Serena Porrati – Supporto
Da un atto performativo, lo sfregamento a grafite dei giunti verticali e orizzontali tra ogni singolo blocco lavorato a bugnato presente nella facciata del palazzo della Banca d’Italia, Serena Porrati ricava una serie di frottages, impronte che tradiscono la superficie muta e imperscrutabile della pietra che orna l’edificio. Il profilo di conci e giunti, elementi architettonici secondari, estrapolati dal contesto originale e unificati in una nuova forma che ricalca l’idea del supporto, svela una diversa solidità, inventata e immateriale, che poco o niente ha a che fare con il suo modello. È questo il “supporto” che riveste le pareti dello spazio espositivo.
Comunicato stampa
Il potere, sia esso politico o economico, si è da sempre confrontato con la sua rappresentazione e con la necessità di comunicare sé stesso in forme esteriori. Per questo motivo, da sempre, monarchie, oligarchie e potentati esaltano il proprio ruolo attraverso edifici e costruzioni destinati a stupire e impressionare.
Anche le banche – sedi del potere finanziario – condensano nella propria architettura la rappresentazione dei valori di sicurezza, solidità e stabilità che intendono trasmettere. Infatti “l'architettura delle banche consente di leggere i rapporti che legano immaginari architettonici, programmi simbolici e strategie professionali. Efficienti e solidi questi edifici derivano dai palazzi nobiliari romani e fiorentini di età moderna un carattere all'italiana assai versatile, che per i banchieri è l'invenzione di un passato illustre e per i risparmiatori la conferma di un'amministrazione prudente.” (Gabetti).
Il palazzo della Banca d'Italia a Genova, realizzato tra il 1911 e il 1916 su progetto dell’ingegnere Luigi De Gaetani, presenta nella facciata austera in stile classico, un largo utilizzo della pietra. Un impiego architettonico del materiale che – scolpito in forme monumentali – rimanda a un'idea di solidità e forza ma allo stesso momento si può riferire indirettamente a una presenza primordiale, evocativa di epoche geologiche e dimensioni a-temporali preesistenti agli ordini astratti dell'uomo.
Da un atto performativo, lo sfregamento a grafite dei giunti verticali e orizzontali tra ogni singolo blocco lavorato a bugnato presente nella facciata del palazzo della Banca d'Italia, Serena Porrati ricava una serie di frottages, impronte che tradiscono la superficie muta e imperscrutabile della pietra che orna l'edificio. Il profilo di conci e giunti, elementi architettonici secondari, estrapolati dal contesto originale e unificati in una nuova forma che ricalca l’idea del supporto, svela una diversa solidità, inventata e immateriale, che poco o niente ha a che fare con il suo modello. È questo il “supporto” che riveste le pareti dello spazio espositivo. La nuova struttura creata nello spazio di CHAN, una proiezione del materiale che circonda – proteggendola – la banca, ne altera il messaggio. Non solidità, ma inconsistenza, fragilità. La sicurezza lascia il posto all'incertezza, alla messa in crisi del valore del denaro, alla riflessione sul ruolo che riveste nella società attuale e sulla crisi della relazione tra uomini e denaro stesso.
Si tratta di un tema – quello dei diversi capitalismi – affrontato dagli artisti contemporanei con sempre maggior frequenza quanto più la crisi economica mondiale rende urgente il problema. Una riflessione che coinvolge il mondo dell'arte anche a livello più indiretto se si pensa che "i luoghi di maggior sviluppo dell'arte contemporanea, nell'ultimo decennio, sono gli stessi che hanno visto il più vertiginoso incremento di disparità economica e disuguaglianza sociale" (M. Scotini).
L'intervento di Serena Porrati a Genova assume un'ulteriore valenza in quanto la città fu sede della prima banca moderna (il Banco di San Giorgio, fondato nel 1407) e per alcuni secoli luogo di un potere economico incontrastato in Europa. Un predominio – destinato a un ineluttabile declino – che si concretizzava nel Seicento in esperienze edilizie all'avanguardia, palazzi di banchieri e uomini d'affari che attraverso le loro dimore intendevano dimostrare al mondo la solidità del proprio impero finanziario.
Oggi i più recenti simboli del potere economico nazionale – gli edifici della Banca d'Italia – sono a loro volta destinati a vacillare: è la messa in questione della fiducia nel nostro sistema sociale (“La nostra fiducia nel sistema sociale si è spezzata. Qualcuno ha mai dubitato che una banca potesse vacillare?” M.Cattelan) e di uno dei suoi fondamenti: quella presenza astratta (il denaro) che cosi profondamente condiziona e scandisce la nostra storia su questa terra.
Penso che, soprattutto in Europa, le pietre abbiano acquistato molto più peso, in senso metaforico. Sono divenute il fondamento dell’architettura, delle cattedrali e dei palazzi, con l’idea che siano immutabili. Naturalmente, non sono immutabili. La nostra stupida vita è così corta che non ci accorgiamo che anche le pietre muoiono. Cosi in Europa, e di conseguenza nelle città in generale, c’è un enorme e pesante falsità costruita sulle pietre.
