… sembra ieri…
Undici personaggi, tutti noti in ambito regionale ma anche oltre, che si incrociano in una mostra dove, almeno per una volta, non è richiesta coerenza stilistica o altri formalismi da accademia.
Comunicato stampa
... sembra ieri...
Divertita provocazione di Italo Medda e Assunta Pittaluga
Testo di Maria Spissu Nilson
Performance di Luca Catalano, Francesca Naitza, Barbara Sanna, Stefania Sanna
Reperti fotografici di
David Nilson (fotografia), Gigliola Lai (arti visive), Mauro Manunza (giornalismo), Paola Puccini (arti visive), Anna Boschi (arti visive),
Roberto Magnabosco (danza), Luisanna Atzei (arti visive), Rosalba Piras (teatro), Assunta Pittaluga (danza), Italo Medda (arti visive).
Nuovi innesti intriganti e divertenti in questa mostra che ha suscitato nella passata edizione ( Come eravamo) molto interesse e curiosità attirando un ottimo numero di visitatori.
Undici personaggi, tutti noti in ambito regionale ma anche oltre, che si incrociano in una mostra dove, almeno per una volta, non è richiesta coerenza stilistica o altri formalismi da accademia. Né può essere diversamente visto che le immagini esposte sono cariche di emozioni e ricordi ma affidate a scatti fotografici estemporanei di fresco candore. Il filo conduttore è quello della fedeltà ad un tema, il ricordo appunto, e l’emozione del rivedersi decenni dopo “come eravamo”.
Sentimenti e storie di undici personaggi che colgono, con sobria ironia, l’occasione per proporci immagini inedite e curiose della loro vita e che diventa anche opportunità per ricercare il tempo perduto. Mostra quindi non legata alla “bella fotografia” ma all’opportunità di un riassunto breve, di una “tranche de vie”.
Una selezione da diversi mondi culturali che va da Italo Medda (arti visive) ad Assunta Pittaluga (danzatrice e coreografa), a Roberto Magnabosco (danza), da David Nilson (traduttore e fotografo) a Rosalba Piras (attrice) passando per i nuovi apporti: Mauro Manunza (giornalista), Paola Puccini, Luisanna Atzei, Anna Boschi e Gigliola Lai (artiste visive)
Spaccato interessante ed ironico, lontano quasi sempre dalle auto celebrazioni, che copre un arco di tempo che va dagli anni ’30 ai nostri giorni. Foto che si possono definire storiche e che ci rimandano ad atmosfere e sapori perduti. L’età d’oro di molti si intravede negli occhi e nelle ambientazioni, quasi si sente il profumo delle madeleine di proustiana memoria. In filigrana storie e culture diverse che sono anche ritratti di civiltà a confronto.
Ognuno del proprio vissuto ha scelto e presenta le immagini più rappresentative, rimandi a stagioni passate e forse rimpiante, revival di momenti scelti con cura tra mille altri e che rivivono attraverso il bianco e nero.
Assunta bambina del ’57 che tra i rami alti di un albero gioca forse col Barone Rampante di Calvino e più tardi adolescente pensosa e bellissima. Il fratino Italo in una foto del ‘45 che va in gita di riconoscenza dal fraticello di Laconi e giovane impegnato del 68, viso serio, capelli lunghi. Il biondo bimbo d’oltreoceano David che passeggia ignaro del mondo in una carrozzina di vimini e poi, ancora vicino all’adolescenza che socializza in Corea coi collaboratori orientali. Roberto Magnabosco che a due anni prova inconsciamente un pliè quasi presago dei palcoscenici e lustrini che lo avrebbero visto al fianco di tante celebrità. Rosalba Piras prima timidissima bimba davanti al nero della lavagna e poi attrice sicura coi colleghi di Akroama. Mauro Manunza giovanissimo giornalista che intervista un Jaques Cousteau giovane e perplesso e le artiste Luisanna Atzei, Gigliola Lai, Paola Puccini e Anna Boschi, giovani adolescenti o bambine stupite del mondo.
Il valore emozionale delle foto è un altro filo conduttore che avvincerà chi guarda coinvolgendolo nel gioco dell’amarcord felliniano. Mostra tutta basata sulla soggettività, sul mostrare e nascondere, su frammenti veritieri ma che possono essere menzogneri, dalla memoria vogliamo anche farci ingannare.
Sembra facile ricostruire una vita, documentarne momenti e inconsciamente anche i vuoti. Restano aperte curiosità e incertezze, spazi e scarti di percorso, ma sicuramente per i partecipanti è stato un intrigante lavoro della memoria.
Maria Spissu Nilson