, ma il restauro ha restituito un capolavoro ritrovato, pronto a riappropriarsi, dopo l’esposizione, della sua secolare collocazione nella Pieve di San Gennaro.
Realizzata a cavallo tra il XV e il XVI secolo, la statua incarna una perfetta sintesi tra raffinatezza ed enigmaticità. La posizione del corpo, con le gambe piegate e le vesti ancora in leggero movimento, indica che l’Arcangelo Gabriele si è appena posato a terra, ed è quindi raffigurato nel momento immediatamente precedente l’Annunciazione. Lo sguardo enigmatico, proteso verso il basso, con la linea degli occhi spezzata, denota persino una lieve e affascinante imperfezione. Ma è il volto a suscitare particolare interesse, con quei capelli che tanto rimandano alla passione per la linea, tipicamente fiorentina, del Verrocchio, e con quei lineamenti puliti, eterei ma comunque umanissimi, che sembrano mostrare una profonda ed empatica comprensione verso la Madonna, forse perduta o mai realizzata, cui sta trasmettendo un’eccezionale quanto sconvolgente messaggio.
Ma l’enigmaticità dell’Angelo deriva soprattutto dalla lunga e appassionante diatriba sulla sua paternità che ha contribuito ad alimentare curiosità e interesse nel corso degli anni. E se fosse davvero un angelo di Leonardo? La questione dell’attribuzione ebbe inizio nel 1957, quando lo storico e critico d’arte Carlo Ludovico Ragghianti la indicò, piuttosto prudentemente, come opera ascritta alla bottega di Andrea del Verrocchio. Fu lo studioso Carlo Pedretti, alla fine degli anni ’90, a fare il nome di un giovane Leonardo da Vinci, alimentando ulteriormente la fama e il mistero attorno all’Angelo Annunciante della Lucchesia. Più recentemente, Maria Teresa Filieri, così come Giancarlo Gentilini, l’assegnano, invece, allo scultore fiorentino Benedetto Buglioni, vicino ai della Robbia.
“Ad oggi - sottolinea la curatrice Ilaria Boncompagni - non abbiamo fonti certe che ci indichino chi ne fu l’artefice, ma indubbia è la qualità e la maestria di colui che la produsse. Grazie alla mia professione ho avuto occasione e opportunità di poterla fruire ed osservare con estrema accuratezza in ogni minimo dettaglio e carpirne per quanto in mio possesso gli aspetti estetici e costruttivi che denunciano la conoscenza delle tecniche.”
Dopo l’esposizione, l’Angelo Annunciante tornerà in quella che, da secoli, è la sua casa: la Pieve di San Gennaro sulle colline di Capannori. Costruita probabilmente nel VI secolo, anche se le sue prime testimonianze documentali risalgono al X secolo, la Pieve è una delle più antiche della zona e della Toscana, esempio di stratificazione architettonica e di convivenze decorative in cui ritrovare temi e motivi tipici di varie fasi dell’architettura romanica lucchese. Grazie alla Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, la Pieve stessa è stata appena sottoposta ad un articolato intervento di restauro che riguarderà soprattutto il paramento esterno della struttura, ma che si completerà poi con il consolidamento dei laterizi e delle superfici lapidee e con il trattamento per l'arresto dell'ossidazione e per la protezione di croci, perni e altri elementi metallici. La Pieve di San Gennaro, di nuovo fruibile nella sua bellezza antica ed eterna, si ricongiungerà quindi con il suo Angelo Annunciante, forse la più grande statua realizzata dal genio vinciano.
La mostra è accompagnata da un catalogo edito da Polistampa con testi di Angela Acordon, Franco Filippelli, mons. Michelangelo Giannotti, don Cyprien Mwiseneza, Oreste Ruggiero, don Daniele Martinelli, Ilaria Boncompagni, Laura Speranza, Shirin Afra, Chiara Fornari, Chiara Gabbriellini, Mattia Mercante, Filippo Tattini, Monica Galeotti, Andrea Cagnini, Francesco Cantini, Calogero Saverio Vinciguerra. Introduzione di Mikhail Piotrovsky.