Jimmie Durham,“Pietre scartate dal costruttore”
Serena Porrati (Milano, 1981)
Attualmente frequenta il Master Arte e Scienza presso la Central St. Martins (Londra). Diplomata in Arte e Nuove Tecnologie all’Accademia di Belle Arti di Brera (2007), ha studiato presso la Staatliche Akademie der Bildenden Künste di Stoccarda e la UCSD - University of California (San Diego).
Ha partecipato a personali, collettive, screening e residenze tra cui: 2012: Disorder Event , World Event Young Artists (WEYA) Nottingham | Corso Aperto, Fondazione Antonio Ratti, Como | Artists’ Shorts. An Unfinished World, Modern Art, Oxford | s It Really Now?, Galleria Artra Milano || 2011: Aperto Art on the Border, Valle Camonica | XV Biennale del Mediterraneo (Bjcem), Salonicco | Faccio fatica a volte a vivere da anarchico, Galleria Senzatitolo, Roma || 2010: Casabianca, Zola Pedrosa (BO) || 2008: La seconda luna, Laives (BZ), Fair_Play film and video award, Video Report Italia, Galleria d’Arte Contemporanea, Monfalcone | Filmmaker Doc 12, Spazio Oberdan, Milano (2007).
contatti:
CHAN
Via S.Agnese 19r | 16124 Genova
www.chanarte.com | [email protected]
+ 39 338.1997496 | + 39 338.5703963
Info:
ottobre da mercoledì a sabato dalle 16 alle 19.30
novembre da mercoledì a venerdì dalle 16 alle 19.30
altri orari su appuntamento
ENGLISH
Serena Porrati
SUPPORTO
performance and installation
5 October to 24 November 2012
opening October 5, 6:30 p.m.
Power, be it political or economic, has always been faced with his representation and the need to communicate itself in noticeable forms. For this reason, monarchies, oligarchies and potentates always enhance its role through buildings and constructions designed to dazzle and impress.
Even banks – seats of financial power – condense in its architecture the representation of the values of safety, reliability and stability they want to play.
In fact, "the architecture of banks allows you to read the relations linking architectural imaginary, symbolic programs and professional strategies. Efficient and robust these buildings carry from Modern Age Roman and Florentine palaces a very versatile Italian character which is for bankers the invention of an illustrious past and for the investors the confirmation of prudent administration. "(Gabetti ).
The Bank of Italy building in Genoa, built between 1911 and 1916 on a project by engineer Luigi De Gaetani, presents an extensive use of stone in its classical style austere façade. The architectural use of the rocks – carved in monumental forms – refers to the idea of solidity and strength but relates indirectly also to a primordial presence; evocative of geological ages and a-temporal dimensions pre-existing the abstract orders of Man.
From a performative public action consisting in graphite-rubbing on both the horizontal and vertical joints between each block of “bugnato” of the Bank of Italy, Serena Porrati obtained a series of frottages. The resulting footprints betray the silent and inscrutable surface of the stone that adorns the building. The joints, minor architectural elements, extracted from the original context and unified into a new form that highlights the idea of support and sustain, reveals a different solidity; an invented and intangible one, that has little or nothing to do with its model.
This "support" covers the walls of the exhibition space. The structure created in the space of CHAN is a projection of the material that surrounds the bank, and alters its message. Not strength, but inconsistency and fragility. Security turns into uncertainty, threaten the value of money and gives way to a reflection about the role that banks play in today's society as well as about the problematical relation between Mankind and money itself.
It is a theme – the one of different capitalisms – faced by contemporary artists with an increasing frequency as the global economic crisis makes the problem urgent. A consideration that involves the art world even in a more indirect way if you think that "in the last decade the main areas of contemporary art development are those that have seen the most dramatic increase in economic and social inequality "(M. Scotini).
The intervention of Serena Porrati in Genoa assumes further significance as the city was the site of the first modern bank (Banco di San Giorgio, founded in 1407) and for some centuries the place of an unchallenged economic power in Europe. A dominance – destined to a inevitable decline – that in the seventeenth century realised itself in the vanguard-building experience: dwellings built by bankers and businessmen to show the strength of their financial empire to the world.
Today, the most recent national symbols of economic power – the buildings of the Bank of Italy – are also intended to falter: we are questioning the trust in our social system ("Our confidence in the social system is broken. Has someone ever doubted that a bank could shake? "M.Cattelan) and in one of its foundations: that abstract presence (money) that so profoundly shapes and scans our history on this earth.
I think that, especially in Europe, the stones have acquired much weight in a metaphorical sense. They have become the foundation of architecture, cathedrals and palaces, with the idea that they are immutable. Of course, they are not immutable. Our stupid life is so short that we do not realize that even the stones die. So in Europe, and consequently in the city in general, there is a huge and heavy falsehood build on stones.
Jimmie Durham, "Stones rejected by the builder"