Segni: Tra Forma e Linguaggio

Una mostra che esplora il ruolo essenziale del segno nella ricerca artistica contemporanea.
Comunicato stampa
Melzi Fine Art è lieta di presentare “Segni: Tra Forma e Linguaggio”, una mostra che esplora il ruolo essenziale del segno nella ricerca artistica contemporanea. Dal 27 marzo al 23 maggio 2025, la galleria esporrà una selezione di opere di quattro illustri maestri italiani: Carla Accardi, Alighiero Boetti, Giuseppe Capogrossi e Jannis Kounellis.
La Mostra
Il segno è l’unità fondamentale della comunicazione visiva, un linguaggio universale che trascende il tempo e la cultura. “Segni: Tra Forma e Linguaggio” indaga la natura del segno come portatore di significato, esaminandone la capacità di colmare il divario tra il materiale e il concettuale. La mostra esplora la tensione tra forma e interpretazione, analizzando come il segno si trasformi da semplice traccia a complesso sistema di comunicazione.
Attraverso un’ampia gamma di espressioni artistiche, l’esposizione mette in luce la metamorfosi del segno: dal gesto spontaneo al codice strutturato, dal simbolo astratto all’impronta tangibile. Si evidenzia la fluidità del segno—il suo costante mutare, adattarsi e acquisire nuovi significati a seconda del contesto. I visitatori sono invitati a interagire con la potenza del segno come strumento espressivo, capace di superare barriere linguistiche e confini storici.
Gli Artisti
Carla Accardi, figura chiave dell’astrazione italiana del dopoguerra, ha rivoluzionato l’uso del segno attraverso la sperimentazione con colore, trasparenza e materia. Utilizzando il sicofoil, un materiale plastico traslucido, ha creato composizioni dinamiche in cui i segni emergono e si dissolvono in un gioco di luce e ombra. Il suo lavoro riflette un dialogo in continua evoluzione tra gesto e spazio, oltrepassando i confini tradizionali della pittura.
Alighiero Boetti ha sviluppato una pratica artistica fondata sulla dualità e la classificazione. Le sue iconiche mappe ricamate e opere a griglia trasformano il segno in un sofisticato sistema linguistico e numerico. Attraverso collaborazioni—tra cui quella con artigiani afghani—ha ampliato il concetto di autorialità, sottolineando la natura fluida e partecipativa del segno come portatore di significato e memoria collettiva.
Giuseppe Capogrossi ha elaborato un innovativo vocabolario visivo composto da forme astratte ricorrenti, simili a glifi primordiali. Il suo sistema di segni, enigmatico e resistente a un’interpretazione univoca, evoca un profondo senso di struttura e ritmo. La sua ricerca oscilla tra spontaneità e rigorosa composizione, colmando il divario tra intuizione e ordine.
Figura centrale dell’Arte Povera, Jannis Kounellis ha esteso il concetto di segno oltre la dimensione bidimensionale, incorporando materiali grezzi come ferro, carbone e fuoco. Le sue installazioni e opere scultoree trasformano il segno in una presenza fisica, evocando la tensione tra storia, industria ed esperienza umana. Per Kounellis, il segno non è solo una traccia, ma un’impronta della realtà vissuta, carica di memoria e materialità.