Sergio Agosti
Artista puro, severo e delicato; il suo percorso artistico spazia dalle carte, ai grandi formati, alla grafica e le incisioni. La mostra presentata dal critico Francesco De Bartolomeis propone i lavori degli anni 90.
Comunicato stampa
Poesia di forme e di spazi lontani e interiori
Ci sono artisti che ti comunicano con immediatezza una sensazione poetica. Ti coinvolgono in una esperienza delicata e leggera, in momenti magici. In silenzio. Come Sergio Agosti. Da quando l’ho conosciuto, agli inizi degli anni Ottanta, lo porto dentro, ed è un doloroso senso di mancanza dal 2003, quando ci ha lasciato. Per un raffronto non di morfologia ma di atmosfera e di discrezione penso a Julius Bissier che con macchie leggere, toni cromatici bassi ti attrae in un mondo di sommesse meraviglie. La mostra alla galleria d'arte contemporanea Caracol a San Salvario, propone opere del periodo 1995-2002 con sviluppi che arrivano fino all’anno che precede la morte dell’artista.
Non vicende esterne della natura nei suoi vari aspetti ma esperienze di rapporti espresse con mezzi materialmente poveri che penetrano essenze, significati nascosti, particolari di intensa vitalità. Nelle opere i misteri della natura: forme, colori, segni, ritmi, fusione di cose viste e sentite in occasioni e in luoghi diversi... Nel 2002, ultimo anno di attività dell’artista, una svolta. Non soltanto è eliminata la velina per un confronto di- retto con il supporto. Il colore si rafforza e nello stesso tempo si diluisce. Un ricominciamento (Rinascita è la denominazione del ciclo), a partire da stati elementari, in tentativi di formazione indicati dai sottotitoli: Il sogno iniziale, Raffica di ricordi, Ideogramma di vita, Messaggio, Pulviscolo di farfalla.
La materia non ha salda aggregazione ma esprime oscilla- zione tra essere e non essere, ambiguità, resistenze. La vitalità permane. Ed è la poesia immediata e sempre riscoperta delle opere di Sergio.
Francesco De Bartolomeis