Senso Plurimo #4 – Francesco Cuna
Terzo appuntamento con SENSO PLURIMO 4, la rassegna di arti visive, curata da Marinilde Giannandrea, giornalista e critica. La rassegna è un cantiere attivo di arti visive ed espressività contemporanea che si rinnova di volta in volta, nello spazio espositivo progettato da Rune Ricciardelli.
Comunicato stampa
Nel foyer dei Cantieri Teatrali Koreja di Lecce, vernissage venerdì 8 febbraio (in mostra fino al 28 febbraio) ore 18.30 per Uses to the sick. Uses to the healty (ingresso libero) il terzo appuntamento con SENSO PLURIMO 4, la rassegna di arti visive, curata da Marinilde Giannandrea, giornalista e critica. La rassegna è un cantiere attivo di arti visive ed espressività contemporanea che si rinnova di volta in volta, nello spazio espositivo progettato da Rune Ricciardelli.
Il lavoro site specific realizzato da Francesco Cuna pittore sensibile che con i suoi tratti costruisce atmosfere intrise di una rarefatta malinconia è un lavoro che parte dalla pittura e attraversa questioni di carattere esistenziale e concettuale che si collegano a un’evocazione soggettiva legata alla memoria di opere e fatti lontani nel tempo, ambientati in luoghi pieni di silenzi e calibrati in ampi campi grigi. Una monocromia melanconica, atemporale, spaesata, occupata misteriosamente da timide presenze umane costrette frequentemente in spazi asfittici, ribaltate nelle posizioni e nascoste da coni che sono segni di chiusura e di mascheramento, oppure alludono ai meccanismi dell’inganno e della menzogna.
Uses to the sick. Uses to the healthy ha che fare con il gioco ironico del paradosso e della citazione. L’imballaggio del Veede, il vibratore prodotto in Germania tra il 1900 e il 1930, enfatizza ipocritamente le sue molteplici proprietà terapeutiche per nevralgie, raffreddore e indigestione. I sei ritratti a olio nei quali lo strano oggetto appare nelle sue eclettiche e spassose potenzialità, ricalcano con tono volutamente ingenuo le illustrazioni in bianco e nero della scatola e si manifestano come una sorta di ready made della memoria, depistando il disincantato voyerismo contemporaneo verso una pudica e misteriosa potenzialità visionaria. Di fatto in questo repertorio vintage, sincopato dai volti con gli occhi in tralice e le teste lievemente reclinate, Cuna trova dentro l’uniformità dei fondi grigi e nelle atmosfere sognanti terreno fertile per il consueto, ambiguo spaesamento. Il vibratore, decontestualizzato nell’uso e nel tempo, diventa nelle mani dei compiacenti modelli uno strumento altro da sé e nasconde la dimensione sessuale e la variegata pratica medica dentro una classificazione di tipologie psicoanalitiche.
[…] la buona pittura, costretta nei limiti dell’immaginetta popolare, riesce quasi suo malgrado, a essere eccentrica rispetto alla semplice narrazione, sostiene Marinilde Giannandrea, approfondisce sensibilmente il confronto con l’universo emotivo e propone nella moderazione dei toni il mondo sospeso, rarefatto e “vibratile”, riempito solo da parole non dette […]